Tutti i tifosi di oggi, sono stati tifosi bambini una volta.
Non ci si ricorda l'esatto momento in cui si è diventati tifosi, forse lo siamo sempre stati, solitamente la passione per il calcio e per una squadra in particolare viene tramandata dalla famiglia, nonno, papà, fratello ecc... ma non sempre è così.
A volte è frutto di un episodio, un episodio folgorante come l'essere andato in uno stadio, aver visto una partita, o un campione in particolare.
Da bambini si vive e si gusta il calcio a 360 gradi nella sua positività, l'odio non esiste, l'invidia non esiste. Si vive il calcio nella sua purezza, uno sport fatto di campetti di parrocchiali in terra, che sembrano San Siro, una passione che ti porta a mangiare e a fare i compiti con il pallone sotto i piedi, che appena hai due minuti li passi a calciare un pallone da solo o in compagnia.
Ami i tuoi campioni che vestono la maglietta della tua squadra, ma ami qualsiasi campione indipendentemente da dove gioca. Segui tutto il calcio possibile, ti esalti alle prodezze dei tuoi idoli, ma anche per quelle dei campioni delle altre squadre. Cerchi di imitare chiunque sia forte, Paolo Rossi, Bruno Conti, Franco Baresi, Diego Maradona, Zico, Falcao, Lothar Matteuws, Carlo Ancelotti, Gaetano Scirea, Socrates... ecc... tutti fenomeni, tutti da amare comunque.

Poi si cresce, e arriva il momento che nella strada della tua vita incontri, immancabilmente, qualcuno che ti insulta per la squadra che tifi, trovi una trasmissione televisiva che istiga odio e polemizza su qualsiasi cosa, e così per un naturale sistema di difesa, difesa di ciò che ami, inizi inevitabilmente con l'adeguarti, e così pian piano il bambino svanisce.
Il tifoso uomo ama la propria squadra in maniera passionale e unica, ama la propria squadra più di qualsiasi altra cosa al mondo, anche più della propria moglie, fidanzata, compagna, la squadra del cuore è l'unica compagna che non cambierà mai nel corso di tutta la vita. Gli si perdona sempre tutto e nonostante tutto si è sempre pronti ad amarla. Il tifoso, però, ama così tanto la propria squadra e i suoi giocatori, quanto arriva ad odiare (sportivamente) gli avversari. Prima o poi, ti ritrovi ad affrontare la situazione in cui il tuo idolo, quello che hai il suo poster appeso in camera, passa alla squadra avversaria, e allora cosa fai? Da ragazzino ci stai male, malissimo, ma non provi odio, da adulto è un po' diverso. Oppure ti ritrovi con un avversario che ad un tratto indossa la maglia della tua squadra. Il calcio di oggi è pieno zeppo di queste situazioni, e il modo di viverle è diverso da tifoso a tifoso, sarebbe bello viverle con la testa di un bambino, sarebbe sicuramente più salutare. Invece, oggi, il tifoso adulto non è in grado di gestire e vivere queste situazioni in modo sano.
Non riusciamo a capire e accettare che il calcio di oggi è diverso e che non è più ipotizzabile un amore lungo termine per nessun giocatore o allenatore, noi ci speriamo sempre, e immancabilmente rimaniamo delusi.

Per tornare ai giorni nostri, sicuramente un paio di casi più eclatanti sono stati i passaggi di Conte all'Inter e di Sarri alla Juve. Come hanno reagito i tifosi?
Partiamo da Conte. Antonio Conte da sempre simbolo di juventinita', sia come giocatore e poi come allenatore, da sempre odiato proprio per questo e visto come il diavolo in persona, per via del doping, delle questioni giudiziarie, insomma, per essere juventino, oggi, dopo solo tre partite è già l'idolo di San Siro. Inizialmente, la tifoseria organizzata nerazzurra aveva ufficialmente manifestato il proprio disagio nell'avere un nemico del genere in casa, avevano, addirittura, preso le distanze dal tecnico salentino, reo di rappresentare il male. Sono bastate tre vittorie per cambiare atteggiamento, per capire il valore e la passione con cui Conte lavora e arriva alle vittorie. Stesso stile con cui vinceva a Torino, nient'altro, l'odio si sta trasformando in amore.
A Torino lo stesso Conte, amato alla follia per tutto quanto di buono fatto, era stato prima odiato per come se ne fosse andato al primo giorno di ritiro, poi seguito con indifferenza, fino ad arrivare ora all'odio puro, per aver scelto proprio l'Inter.

Passiamo a Maurizio Sarri. Diversamente da Conte, Sarri non può essere considerato un simbolo di Napoli e del Napoli, tre anni non possono essere significativi da questo punto di vista, però ha rappresentato quanto di più distante dalla Juve in questi anni. Polemiche, dichiarazioni sul potere juventini, modo di porsi che molti a Torino sbeffeggiavano, ma che dopo cinque anni di Allegri, se lo sono ritrovati proprio in casa. Con quale risultato? Freddezza, scetticismo, però già pronti a difendere il nemico diventato amico, a costo di rimangiarsi le parole, le critiche, le offese, perché ora è il proprio mister e quindi va difeso.

La cosa più giusta e saggia sarebbe quella di ricordarsi sempre di essere stati bambini, di non sapere odiare nessuno solamente perché avversario e tutto sarebbe molto più bello e semplice da gestire.