The long good-bye è un romanzo molto bello di Raymond Chandler, imperniato sulla figura del detective esistenzialista Marlowe, da cui è stato tratto anche un film altrettanto bello di Altman con Elliott Gould nella parte del protagonista. E' una storia di amicizia tradita e disillusione, qualcosa di molto simile a ciò che Gattuso ha vissuto nella prima parte di questa stagione a causa di Higuain.

Rino Gattuso ha sinceramente creduto nel ruolo che El Pipita poteva rivestire nel suo Milan e lo ha difeso contro ogni evidenza. La sua convinzione di avere in mano l'uomo giusto non ha avuto niente a che vedere con i facili entusiasmi dei menestrelli estivi né con quelli dei tifosi, facili a montare, ma altrettanto rapidi a scemare. Rino ha rinunciato ad accettare l'evidenza, convinto che il Gonzalo Higuain che vedeva in campo non poteva essere quello vero e che prima o poi l'avrebbe dimostrato.
Purtroppo per lui l'argentino si è lentamente dimostrato un signore venuto al Milan controvoglia, nonostante le più che laute prebende, in attesa che arrivasse quella chiamata di Sarri che non si era concretizzata in estate. La sua pesantezza in campo era un sintomo evidente di scarse motivazioni che, come spesso accade, si riflettono sull'intensità negli allenamenti e sulla sobrietà a tavola. Higuain si è, pertanto, congedato dal Milan contro la Spal, peraltro con il ruggito di un gol non banale, ma si è comunque mentalmente congedato. Il poco egoismo, come il maggior ordine, mostrati contro la Sampdoria in Coppa Italia sono stati più un sintomo di disinteresse che di miglioramento, disinteresse che, probabilmente, ha portato al triste epilogo dell'avventura rossonera a Gedda.

Spero che la vicenda di Higuain faccia capire, soprattutto ai tifosi, che di Messia nel calcio ce ne sono pochi. I campioni che hanno dato il meglio di sé, poi, vanno bene solo per le squadre già fatte e finite, che cercano la ciliegina sulla torta, ma non servono alle squadre, come il Milan, in fase di ricostruzione. E quando si insegue il nome altisonante, ma consumato dagli anni, si rischia di pescare il Cruijff che fu provato nel 1980 dal Milan in un Mundialito di fine stagione, poi scartato e mandato via a calci nel sedere dopo una sola partita perfino dalla società scalcagnata di allora. Ormai era un nome e basta, una vecchia gloria sul viale del tramonto.

Il Milan deve invece puntare su giocatori che abbiano ancora una carriera davanti e che, soprattutto, siano motivati all'idea dell'avventura rossonera. I Bonucci e gli Higuain vengono solo ad appesantire il bilancio e a creare polemiche.

Domani a Genova Higuain non ci sarà, per cui i rossoneri avranno solo un attaccante di ruolo a disposizione. E' il bravo Cutrone, forse non un fenomeno, ma comunque uno che a Gedda ha fatto tremare una squadra che in Italia ha goduto e gode tuttora di più privilegi di quanti ne abbia mai goduti un signore feudale. Speriamo che nel corso della settimana arrivino i rinforzi giusti.

A proposito di Genova, Marassi è da sempre un'autentico Passo di Roncisvalle per il Milan, una stretta gola sulle cui pendici si appostano nemici feroci che, come i montanari baschi dell'epoca di Carlo Magno, sono pronti a chiuderti in una trappola mortale. E' così quantomeno dall'epoca dell'omicidio Spagnolo, il tifoso del Genoa che fu accoltellato negli anni '90 prima di un incontro fra Diavolo e Grifone. Non so se sia giusto continuare a considerare quella fra Genoa e Milan una guerra fra bande, anzi so che non è giusto. A Genova, tuttavia, la vivono così e non ci possiamo fare nulla, per cui prepariamoci alla solita corrida e caccia all'uomo.

L'insidia di domani non è da sottovalutare, ma è da affrontare con attenzione e freddezza.