Tempo fa scrissi un articolo celebrando i bomber della Serie A che non erano riusciti, nonostante la mole di realizzazioni messe a referto, a vincere il tricolore.
Quella che viene proposta oggi è una nuova top ten, stavolta dedicata ai bomber di Champions League che non sono riusciti a sollevare la Coppa dalle grandi orecchie per svariate motivazioni.
La lista è colma di attaccanti straordinari, alcuni dei quali associabili alle grandi notti del calcio continentale che solo una competizione eccezionale come l’ex Coppa dei Campioni può dare, ma che per sfortuna, coincidenze o altre ragioni non sono mai riusciti a centrare il colpo grosso.


10° posto: Robin van Persie (27 reti)
Cresciuto nel Feyenoord, il più prolifico attaccante della storia della Nazionale “orange” è stato innegabilmente tra i più grandi attaccanti del nuovo secolo.
Purtroppo per lui, arriva all’Arsenal proprio alla fine del grande ciclo “gunners” e i primi anni a Londra sono segnati anche da qualche grave infortunio che ne condiziona il rendimento.
Dal 2008, nonostante la squadra prosegua nel suo digiuno di titoli, lui cresce sotto il profilo individuale, toccando l’apice nel 2011/12 siglando 30 gol e laureandosi capocannoniere del campionato. In quella estate passa al Manchester United, e al primo anno finalmente arriva l’agognata Premier League inseguita per tutta la carriera, confermandosi re dei marcatori con 26 centri.
Il finale di carriera si dividera' tra l’esperienza turca al Fenerbahce e il ritorno alle origini a Rotterdam.
Ha vinto poco in confronto al suo valore ma chi lo ha potuto ammirare al top della carriera non può che riconoscergli il giusto tributo, dotato di un tiro dalla distanza, soprattutto col mancino, che ha avuto pochi eguali a memoria.
É sempre arrivato ad un passo dalla vittoria anche in Nazionale, con quella finale iridata del 2010 persa ai supplementari contro la Spagna.


9°-8° posto: Hernan Crespo e Mario Jardel (28 reti)
Con 28 reti ciascuno si piazzano due attaccanti che hanno però avuto rapporti completamente diversi con la competizione.
L’argentino lo conosciamo bene: arrivato al Parma dal River Plate, con i ducali diviene un autentico pezzo da novanta, tanto che nell’estate del 2000 il suo trasferimento alla Lazio sarà da record per l’epoca.
Dopo due anni in biancoceleste passerà all’Inter, in cui segnerà ben 9 reti nella edizione della Champions League 2002/03 (il massimo a livello personale), uscendo di scena in quel bruciante doppio derby in semifinale col Milan che ancora grida vendetta.
Proprio vestendo la maglia rossonera, però, conoscerà la delusione più cocente di tutta la sua carriera, perdendo la finale nella celeberrima notte di Istanbul. La sua doppietta verrà vanificata dalla clamorosa rimonta del Liverpool che trionferà ai calci di rigore.
Un attaccante straordinario che avrebbe senz’altro meritato quella coppa nel 2004/05 forse più di chiunque altro.

Discorso diverso per il brasiliano: a livello realizzativo, nulla da dire. Con la maglia del Porto è stato impressionante, segnando una caterva di reti, ma non ha mai avuto la grande chance di poter competere per la vittoria del titolo.
I migliori risultati di club li ottenne nel 1999/00 con la maglia dei lusitani, uscendo con qualche rimpianto ai quarti di finale contro il Bayern Monaco nonostante avesse segnato sia all’andata che al ritorno, e nel 2000/01 con il Galatasaray, perdendo contro il Real Madrid dopo una gara d’andata memorabile per la compagine turca.

 

7° posto: Roy Makaay (29 reti)
Il Deportivo La Coruna, ben noto soprattutto ai tifosi di fede rossonera, è stata una potenza del calcio spagnolo a cavallo degli anni ’90 e Duemila, vincendo l’unica Liga della storia proprio nel 1999/00.
E chi era il bomber di quella squadra? Proprio lui, Roy Makaay, “il fantasma”.
Ebbene sì, perché lui non era uno di quegli attaccanti, come si usa dire ora, “moderni”. Lui giocava spesso in sordina per la maggior parte del tempo, per poi avere dei sussulti che puntualmente si tramutavano in gol.
Con i galiziani conobbe il periodo di maggior splendore, tanto da attrarre le attenzioni del Bayern Monaco, che nel 2003 lo volle tra le sue fila a seguito di una stagione terminata mettendo in bacheca il titolo di Pichichi e la Scarpa d’Oro.
L’attaccante olandese si guadagnerà proprio in Baviera il suddetto nomignolo e, nonostante la costanza sottoporta, non troverà modo di acciuffare la coppa più importante.
Chiuderà la carriera in patria.

 

6° posto: Serhij Rebrov (31 reti)
Forse ai più non sarà un nome che dirà molto, eppure è stato uno dei più performanti calciatori degli anni ’90. È stato uno dei più importanti esponenti del calcio ucraino, secondo solo all’inarrivabile Sheva di quel periodo e con il quale giocò per molti anni in coppia alla Dinamo Kiev.
Vincitore di otto campionati di fila, si mise in mostra in campo internazionale sfiorando la grande impresa nel 1998/99, uscendo solo in semifinale contro il Bayern Monaco (miglior risultato di sempre per la società), e la stagione seguente, nella quale riuscirà a fregiarsi del titolo di capocannoniere della manifestazione.
Proprio questi grandi risultati lo porteranno prima al Tottenham e poi in Turchia, senza riuscire a replicare i numeri precedenti. Tornerà poi a casa per chiudere la carriera.
Per chi scrive, è stato un talento straordinario, uno di quei calciatori con cui si è cresciuti ed il quale provoca sempre una strana sensazione di nostalgia per un calcio diverso da quello che oggi conosciamo.

 

5° posto: Edinson Cavani (35 reti)
Lo ammetto: mi sarebbe piaciuto vederlo con la maglia dell’Inter anche solo per una stagione. In questo decennio credo sia stato il centravanti di cui mi sono innamorato calcisticamente, un campione straordinario per impegno ed abnegazione.
Il suo percorso professionale lo conosciamo tutti: dopo i primi calci in Uruguay, prima Palermo come rampa di lancio e poi Napoli per la definitiva consacrazione.
Il “Matador” si è poi accasato nel 2013 sotto la Tour Eiffel ma ha dovuto fare i conti con la “maledizione” della squadra parigina che non è riuscita a infrangere i quarti: sembra incredibile che un attaccante del suo calibro non sia mai riuscito a sfondare un muro che pare insormontabile. Nonostante ciò, la sua media reti nella competizione è mostruosa: 35 realizzazioni in 62 presenze complessive.
Il tempo comincia a stringere e le occasioni per la coppa cominciano a essere poche: chi non sarebbe felice se un bomber simile riuscisse ad alzare il più importante trofeo continentale? Sarebbe il coronamento di una carriera straordinaria.

 

4°posto: Sergio Aguero (45 reti)
Come per Cavani, la presenza del Kun in questa classifica è dovuta al legame ormai quasi decennale con il Manchester City, di cui è divenuto il più prolifico marcatore della storia e il più rappresentativo, il quale fatica drammaticamente a raccogliere i frutti in campo internazionale dei notevoli investimenti compiuti durante questi anni.
La squadra attualmente guidata da Guardiola ha ormai da troppo tempo il pallino di portare per la prima volta la coppa sulla sponda Citizens di Manchester e per un calciatore come l’attaccante argentino, che è ormai una bandiera a tutti gli effetti, sarebbe senz’altro una gratificazione straordinaria.

 

3° posto: Zlatan Ibrahimovic (49 reti)
Incredibile ma vero. In molti avrebbero pensato di trovare lo svedese in cima alla lista e invece c’è qualcuno che ha segnato ancora più di lui senza conquistare il titolo.

Magra consolazione per “Mister Scudetto”: tra il 2001 e il 2016 ha vinto tredici campionati sui quindici disputati tra Eredivisie, Serie A, Liga e Ligue 1. 
Il suo rapporto terribile con la Champions è arcinoto: nel 2009 lasciò l’Inter accettando la corte del Barcellona, con la speranza di alzare quella coppa assente nel suo palmares personale. Saranno invece proprio i neroazzurri a frapporsi tra lui e il successo, con l’epica doppia sfida in semifinale preludio al trionfo di Madrid.
Finita dopo un anno l’esperienza catalana, approda al Milan e proprio l’anno in cui va via, la squadra blaugrana porterà a casa nuovamente il trofeo.
Neanche con l’ambizioso PSG il trend si inverte e il destino si accanisce su di lui anche quando si accasa al Manchester United di Mourinho, con il quale riuscirà a vincere la Coppa UEFA senza poter giocare la finale per infortunio.
Un campione stratosferico, considerato per anni il terzo al mondo per antonomasia dopo Messi e CR7, i quali hanno oscurato tutti meno che lui. Iconico, istrione, personaggio. Un concentrato di tutto. Un campione che se gioca tra le fila della squadra avversaria lo odi, ma se difende i colori della tua diventa venerabile.
Questo è, semplicemente, Ibracadabra e, sportivamente parlando, mai avrei voluto menzionarlo in questa raccolta.

 

2° posto: Ruud van Nistelrooij (60 reti)
Scrivere di lui non è semplice in quanto faccio fatica ad essere imparziale. Vederlo giocare per me era semplicemente emozionante, mi sentivo sempre “gasato” quando avevo la fortuna di poterlo ammirare in Champions League perché sapevo che in qualche modo mi avrebbe reso felice.
Quando concluse la carriera vidi un servizio televisivo in cui si rimarcava il fatto che non avesse mai vinto la coppa nonostante l’enormità di goal siglati e mi resi conto di… non essermene mai accorto. Era talmente impattante, devastante, che pareva scontato avesse vinto. E invece, risultati alla mano, per una serie di circostanze, le sue spaventose statistiche non sono bastate per divenire campione d’Europa, nonostante abbia vestito per un decennio le blasonate casacche di Manchester United (di cui è il miglior realizzatore nella storia della competizione) e del Real Madrid.
Con i Red Devils ha vinto per tre volte il titolo di capocannoniere della manifestazione non centrando mai neanche la finale.
Amara sorte per uno dei più prolifici attaccanti di tutti i tempi, un finalizzatore unico, il protagonista di quei “mercoledì da leoni” che per anni hanno accompagnato le notti calcistiche più intense del calcio continentale, il quale, però, ne sono certo, non è rimasto solo nel mio cuore.
Ergo, l’obiettivo più importante è stato raggiunto: divenire un fuoriclasse capace di emozionare.

 

1° posto: Robert Lewandowski (64 reti)
And the winner is…
Purtroppo, è una medaglia d’oro a cui il formidabile attaccante avrebbe volentieri rinunciato.
Tra i più rapaci del decennio, il polacco è arrivato a un passo dal coronare il sogno con la maglia giallonera del Borussia Dortmund, perdendo la finale tutta teutonica contro la sua futura squadra, il Bayern.
Con i bavaresi è da sei anni che prova a riportare la coppa in Germania e la sua media realizzativa, sempre altissima, al momento non è servita.
Ha ancora qualche opportunità per smarcarsi da questa graduatoria, di cui non dovrebbe far parte per le sue enormi qualità.

 

Alla prossima classifica!