Prendete un tifoso inglese, di qualsiasi squadra, dalla prima all’ultima divisione, e vi sentirete ripetere sempre la stessa frase: “la coppa? (anzi, nel loro caso, le coppe) ha sempre un fascino particolare”. Dalla FA Cup alla EFL Cup, passando per la meno importante EFL Trophy, gli inglesi – sopratutto le big – non hanno mai snobbato nemmeno una delle tre competizioni che ogni anno vanno ad aggiungersi al campionato. In Italia, invece, come sono viste le coppe nazionali?

Tutte per una, una per tutti

Quando si parla di coppe nazionali, la più famosa per antonomasia è senza dubbio la FA Cup, competizione inglese che ha conquistato i cuori di milioni di appassionati sopratutto grazie alla sua formula: la competizione infatti, invece di coinvolgere solamente le leghe principali, apre l’accesso a tutte le squadre d’Inghilterra, fino ai club dilettantistici. Basti pensare che nella passata edizione, quella della stagione 2018-2019, sono scese in campo la bellezza di ben 762 formazioni.
Ma non è finita qui; un’altra particolarità di questa competizione, riguarda i sorteggi: non esistono teste di serie e qualsiasi squadra, anche quella di divisione più bassa, potrebbe pescare fin dai primi turni un Manchester United o Liverpool che sia. Questo, oltre a dare la possibilità a club dilettantistici di mettere piede almeno per una volta su campi molto più prestigiosi, offre una vetrina non indifferente a tutti quei talenti che altrimenti rimarrebbero nel più completo anonimato. Insomma, si gioca tutti insieme senza distinzioni, una partita secca, che nell’eventualità di un pareggio, vedrà entrare in scena un “replay”, ovvero rigiocare lo stesso match ma a campo invertiti. Ed è cosi che squadre come lo  Shrewsbury, club militante nella “League One”, si ritroverà il prossimo 26 gennaio ad ospitare il Liverpool di Klopp.

Rifondare per innovare

La stessa cosa purtroppo non si può invece dire per la nostra Coppa Italia, o per volere degli sponsor, Tim Cup da alcuni anni. Quella della coppa italica è una formula completamente diversa: in primis, sono chiamate a partecipare solamente le squadre professionistiche, includendo quindi solamente i club di Serie A, Serie B e Lega Pro. Dalla Serie D in giù, c’è una seconda Coppa Italia, con un format “a gironi”; inoltre, una differenza sostanziale riguarda anche la tipologia dei match. Fino alle semifinali infatti, si scende in campo con la regola della “partita secca”, disputata sempre in casa della squadra meglio collocata nella classifica della stagione precedente. In questo modo, le squadre di Lega Pro, che ad Agosto scendono in campo per le fasi iniziali della coppa, giocheranno sempre e solo in trasferta contro quelle di Serie B, che a loro volta, con il passaggio del turno, affronteranno in trasferta quelle di Serie A. Insomma, come alcuni inglesi possono ogni anno sognare di veder correre i loro idoli su di un “campo di patate” di qualche infima lega inglese, lo stesso non si può dire dei tifosi italiani, che non potranno mai ammirare un Cristiano Ronaldo correre sullo Stadio “Caslini” di Colleferro, dove scende in campo l’Anagni, club di Serie D. Ma questo è solamente il male minore. Una delle attrattive più interessanti della FA Cup, come abbiamo già detto in precedenza, è quella di mettere a disposizione le stesse probabilità ad ogni club: per una squadra della sesta o settima divisione inglese, raggiungere il terzo turno della competizione equivale praticamente a vincere la Champions League. Immaginatevi una cosa del genere nei nostri campionati: renderebbe tutto molto più interessante. La scorsa settimana per esempio, si sono disputate due partite di Tim Cup ad orari davvero improponibili: Napoli-Perugia di martedì alle ore 15:00 e Fiorentina-Atalanta di mercoledì, sempre alle quindici. Inutile sottolineare la bassissima media spettatori di due partite che non sono nulla di eccezionale, due match che salvo il Perugia, sono all’ordine del giorno. Il primo infatti, ha visto scontrarsi un club di Serie A con uno di Serie B, l’altro invece, addirittura due club di Serie A. E se invece il Napoli avesse affrontato un club di Promozione e l’Atalanta fosse andata a giocare su di un campo di Prima Categoria? La media spettatori sarebbe schizzata alle stelle.

La visibilità

Insomma, la nostra Tim Cup nel corso degli anni – o forse da sempre – ha perso di visibilità e prestigio, e l’unico modo per risollevarla da questa situazione è quella di rifondarla da capo, di cambiare “format” e regole, di aprire la competizione a tutti i club, fino alle Terza Categoria. Eliminare le teste di serie e fare in modo che fin dal primissimo turno della competizione club come Juventus, Inter, Lazio, Napoli, Roma e via dicendo possano trovare club molto meno blasonati di loro, potrebbe essere una valida soluzione per riportare popolarità e visibilità su di una competizione che anno dopo anno sta calando sempre di più nell’oblio.
E i numeri sulla media spettatori, che parlano di appena 269 mila spettatori per tutte le partite del torneo; la FA Cup, sembre nella passata stagione, ne ha fatti ben 689 mila. Il triplo.