Il suo allenatore, Sebes, era stato un centromediano come quelli dell'epoca, tutti d'un pezzo, vista la posizione in campo, fondamentale per la protezione delle difese, che marcavano ancora a uomo, e far ripartire in modo pulito e semplice il gioco offensivo.
La sua Ungheria era fondata su un blocco, quello della Honved (cui si dovevano otto undicesimi della rappresentativa nazionale), la squadra dell’esercito, all’epoca probabilmente la più forte del mondo, probabilmente perchè mancavano competizioni ad hoc a provarlo.

La coppa dei campioni sarebbe nata solo nel 55-56.
Quando il mosaico prese corpo venne fuori una entità di straordinaria forza, che sbaragliò il campo alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 e la Coppa internazionale, antesignana dell'Europeo, rimanendo imbattuta per oltre quattro annidal 1950 sino al 4 luglio 1954. In mezzo tramortenti umiliazioni inflitte alle avversarie come i 6 a 3 e 7 a 1 inflitti agli inglesi a Wembley prima ed a Budapest dopo.
Vittorio Pozzo commentò nell’occasione di non aver mai visto un calcio così spettacolare, la rivista tedesca “Kicker” scrisse che novanta minuti erano troppo pochi per un football così meraviglioso.

Aranycsapat: la “Squadra d’Oro”Ferenc Puskás, Gyula Grosics, Nándor Hidegkuti, Zoltán Czibor e Sándor Kocsis: questi i nomi più illustri della grande nazionale ungherese che conquistò fama planetaria nei primi Anni Cinquanta imponendo una rivoluzione al gioco del calcio

Ferenc Puskás, il suo giocatore più rappresentativo, merita di essere considerato tra gli assoluti protagonisti della storia sportiva del Novecento, un’attaccante inimitabile616 gol in 620 partite tra Honved e Real Madrid84 in 85 incontri disputati con la nazionale ungherese.

Vent’anni di carriera, in pratica, vissuti alla media di un gol a partita.
Tatticamente, la squadra era schierata
 secondo il classico Sistema, o WM, il modulo ideato da Chapmann per il suo Arsenal degli anni trenta.

3 difensori, 2 mediani a loro protezione, 2 centrocampisti offensivi, 3 punte (due ali ed 1 centrattacco)

La maggior densità a centrocampo, rispetto al Metodo, il WW dell'Italia di Pozzo, vincitrice di 2 mondiali (34 e 38) ed 1 olimpiade (36) era pensata da Chapmann per costruire un tessuto di gioco molto manovrato, fatto di passaggi di accompagnamento del pallone nell'area avversaria

Mentre il  2.3.2.3, il Metodo, infatti, di fatto lasciava al centromediano un ruolo prettamente difensivo, di protezione dei difensori e sfruttava i due mediani o mezzeali per la rapida risalita del pallone verso l'area avversaria, con un calcio molto veritcale e poco manovrato,  il quadrilatero di centrocampo del  3.2.2.3 obbligava ad un calcio meno individualista (non attingeva a uomini di gamba, i cursori) organizzando la risalita del campo con una trama di passaggi che serviva ad innescare le ali d'attacco e il centravanti

Non a caso, la grande Ungheria si fregiava a centrocampo dell’immenso Bozsik, considerato da alcuni come il più grande mediano di ogni epoca, classico e potente al tempo stesso, dotato di una nitida visione di gioco e di personalità spiccata, a dettare i ritmi del gioco

La grande Ungheria di Serbes rivisitò il WM con una modifica fondamentale, che ne fece passare alla storia anche il modulo, ribattezzato MM, 3.2.3.2.

L’origine era stata suggerita a Sebes da una contingenza particolare: la mancanza del classico centrattacco di sfondamento e dalla presenza di calciatori di caratura tecnica elevatissima, autentici  fuoriclasse, come Puskas e Kocsis, detto “testina d’oro” per la spiccata capacità di stacco ed elevazione, abbinata alla già descritta incredibile capacità realizzativa di Puskas, cndusse alla richiesta alle ali fino ad allora impiegate come delle punte esterne in veri e propri tornanti di centrocampo, chiedendo al centravanti, Hidegkuti. in fase di possesso di risalire la trequarti facendosi regista offensivo per gli inserimenti dei due trequartisti che costituivano i due veri e propri terminali della manovra.

Nasceva per la prima volta un attacco a due punte. Due punte in verità pronte a trasformarsi in centrocampisti offensivi in fase di non possesso per assicurare ai mediani un appoggio sicuro per alleggerire la manovra di protezione del pallone e di transizione offensiva.

L'MM era  un modulo molto dispendioso da un punto di vista fisico, fatto di continua corsa e spostamenti, rotazione da parte dei giocatori, in questo senso rappresenta il primo esperimento di calcio totale

Il mito della “squadra d’oro”, forse la più grande di tutti i tempi, cadde in pezzi non per i colpi avversari, anche se il 54 fù l'anno della sconfitta mondiale inflittagli dalla Germania, il primo dei teutonici, ma per i processi politici che condussero alla rivoluzione ungherese ed alla dura repressione sovietica che vi fece seguito per soffocarla.

A seguire, Titani del calcio: 3° puntata,  il grande Torino di Mazzola e 4° puntata, il grande Real di Di Stefano.