Il grillo disse un giorno alla formica: il pane per l'inverno tu ce l'hai,  perché protesti sempre per il vino, aspetta la vendemmia e ce l'avrai. 

Cosa hanno in comune l'intro di "Fin che la barca va" e la situazione del calcio nel nostro paese?
Niente, però le parole cantate dall'Usignolo di Cavriago ben si prestano a descrivere la crisi che ci ha portato, tra le altre cose, a mancare clamorosamente l'appuntamento con i Mondiali.
Imbandita la tavola, federazione, tifosi, società e dirigenti delle società sono andati alla ricerca del proprio vino, dimenticandosi però di fare la vendemmia. Nell'attesa che il non-vecchio che avanza rimedi, rivolgiamoci oriettabertisticamente parlando, alle formiche, quelle del calcio, ovvero i cugini Sammarinesi. È vero, bisogna prendere spunto sempre dai migliori, ma ogni tanto fa bene anche una sbirciatina ai più piccoli. Cosa fa la nazionale del Titano per aumentare il livello del proprio calcio?

Non riempie il campionato di ex calciatori italiani in cerca di una passerella. Non stringe patti con club cinesi per far crescere giovani altrui. Non mette sotto contratto atleti di altre discipline. Fa qualcosa di molto più semplice, manda i propri talenti a fare la gavetta nelle Serie dilettantistiche italiane. Si, proprio quei campionati un po' bistrattati che chiunque con un pizzico di talento può provare a giocare. Quelli che terrorizzano Aurelio De Laurentiis per intenderci.

I giovani di San Marino tesserati oltre confine, giocano a cavallo tra Promozione ed Eccellenza, e chi è pronto fa un ulteriore salto. I risultati pian piano stanno venendo a galla: dopo decenni, sta nascendo una nuova generazione di giovani che in alcuni casi arriva sino al professionismo. Due su tutti Elia Benedettini, secondo portiere del Novara classe 1995, cinque presenze in B in due stagioni da professionista, e il ventunenne Filippo Berardi, ala scuola Toro in forza alla Juve Stabia (26 presenze, due gol e due assist in stagione, con i campani che hanno raggiunto il quarto posto nel girone più ostico di Serie C).
E se fossimo noi San Marino, cosa faremmo? E se a nostra insaputa, siamo un po' San Marino? Il movimento calcistico italiano può crescere, ma c'è bisogno di rifondare l'essenza del calcio degli ultimi tempi e consegnarlo in mano ai giovani italiani, i nostri ragazzi devono giocare, nelle seconde squadre come nelle prime, se teniamo alla Nazionale e anche ai campionati. 
A differenza di San Marino i nostri vivai sono migliori, non dobbiamo fare salti mortali, non dobbiamo combattere pregiudizi. Basta un po' di buona volontà. Ehi tu, allenatore di serie A che al 75' sei 3-0, perché non metti dentro il ragazzo della Primavera? Come può essere scarso se non ha la possibilità di mostrare il suo valore? Anche tu, che giochi 11 contro 10 da venti minuti, perché non metti quel giovane che ha richieste dalla Serie B? E tu, d.s. di squadra d'alta classifica, perché compri un attaccante di riserva ventisettenne proveniente dal Rubin Kazan, quando hai sotto contratto Mirko Pallini che ha impressionato al Mondiale Under 20? E tu, squadra di metà classifica che a quattro giornate dalla fine non hai più niente da dire, perché non metti in mostra i talenti delle tue giovanili?
Questi ragazzi esistono ed esisteranno, non a caso l'Italia arriva sempre alla fine dei massimi tornei Under, vedi finale persa ai rigori al recente Europeo U19.
Allora, Cara Italia, il grillo di Orietta ha detto che i vigneti sono carichi, che ne dici di cominciare la vendemmia?