E' stato un trionfo. Di più, è stata una mattanza calcistica degli sventurati avversari: i quattro giorni passati dalla truppa rossonera in quel di Torino, hanno portato al Milan un bottino stratosferico fatto di sei punti, dieci gol fatti e zero gol subiti. Hanno, sopratutto, ribaltato l'inerzia che pareva essersi consolidata dopo il terribile uno-due pugilistico subito dalla giovane banda di Pioli tra Sassuolo e Lazio, con una squadra che sembrava ormai allo sbando e pronta ad essere buttata fuori dalle zone altissime della classifica, dopo averla dominata per più di un girone intero.

CITAZIONI FORTUNATE - Del big match di domenica sera allo Stadium, si è detto e scritto praticamente tutto e, forse, si è deciso molto anche sul destino delle due gloriose società in questa e nella prossima stagione: un Milan che vince in casa della Juventus non si vedeva dal 2011 (0-1 con ciabattata vincente di Ringhio Gattuso su assist di Ibra), un Milan che ne fa tre in casa della Juve non si vedeva dal 2010 (0-3 con doppietta di Ronaldinho e gol di Sandrino Nesta), un Milan che sbanca lo stadio juventino in data 9 Maggio si era già visto nel 1999 (0-2 con doppietta del Re Leone George Weah). 
Vogliamo citarci addosso: nel nostro avvicinamento settimanale al grande classico del calcio italiano, avevamo citato proprio questi tre esempi di vittoria milanista nella Torino bianconera, con tre diversi articoli dedicati. Abbiamo portato fortuna. 
Per questo motivo, vogliamo aggiungere qualche chicca statistica prima di Milan-Cagliari di domenica sera, che potrebbe (con una combinazione di risultati) permettere ai rossoneri di staccare il pass per la prossima edizione della Champions League, divenendo di fatto la partita più importante degli ultimi otto anni in casa rossonera.
L'ultimo scudetto rossonero, risalente al 2011, fu festeggiato proprio in casa contro il Cagliari il 14 maggio 2011: la squadra allenata da Max Allegri aveva già ottenuto la matematica certezza del Tricolore con lo 0-0 dell'Olimpico contro la Roma, ma onorò i festeggiamenti per la premiazione in modo superlativo,  battendo i rossoblu del grande ex Donadoni per 4-1 (con doppietta di Robinho, gol di Gattuso e Seedorf, per i sardi rete di Cossu) davanti a 80'000 tifosi. In quel caso, il Cagliari era già salvo mentre domenica potrebbe avere ancora bisogno di punti per blindare la permanenza nella massima serie, a meno di una clamorosa sconfitta casalinga del Benevento in casa contro il Crotone ultimo e già retrocesso. 

CALCOLI E PALLOTTOLIERE - Il Milan, pur senza cornice di pubblico, sarebbe in Champions già prima di giocare contro i sardi se e solo se, negli anticipi di sabato, la Lazio non vincesse il derby contro la Roma e la Juventus perdesse in casa contro l'Inter. Se ciò non dovesse accadere (quindi se la Lazio battesse la Roma o l'Inter non battesse la Juventus), i rossoneri andrebbero comunque in Champions vincendo contro il Cagliari, a meno che la Juventus non abbia battuto l'Inter, l'Atalanta abbia perso al Marassi contro il Genoa ed il Napoli abbia vinto a Firenze. In quest'ultimo caso, avremmo una classifica con il Milan secondo a quota 78, il Napoli terzo a 76 punti, l'Atalanta quarta a 75 a pari punti con la Juventus (ma con lo scontro diretto a favore dei bergamaschi): Atalanta-Milan dell'ultimo turno diventerebbe un vero e proprio spareggio Champions, con la Juventus che si qualificherebbe vincendo a Bologna e, in questo caso e con la vittoria casalinga del Napoli sul Verona, il Milan fuori in caso di sconfitta (avremmo il Napoli secondo a quota 79, poi una classifica avulsa a tre con Milan, Atalanta e Juventus a quota 78: in tal caso i rossoneri resterebbero fuori).

TRIONFO IN TERRA TORINESE - Ma mettiamo da parte il pallottoliere del futuro e restiamo sui numeri reali: Juventus-Milan 0-3, con gol di Brahim Diaz al 45', Rebic al 78' e Tomori all'82', con tanto di calcio di rigore fallito da Kessie ad inizio ripresa. E con una Juventus capace di calciare in porta solo una volta, in tutta la partita. Un trionfo totale, del Milan sulla Juve ma anche di mister Pioli su Andrea Pirlo, dell'esperienza e del mestiere sull'aria un po' arrogante del nuovo arrivato di lusso.

Appena quattro giorni dopo, nella stessa città capoluogo del Piemonte e già capitale del Regno d'Italia, i ragazzi di Pioli si ripetono all'Olimpico granata con uno straripante 7-0 che fa gridare qualcuno all'esagerazione ed all'eccesso di crudeltà ingiustificata: alla tripletta di Rebic (4 gol in 4 giorni), alla bellissima doppietta di Theo Hernandez (7 gol in stagione per il terzino), ai gol di Brahim Diaz (ancora lui) e Kessie su rigore (vendicato l'errore dello Stadium), il Milan colpisce anche due legni ancora con Diaz e con Castillejo (il totale sale a 22, record stagionale). Eguagliato un altro record: 15 trasferte vittoriose nello stesso campionato, come l'Inter di Mancini campione d'Italia nella stagione post-Calciopoli 2006/2007.

È vero che la cervellotica scelta di Nicola, allenatore granata, di lasciare fuori alcuni big della squadra (Belotti su tutti) in vista dei prossimi scontri-salvezza, ha agevolato il compito della formazione ospite. È anche vero che il Milan non segnava sette gol in serie A da 25 anni: era l'ultima giornata del già vinto campionato 1995/1996, Milan-Cremonese 7-1 con doppietta di Di Canio, un autogol grigiorosso e reti di Weah, Albertini, Panucci e Boban. Sette reti in trasferta, invece, non si vedevano addirittura dal 1992: Fiorentina-Milan 3-7 grazie alle doppiette di Van Basten, Gullit, Massaro ed al gol di Lentini. In entrambi i casi, in panchina c'era Fabio Capello.
Ad ogni goleada, ad ogni vittoria con più di quattro o cinque gol di vantaggio, si ripropone la solita questione etica: per quanto corretto nella visione competitiva ed autentica dello sport, è davvero giusto inferire su un avversario visibilmente ed irrimediabilmente alle corde?

POLEMICHE E VENDETTA - Non conosco la risposta a questo dilemma morale che affonda le proprie radici alle origini di qualsiasi competizione sportiva, ma ricordo il titolo della Gazzetta dello Sport del 9 gennaio scorso, il giorno dopo Milan-Torino dell'andata (partita vinta dai rossoneri per 2-0): "Il Milan VAR". L'editore del celebre giornale rosa è Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato del gruppo RCS nonchè presidente del club calcistico granata. 
La Gazzetta, oltre all'ironico gioco di parole a nove colonne in copertina, parlava di "Toro battuto e furioso, Maresca caos: al monitor cambia idee due volte. Gol di Leao e rigore dubbio di Kessié assegnato dalla moviola in campo, che poi ne leva uno ai granata". Peccato che il rigore per i rossoneri (fallo di Belotti su Brahim Diaz) ci fosse e che il fallo di Tonali su Verdi (per l'ipotetico rigore granata) non ci fosse. E peccato che il diffidato Leao venga ammonito per una presunta (ed inutile) simulazione nel cerchio di centrocampo, a dieci minuti dalla fine ed in vantaggio 2-0, dopo aver subito in realtà un fallo nettissimo. 
E dimenticano Cairo e la "sua" Gazzetta, l'ultimo Torino-Milan risalente al settembre 2020 e vinto per 2 a 1 dai granata in rimonta, in cui il gol del pareggio di Belotti era viziato da un evidente fallo su Calhanoglu. Così come il penultimo precedente nella primavera del 2019 che costò ai rossoneri guidati da Gattuso la meritata qualificazione alla Champions: il Toro batteva il Milan 2-0 anche grazie ad un "rigorino" fischiato su Izzo, che accentua la caduta per una mano appena appoggiata sulla schiena dall'ingenuo Kessie. 
Sette gol sono tanti, per carità, ma forse ne è valsa la pena, per dimostrare al buon Urbano Cairo che il Milan va fortissimo anche senza Var e senza i titoli celebrativi dei giornali.
I tre gol alla Juve, invece, sono stati goduria allo stato puro.
E non c'è titolo di giornale ed editore che tengano.