Era il 27 marzo 1994 prima volta allo stadio c'era Napoli-Milan, non riuscivo a mantenere l'emozione. Prima della partita passavo il tempo a pensare a come sarebbe stato, ero pieno di domande: come si sarebbe vista la partita, cosa avrebbero cantato i tifosi, se il Napoli avesse vinto, se qualcuno avesse sentito un mio urlo a squarciagola. Arrivato nei pressi dello stadio, l'ansia cresceva, sentivo il boato dei tifosi cominciare a salire su nel cielo azzurro, era una bella giornata. Salivo i gradoni e il cuore mi batteva forte, presi posto nel mio sediolino in curva. Era una bolgia, guardavo incuriosito ogni angolo che percepiva il mio sguardo.

Le squadre entrano in campo, volano coriandoli e cori di incitamento. La partita comincia ed è stata una festa di colori, voci, musica di tamburi. Quando segnò Di Canio il goal della vittoria, lo stadio quasi crollava. Era festa...una festa azzurra. Il Napoli vinse 1-0. Non me la sono dimenticata più quella partita.

Noi tifosi sogniamo, passiamo il tempo a domandarci la nostra squadra cosa farà, la società cosa comprerà, diventiamo allenatori...opinionisti. Ciò che ci colpisce non è il valore economico di un calciatore ma il valore umano , la volontà che ci mette in campo. Noi viviamo di sentimenti...positivi e negativi.

Di positivi per noi tifosi azzuri ci rimane impressa nella memoria gli scudetti, le coppe vinte... le partite storiche ricordo un 3-2 del Napoli sulla Lazio con goal di Buso all'ultimo minuto o sempre con la Lazio vittoria per 4-3 al San Paolo con un grande Matador, si ho nominato proprio la Lazio squadra storica di Di Canio che mi fece esultare nel lontano 94, come queste partite tante altre.

Lo stesso può valere per un tifoso juventino che si ricorda le emozioni di una vittoria in Champions, di uno scudetto in particolare, o per un milanista, ricordare gli anni d'oro in cui trionfava in Europa, o l'interista nell'anno del Triplete. Ogni tifoso ha un ricordo positivo.

Ma ce ne sono stati anche di negativi. Ricordo il Napoli in Serie C l'incontro play off ad Avellino, ero al Partenio circondato da avellinesi, purtroppo, perchè non ero nel settore dei napoletani ma in tribuna. Il Napoli perse quell'incontro e gli avellinesi partirono con insulti ed io nonostante fossi già grandicello scoppiai in lacrime coprendomi con un cappello per evitare di essere visto, piansi perchè per me era inverosimile vedere la mia squadra con quella storia essere battuta e per di più fare un altro anno nell'Inferno. Ma penso che anche il tifoso juventino si sia sentito male quando ha dovuto vincere la Coppa Campioni ad Heysel, vinsero ma con quale animo. Come noi quando vincemmo la Coppa Italia e morì Ciro Esposito, ma che festa si poteva fare...solo gioia repressa. Oppure l'interista in quel terribile 5 maggio che si vide scippato il tricolore, ricordo le lacrime di Ronaldo, o non oso immaginare il milanista quando il Milan perse la finale col Liverpool.

Essere tifosi significa anche viaggiare, scoprire luoghi nuovi e ciò che è diverso da noi. Ricordo che peripezia feci per seguire il Napoli a Londra contro il Chelsea, prima di Londra passai per Madrid e Berlino. Arrivato a Londra c'erano napoletani ovunque, polizia a cavallo che manteneva l'ordine. Il tifoso all'estero sa come parte ma non sa come torna e in alcuni casi...se torna. Londra è stata una tappa importante della mia vita, in quanto ci ho vissuto e ho avuto modo di scoprire il tifo inglese e come loro considerano il tifo italiano. Ricordo Arsenal-Napoli, all'arrivo del bus napoletano, i tifosi urlavano canti di gioia e accerchiavano il bus senza nemmeno più farlo camminare, c'era la gioia negli occhi...occhi di speranza. Un mio amico inglese mi disse "Hey man, neapolitan supporters are very crazy, they shout all time but their team left hours ago what that means? cioè disse "Amico, i tifosi napoletani sono folli, strillano tutto il tempo ma la loro squadra è andata via ore fa cosa significa?". Ovviamente il mio amico non sapeva che non urlavano per la squadra che era andata via ma per il nostro modo caloroso e colorito modo di vivere la vita.

Il tifoso vive di pancia non di testa. Non importa dove nasci, ma il tifo calcistico è una malattia che se ti prende non ti molla più. Essere tifosi è uno stile di vita, un rituale, un abitudine, un modo di dare al proprio essere un obiettivo da portare avanti. Non è violenza, non è politica, non è marketing. Queste tre cose sono indotte non volute. Tifare è una religione...una fede, e come ogni fedele si crede in qualcosa che se anche non si vede... c'è, lo percepisci e ti fa stare bene.
A me personalmente riempie la vita. Mi fa sentire vivo.