Il Torino ha le sue pietre miliari, ed Amsterdam è una di quelle.
Ogni sostenitore un po' attempato del Torino ricorda la finale della Coppa Uefa del 1991-92 ad Amsterdam
. Non si possono scordare i tre legni colpiti, né il calcio di rigore negato a Capitan Cravero e la sedia alzata al cielo in segno di ribellione da Mondonico. Sono cicatrici sulla pelle di coloro che l'han vissuto come sostenitore del Toro, alle volte si sentono ancora bruciare, ma sono rimarginate per il magnifico ricordo dell’atmosfera delle partite giocate al Delle Alpi e per la soddisfazione e l'attento esame positivo degli organi di stampa e radiotelevisivi finalmente concedevano al Torino. Una squadra tra le più forti dopo gli Invincibili, che aveva individualità molto preziose organizzate da un allenatore esperto e capace.
Ecco, oggi il Torino dovrebbe prendere ad esempio quella squadra per costruirsi un futuro.

Il cammino del Torino in Coppa Uefa 1991-92, con il valore cella Coppa di allora, fu travolgente fino alla semifinale dove incrociò il Real Madrid.
Allo Stadio madrileno Santiago di Bernabeu,
il Torino segnò per primo con Casagrande; ciò nonostante uscì sconfitto per 2 -1, con la convinzione di poter rimediare al ritorno disputando una bella gara.
Si organizzò l’incontro a Torino: il pubblico presente con una partecipazione e una coreografia stupenda vista raramente in altre occasioni: migliaia di bandiere, a scacchi granata e di altra foggia, striscioni con incitamenti vigorosi in una moltitudine calorosa di tifosi. Il popolo granata si era mobilitato: si doveva sostenere i nostri ragazzi come al Santiago i Madrileni avevano sostenuto i loro, anzi ancora di più.
Si incominciò con l’annuncio della formazione granata scandita dagli olè del pubblico da far rabbrividire per la loro potenza, per continuare con il forte sostegno per tutta la partita incitando il Toro a gran voce. Con due reti e senza subire goal, il Torino superò ed eliminò il Real Madrid in un match gagliardo nel quale i granata sfoderarono tutta la loro rabbia agonistica.
Una volta vinta quella gara i giocatori del Torino divennero famosi in tutta Europa. Già si sapeva, che la Coppa sarebbe stata contesa all’Ajax di Amsterdam, squadra giovane, molto pericolosa.

L’andata fu a Torino. In casa si subì il primo goal con un tiraccio da fuori area che ingannò Marchegiani. In quell'occasione la difesa del Toro dimostrò inesperienza perché lasciò tirare un uomo, anche se dieci metri fuori dall'area, senza contrastarlo. Un classico Eurogoal che gelò lo stadio! Dopo lungo penare i granata pareggiarono nel secondo tempo, per subire un rigore a pochi minuti dal termine. Fortunatamente Casagrande risollevò le sorti pareggiando a 6 minuti dalla fine con un gran goal: 2 – 2. Certamente quella non fu la migliore partita del Toro in quella Coppa.
Al ritorno si poteva ancora vincere. Ricordo che la sera della prima partita con l’Ajax si andò tutti a casa un po' delusi perché il Torino aveva avuto molte opportunità non sfruttate e la partita poteva andare diversamente, ma ci si consolò in quanto c’era ancora il ritorno e tutto sembrava possibile.
La città si preparò al secondo incontro con maxi – schermi e una miriade di gruppi davanti alla TV di casa. Il giorno dell’ultima decisiva partita non si stava più nella pelle ed il tempo non passava mai. Si contavano i minuti che separavano dal match. Le emozioni erano importanti, da quella di rivalsa su tutti, se si fosse vinto la Coppa, al trionfo che si sarebbe celebrato. L'aspettativa era enorme. Si sapeva tutti che sarebbe stata molto dura, ma si era altrettanto convinti che la caparbietà della squadra e le capacità tecniche di Mondonico avrebbero potuto fare il miracolo.
E fu quasi così. Dal primo istante i granata fecero vedere la loro grinta e superiorità sull’Ajax. Dopo pochi minuti Casagrande si innalzò più in alto di tutti per colpire perfettamente di testa, ma l’urlo del goal si strozzò in gola perché il pallone andò a stamparsi sulla base del palo alla destra del portiere battuto.
Calò il gelo. Quel palo non era di buon auspicio. Chi conosceva le vicende granata intuì subito che anche quella volta la fortuna poteva non essere dalla parte del Toro.

Si reagì e si continuò sostenere il Toro con più calore di prima, mentre l'AJax controllava la partita senza troppi affanni, sebbene il Torino avesse qualche notevole lampo.
Purtroppo la musica non cambiava. Il Toro giocava bene e Cravero, il nostro Capitano, in un impeto di cuore granata si spinse in avanti, venne atterrato in area e l’arbitro non concesse il rigore. Rialzatosi Cravero sollevò verso l’alto le braccia protestando platealmente contro l’ingiustizia, a suo avviso,  appena perpetrata (peccato non ci fosse il VAR).

A quel punto la misura era colma, Mondonico prese la sedia su cui era seduto e l’alzò al cielo e la brandeggiò verso gli dei dispettosi che non volevano che il Torino vincesse. Quel gesto divenne emblematico e fu invocato per un lungo periodo dai tifosi ogni volta che l’arbitraggio si dimostrava non consono al parere del pubblico.

Giunti al secondo tempo, l’Ajax si limitava a controllare la partita quando un tiro di Muzzi indirizzato in porta fu deviato incidentalmente da un giocatore dell’ Ajax sul palo sempre di destra a portiere battuto. Nonostante tutto andammo avanti fino a 2 minuti dalla fine quando Sordo con una bellissima girata al volo, colpì in pieno la traversa. Ma non ci arrendemmo fino al fischio finale, solo allora arrivò la disperazione. Ci sentimmo come Ulisse, che in vista di Itaca fu respinto indietro dai quattro venti Bòrea, Noto, Euro e Zefiro, riportando la nave verso nuove avventure.
Era finita, era proprio finita, la sensazione al primo palo non era stata errata, ancora una volta la fortuna non aveva arriso ai granata, anzi.... ma se fosse andata diversamente? Se il Torino avesse segnato anzichè colpire uno di quei pali? Come sarebbe andata? Con quello di Sordo all'ultimo avremmo vinto, ma con gli altri? Con il rigore assegnato a favore? Quale sarebbe stata la reazione dell'Ajax? Chi lo sa?! Chi lo può sapere? Negli anni a seguire, quante volte ce lo siamo chiesto?! Il calcio è bello perchè non esiste la controprova.
Un giorno, in un’intervista sulla finale di Amsterdam, Mondonico disse che arrivare secondi non conta niente, che nessuno ti parla più, non vieni più considerato, ti danno una medaglietta, che lui non ritirò, poi non conti più nulla. Così ci sentimmo dopo.
Pochi assistettero alla premiazione, vidi solo sfilare i giocatori del Toro. Frettolosamente il Torino rientrò in aereo, trovò il suo pubblico all’aeroporto che lo accolse come fossero dei vincitori cantando: "Torneremo... Torneremo... Torneremo ad Amsterdam". Si pensò: "sfortuna o no, la prossima volta vinceremo, perché sapremo prendere a calci il destino e... saremo più accorti in casa!".

Anni dopo si venne a sapere che Mondonico si era ammalato seriamente. Allora ci fu un appello. Molti tifosi si recarono al Filadelfia con una sedia portata da casa suscitando nei pressi dello Stadio Storico la curiosità dei passanti che si chiedevano cosa ci facesse in giro tutta quella gente con una sedia sotto il braccio. Ci si radunò (c'ero anch'io) sul magico prato degli invincibili per sollevare al cielo tutti insieme tutte le sedie questa volta non per noi, ma per Mondonico, che per qualche anno stette bene.
In realtà la gara con l'Ajax non fu un insuccesso: l' Ajax non aveva mai vinto né all'andata né al ritorno (con l'attuale regolamento, la partita sarebbe proseguita con i tempi supplementari).
Dopo solo due anni dalla B avevamo ritrovato un Toro molto forte, l'insuccesso fu per sfortuna. Per essere sinceri, anche per un po' d'inesperienza. Dopo Amsterdam il Toro si piazzò terza in classifica serie A e l’anno dopo vinse la  5^ Coppa Italia, ma era già iniziato il declino finchè il cielo tornò a farsi cupo, il carico di grandine delle nubi  minacciose si scaricò sulla società, cercando di annientare per sempre il Torino, finito in mano ad incompetenti speculatori.
Finalmente oggi, dopo circa 20 anni, sembra si sia  invertita la tendenza.
Ma questa è un’altra storia.