Oggi ultimo squillo di campanella prima delle vacanze, ma non c'è gioia in me. Non ci può essere gioia se oggi è l'ultimo giorno al Milan di Zlatan Ibrahimovic.
Zlatan è diventato in questi anni rossoneri una bandiera, malgrado abbia indossato le maglie di acerrimi nemici come Juventus e Inter o abbia girovagato in Europa e non solo durante la sua carriera.
Malmoe, Barcellona, PSG, Manchester United. Eppure era tornato da noi in un ambiente che non avrebbe mai lasciato se non costretto dalle difficoltà finanziare del Milan dell'epoca.
Quando arrivò nel gennaio 2020 e pochi mesi dopo disse che avrebbe portato il Milan a vincere lo scudetto, quelli che ne sanno di calcio o ritengono di saperne ridevano ampiamente sotto i baffi e non solo.
Un Milan in cui, da quasi una decina di anni, il massimo risultato era di riuscire a partecipare all'Europa League con una rosa fatta di giocatori giovani e giovanissimi sconosciuti o presi da squadre che erano state retrocesse, come poteva solamente pensare di avvicinarsi a lottare per il titolo, tanto più che anche il trentottenne Ibra veniva da un'esperienza americana in cui forse si era sentito fuori posto.

Invece è successo, perchè "succede solo a chi ci crede". Dopo 10 gol nella prima stagione, poi 15 nella stagione del secondo posto e infine 8 in quella dello scudetto (segnati praticamente tutti nel girone di andata), l'incredibile è accaduto.
Il Milan vince il diciannovesimo scudetto alla faccia di tutti i sorrisini di circostanza di chi se ne intendeva, del covid, degli infortuni e delle decisioni arbitrali.
Una delle immagini che mi rimarranno stampate nella mente sarà il discorso di Ibra alla squadra negli spogliatoi di Reggio Emilia, quando arringava i compagni, tutti in doveroso silenzio, prima dell'esplosione finale.
Un giocatore che è riuscito a far segnare 11 gol a tal Antonio Nocerino da Napoli, che maturando ha cambiato le sue prospettive non solo "ego" ma soprattutto "squadra" e peccato per chi non ha capito in questi anni il personaggio Ibrahimovic. Una persona con un grande senso di ironia e che lascerà un grande vuoto nella nostra squadra e fra noi tifosi.

The last dance
Non è stato fortunato nel momento dell'addio... poteva essere a Sassuolo con un suo gol annullato per pochissimi centimetri o poteva essere stasera. Sarebbero bastati 2/3 minuti in cui calpestare ancora una volta il manto di San Siro, invece purtroppo calpesterà il campo non con indosso la maglia del Milan, ma probabilmente in maglietta e giubbotto, cosi come aveva fatto poco meno di 30 anni fa un altro grande, Marco Van Basten.
Non negherò se sulle guance mi scivolerà qualche lacrima... oggi si chiude forse un'epoca, oggi se ne va un campione irripetibile, oggi si ferma un pezzo del mio cuore.
Ciao Ibra