A tutti sarà successo almeno una volta nella vita di cimentarsi nello stilare una formazione ideale no? Abbiamo fatto la lista dei migliori portieri della storia, il miglior attaccante ecc ecc, oppure abbiamo schierato il miglior undici di sempre, in base ai nostri gusti. Oggi vorrei fare una cosa diversa, voglio schierare la mia formazione ideale fatta da tutti quei giocatori che avrei voluto ma che, per un motivo o l'altro, non hanno mai vestito la maglia della mia squadra. Faccio una premessa doverosa a scanso di equivoci, i nomi che vedrete schierati non devono essere considerati come i migliori in assoluto in quel ruolo, ma nel mio modo di intendere il calcio e di apprezzare un calciatore ci sono cose che vanno ben oltre il semplice lato tecnico, ci sono tutte quelle particolari sfumature che fanno di un calciatore una persona che può essere apprezzata o meno indipendente da quanto sia stata o è forte tecnicamente. Ci sono state occasioni, situazioni, comportamenti dentro e fuori del campo che ti fanno stimare più o meno un giocatore. Quindi ve lo dico già ora che per ogni giocatore che troverete schierato in questa formazione ne troverete sicuramente altri che potete tranquillamente ritenere più forti, a parte un paio, ma non è questo il punto.

Partiamo dal modulo, io schiero un classico 4-3-1-2, il modulo dove i numeri 10, i grandi fantasisti avevano ancora un ruolo importante.

PORTIERE: OLIVER KAHN. Il Titano portierone tedesco, storico portiere del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca, mi ha sempre intimorito e messo soggezione per quell'aspetto duro, ma allo stesso tempo lo trovavo un esempio di professionalità, uno con pochi fronzoli, sempre pronto ad urlare e riprendere i compagni, un caratteraccio, ma un leader vero. Da ricordare quando nel 2001 in finale di Champions con il suo Bayern vince ai rigori contro il Valencia del collega Canizares, dopo l'ultimo rigore decisivo che sancisce la vittoria tedesca Kahn prima esplode in una esultanza da tigre feroce, ma poi si accorge del portiere spagnolo inginocchiato a terra che sta piangendo dalla disperazione e subito gli si avvicina, si abbassa lo consola e lo aiuta a rialzarsi, poi torna dai suoi compagni.

TERZINO DESTRO: PHILIPP LAHM. Un altro tedesco del Bayern, leader assoluto e silenzioso giocatore immenso per serietà e quantità mai polemico mai cattivo, un esempio che ha anche saputo dire basta a soli 33 anni e a rinunciare ad un ruolo da dirigente sempre al Bayern, perché il suo amore per il calcio e il suo buon senso gli hanno consigliato che era il momento della fine senza trascinarsi oltre.

DIFENSORE CENTRALE: CARLES PUYOL. Carles mette la faccia dove altri non hanno coraggio di mettere un piede. Questa è la definizione di Puyol detta niente di meno che da Franco Baresi. Come non amare uno come Carles? Lui dava tutto se stesso e anche molto di più. Grinta, carisma una certezza per i compagni di squadra. Se andassi in guerra vorrei sempre un Puyol al mio fianco. Ho avuto la fortuna di poterlo vedere dal vivo in campo e incrociare il suo sguardo... brividi!

DIFENSORE CENTRALE: PAOLO MALDINI. Ecco un italiano, nato terzino sinistro nel grande Milan, ho apprezzato molto il suo giocare nel ruolo di centrale, classe immensa, eleganza unica, una roccia. Capitano onesto, leader assoluto senza eccessi e mai polemico. Lui faceva parlare il campo e nien''altro. Ha vinto tutto il possibile e fino a quarant'anni è stato tra i migliori di sempre.

TERZINO SINISTRO: SEBINO NELA. Giocatore anni ottanta, piccolo, tozzo, ricordo quanta impressione mi facevano le sue gambe grosse. Eppure era agile, veloce, si attaccava alle caviglie di non dava tregua. Mai eccessivo e cattivo ma molto agonistico, il suo sguardo diceva tutto. Una garanzia di semplicità e quantità. La sua vita ultimamente non è stata benevola con lui, ma so che ce la può fare. Forza SEBINO!

CENTROCAMPISTA DESTRO: DANIELE DE ROSSI. "E' come avere un satellitare: imposti la richiesta e lui sa già la strada e la posizione di cui hai bisogno". Questo di lui dice Luciano Spalletti. Ma DDR è stato molto di più, bandiera della sua Roma, un amore viscerale. Temperamento, grinta, le sue doti unite al grande potenza e tecnica, la sua forza è sempre stata la serietà e sincerità. Da ricordare quando dopo la disfatta tra Italia e Svezia a fine gara sali sul pullman svedese per scusarsi con loro dei fischi al loro inno da parte del pubblico italiano. E il suo non nascondere importanti amicizie vere di vita privata con giocatori juventini che lo mettevano nel mirino di polemiche con i tifosi giallorossi. Un guerriero timido.

CENTROCAMPISTA CENTRALE: ANDRES INIESTA. Qua non c'è molto da dire, il più grande in assoluto in quel ruolo, ma anche un uomo di indubbi valori e serietà. Mai divo, mai sopra le righe, un maestro in campo e fuori. Un esempio per tutti i bambini e un fortuna per chi ha potuto vederlo giocare dal vivo perché ha potuto notare molte più cose di quante non se ne possono vedere in TV. Unico.

CENTROCAMPISTA SINISTRO: STEVEN GERRARD. Liverpool è Gerrard e viceversa, molto più di una bandiera. Un calciatore che ha vissuto, sudato, corso, pianto e gioito solo ed esclusivamente per i Reds, trascinato dal dolore della perdita del cugino nella tragedia di Hillsbourough, ha gettato ogni goccia di sudore per lui. Una carriera straordinaria, con una Coppa Uefa, una Champions e duecentododici gol, ma con il tremendo epilogo di nessuna Premier, e quel maledetto scivolone nel 2014 che ad una manciata di minuti dal termine della sfida contro il Chelsea fa perdere il suo Liverpool una Premier già in tasca. Una maledizione, ma nulla può scalfire la sua leadership in campo dal punto di vista tecnico che carismatico. Freddo!

REGISTA: GEORGHE HAGI. Classe infinita, sinistro devastante e carattere difficile e naturalmente il numero 10 sulle spalle. "Gica", il miglior giocatore nella storia della Romania. Testa alta e petto in fuori. Nella vita come in campo. È il portamento di Gheorghe Hagi: il Maradona dei Carpazi, o più semplicemente Gica per gli amici. Il numero 10, l’eroe della Romania post regime Ceausescu. Un giocatore che illumina il campo con il suo sinistro, che infiamma gli stadi con le sue giocate. La fantasia applicata su un rettangolo verde, con un pallone tra i piedi e, rigorosamente, a testa alta. Carattere burbero e duro, ma uomo vero e sincero.

SECONDA PUNTA: RAUL GONZALEZ BLANCO. "Il giorno prima del suo debutto gli sottoposi una questione per metterlo alla prova: 'Sto pensando di farti giocare titolare, ma ho paura che possa sentire troppo la pressione'. Mi guardò con una faccia sbalordita, ma capì immediatamente quello che volevo sentirmi dire: 'Se lei vuol vincere, faccia giocare me. Se vuole perdere, scelga pure uno qualunque', rispose. Alcuni giocatori sanno giocare a calcio fin dalla nascita, alcuni giocatori sono uomini prima di uscire dall'adolescenza; alcuni giocatori sono vincenti senza ancora aver vinto nulla; alcuni giocatori continuano ad imparare dopo aver avuto successo. Tutti questi casi rari si fondono in Raúl, un tipo che, tra l'altro, appare assolutamente normale. Sono sul punto di esaurire le parole. Primo: sa fare tutto bene. Secondo: lo fa ogni giorno meglio". Così parla di lui Valdano, colui che lo ha lanciato. Bandiera del Real, uno degli ultimi uomini del calcio, esempio in tutto e per tutto. Stratosferico.

PUNTA CENTRALE:  GABRIEL OMAR BATISTUTA. "Non è importante cosa ho fatto in una partita particolare con questa maglia, ma come l'ho difesa. Ci ho messo il cuore per una città che mi ha dato il cuore". Steso a terra in mezzo al campo in lacrime dopo una tripletta nell'ultima gara a Firenze. Così Batigol saluta la sua Firenze, lacrime vere di un uomo clamoroso che con la sua mitraglia ha steso e conquistato chiunque l'abbia potuto ammirare. Attaccante vecchio stampo, forte fisicamente, di gamba e di testa, faceva reparto da solo. Un altro esempio positivo in un mondo dove se ne trovano sempre meno. Uomo vero.

Eccomi alla fine, questi immensità giocatori e soprattutto uomini hanno conquistato il mio cuore, per svariati motivi. Averli potuti avere nella mia squadra sarebbe stato motivo di grande orgoglio per me, ma questo non cambia l'immenso rispetto e ammirazione che ho avuto per loro nonostante le maglie diverse.