Agli orfani del calcio, ai nostalgici che lunedì si sono ritrovati a piangere di gioia dopo il rigore decisivo trasformato da Grosso contro la Francia, a chi all’ultimo trattato di virologia preferisce l’editoriale della Gazzetta dello Sport. A voi, appassionati di calcio in quarantena, Netflix dedica The English Game, serie TV che ripercorre la nascita del calcio professionistico nell'Inghilterra dell'800.

Siamo nel 1879. Il calcio è ancora agli albori, uno sport dilettantistico appannaggio dell'alta società, uno sport che nel gioco e nei movimenti assomiglia più al rugby che al calcio di oggi: 10 giocatori che avanzano in blocco verso la porta avversaria scambiandosi il pallone con i piedi. Anche l'outifit dei calciatori è ben lontano da quello curato e alla moda degli idoli di oggi: scarponcini stringati in cuoio, maglie girocollo a maniche lunghe tenute su da improbabili bretelle, pantaloni a tre quarti e calzettoni arrotolati alle caviglie. E l'arbitro? Un damerino in doppio petto che non fischia quasi mai - abitudine, quest'ultima, che in Inghilterra è ancora ben radicata. Tuttavia la serie, nella sua ricostruzione storica, ci spiega tra le righe le ragioni che fanno del calcio lo sport che più di ogni altro è stato capace di conquistare il cuore della gente. Le vicende sportive si intrecciano ben presto alle vicende della società dell'epoca, e il calcio diventa il simbolo di cambiamenti e lotte che animano l'Inghilterra dell'era industriale. La serie, infatti, utilizza la rivalità calcistica per mettere in campo la rivalità tra due universi valoriali agli antipodi: Old Etonians vs. Darwen è sinonimo di nord vs. sud, élite vs. classe proletaria. L'esito della partita è nelle mani dei due capitani: da un lato Arthur Kinnaird, figlio di banchieri e capitano degli Old Etonians nonché 3 volte vincitore della FA Cup e dall'altro Fergus Suter, operaio e talentuoso calciatore scozzese, pioniere del calcio moderno.

Nell'edizione del 1879 gli Old Etonians sembrano destinati alla vittoria, ma in quell'anno si affacciano alla competizione anche le squadre proletarie. I proprietari delle industrie di cotone del nord decidono di formare squadre di calcio avvalendosi degli stessi operai delle fabbriche. Mr. Walsh, proprietario del cotonificio di Darwen e Mr. Catwright, industriale di Blackburn, sono da considerarsi i primi mecenati del calcio che, trasgredendo alle regole dell'epoca, cominciano a remunerare gli operai per le loro prestazioni sportive, favorendo così il trasferimento dei calciatori da una squadra all'altra. E' grazie a questa pratica, allora irregolare, che Fergus Suter e Jimmy Love, giocatori del Partick, lasciano la Scozia alla volta di Darwen, cittadina operaia del Lancashire, per giocare nella squadra di calcio locale. Il loro arrivo darà un senso nuovo al calcio, sia dentro che fuori dal campo. Suter con le sue idee plasmerà un modo di fare calcio molto più simile a quello che conosciamo oggi: cambia la disposizione in campo della squadra, allargando il gioco sulle fasce; introduce i primi schemi tattici, fatti di movimenti e passaggi per rendere più imprevedibile l'azione che fino ad allora si era basata in gran parte sullo sfondamento per vie centrali; introduce il concetto di allenamento differenziato; propone di arretrare 3 attaccanti, gli attuali mediani, per difendere e poi ripartire in contropiede. Tuttavia quello che avviene fuori dal campo assume un significato ancora più forte: la gente si innamora del calcio, si stringe intorno alla propria squadra, nella quale si riconosce. Nasce il tifo. "Buona fortuna Mr. Suter! Vinca per tutti noi, per tutta la gente di qui". Alla vigilia del match contro gli Old Etonians, la trasferta rischia di saltare per mancanza di fondi. La gente di Darwen allora mette su quello che oggi definiremmo un fan club, le cui quote associative vengono usate per finanziare il viaggio della squadra. Il passaggio del turno sfuma. Tuttavia il significato di quella partita va ben oltre la sconfitta: "Hai dato a questa gente qualcosa in cui credere. Il gioco è nutrimento per l'anima" dice Mr.Walsh a Suter. Il calcio smette così di essere solo il passatempo dei giovani ricchi, e si trasforma nello strumento che dà voce all'orgoglio e al sentimento di rivalsa di chi fino a quel momento era rimasto ai margini della società; diventa un momento di gioia e di aggregazione capace di far dimenticare per 90 minuti gli stenti della vita di tutti i giorni. Fergus Suter lo spiega così: "Io gioco a calcio per dare gioia e divertimento ai tifosi sugli spalti che aspettano la partita della domenica come momento di evasione, per dimenticare il tran tran quotidiano". Sullo sfondo della lotta di classe, il calcio si eleva ad un ruolo di collante sociale, diventando il terreno privilegiato di dialogo tra due mondi che mai prima di allora avevano accettato di sedersi allo stesso tavolo: il mondo dell'alta società di banchieri e industriali arroccati a difesa dei loro privilegi e che considerano il calcio il proprio "giocattolo privato" e quello degli operai, della gente comune che nel calcio trova un nuovo spazio di espressione delle proprie speranze e aspirazioni. Ed è lo stesso dialogo che si instaura tra Suter e Kinnaird, i due rivali, leader delle rispettive squadre, i rappresentanti di quei due mondi lontani, che su un campo da calcio finalmente riescono a ridurre le distanze. Ad unirli è l'amore per la competizione, e la condivisione di valori come la lealtà, la sportività e il rispetto per l'avversario, i capisaldi di questo sport.

Ne ha fatta di strada il calcio da quel lontano 1883, quando per la prima volta era una squadra proletaria a sollevare al cielo la FA Cup. Negli anni è diventato lo sport più amato al mondo, giocato ad ogni latitudine e seguito da oltre 4 miliardi di tifosi. Quali i motivi di tanto amore? Perché c’è chi ancora oggi riguarda in loop la finale del 2006 ripetendo a memoria la telecronaca di Fabio Caressa? La risposta è a Darwen: perché il calcio, sin dalle sue origini, ha sempre saputo parlare alla gente, incarnandone sogni e speranze, facendosi ora momento di evasione ora simbolo di lotta. Perché all'obiezione "E' solo calcio, Suter". Fergus risponde: "No, è molto più di questo per me".