"A come atrocità, doppia T come terremoto e traggedia, I come ira di Dio, L come laco di sangue e A come adesso vengo e ti sfascio le corna!". Scena cult del cinema italiano nella quale l'unno Attila, dal marcato accento "terruncello", tipico di Diego Abatantuono, elargiva dettagliate informazioni circa le proprie generalità. Un omaggio personale, su questa falsariga, è da tributare a colui il quale ha indossato la numero "10" bianconera, due stagioni dopo l'addio di Del Piero, senza sentire il peso evocato dalle gesta dei suoi predecessori. Il barbaro sudamericano,  pur avendo l'appellativo di "Apache", rassomiglia per carnagione e ferocia al personaggio storico scimmiottato da Abatantuono. Egli risponde al nome di Carlos Alberto Martinez Tevez, proveniente da uno dei quartieri più malfamati di Buenos Aires, meglio conosciuto come "Fuerte Apache".

T come Trascinatore

Tevez, in due anni di Juve, conquista i suoi nuovi tifosi a colpi di giocate sontuose, degne dei migliori fantasisti bianconeri. Ciò che lo differenzia dal resto dei compagni è quell'innata capacità di reggere sulle spalle il peso della squadra e di trascinarla, a suon di gol e assist, verso il massimo risultato. A Torino consegue 2 scudetti, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana, per un totale di 50 gol in un biennio. Non male per uno che, qualche anno primo, era dato per bollito, nonché accompagnato dalla nomea di bad boy. El Diez trascina la Signora nell'anno dei 102 punti, mettendo a segno anche una tripletta contro il Sassuolo. Con l'arrivo di Allegri, Tevez è un bandito che vaga per il campo, senza posizione fissa, facendo tremare le retroguardie avversarie fra l'Italia e, in tal caso anche l'Europa. Partner d'attacco iniziale è Fernando Llorente, il quale, successivamente, si calerà in una staffetta tutta ispanica condivisa con Alvaro Morata, il tutto fra una scorribanda e l'altra del fantasista argentino. Da vedere e rivedere il gol al Milan, anno 2014, sintesi delle sue grandi doti atletico-balistiche: bucando i rossoneri, centralmente, esplode il destro...traversa...rete.

Doppia E come Europa ed Esultanze

Giunto in bianconero, condivide una grande ossessione con la Goeba: l'Europa. Non segna in campo europeo da oltre 5 anni, record poco lusinghiero per cotanta grandezza. Digiuno interrotto in un Benfica-Juve del 24 Aprile 2014, semifinale di Europa League, persa 2-1. Allegri cambia il volto della Juve nella Champions successiva, tanto da stuzzicare il languore dell'Apache, in grado di azzannare, per ben 3 occasioni, il malcapitato Malmo, durante la fase a gironi. La fase a eliminazione diretta è depositaria delle giocate migliori del Tevez in versione europea. 3 gol al Dortmund (il secondo dei quali, in terra tedesca, è un'opera d'arte in movimento), 1 gol al Real su calcio di rigore, rendimento alle stelle, dunque e svariati assist per i compagni. Epilogo poco felice, in quel di Berlino, nel quale l'argentino incide poco o niente, nonostante la respinta corta di Ter Stegen, su un suo diagonale, originasse il pareggio di Morata.

Certi luoghi te li porti dentro e Tevez non è da meno. Dopo ogni marcatura, l'argentino solleva la t-shirt, sulla quale è impresso il nome di uno dei quartieri della capitale albiceleste. "El Congo", "La Palito", senza nulla togliere al già citato "Fuerte Apache", sono ricordi indelebili, appartenenti al bagaglio dell'esistenza del fantasista. Esultanze anche dedicate alla prole. Il robot mimato dopo la doppietta al Malmo o il ciuccio estratto dai pantaloncini pochi secondi dopo il gol al Milan, gli esempi più rilevanti. Esultanza è sinonimo di famiglia, un cordone ombelicale al quale si aggrappa, per amplificare la gioia del momento.

V come Velocità

Che sia di gamba o di pensiero, poco importa. Il concetto è molto più semplice di quanto si possa credere. Tevez è un mix esplosivo fra tecnica, tiro e, soprattutto, velocità. In grado, come pochi, di smarcarsi e di smarcare i compagni con i tempi giusti. Capace di sfondare le trincee avversarie con rapide accelerazioni e repentini movimenti da togliere il respiro. Il gol al Parma, partendo dalla metà campo bianconera, evidenzia le doti uniche di Carlitos, nella cui ottica il rivale non è ostacolo insormontabile, bensì birillo da superare in scioltezza. Senza tralasciare, allo stesso modo, il rovesciamento di fronte, guidato proprio dall'Apache, contro il Real, sempre a velocità supersonica, attraverso il quale la Juve ha conquistato un penalty, trasformato poi dal Diez. Conte e Allegri sentitamente ringraziano.

Z come Zero Rimpianti

Il divorzio tra Tevez e la Juve è stato indolore. Una normale separazione tra un club che gli ha dato tanto, nel corso della sua ultima stagione in Europa e un giocatore in grado di ricambiare questo affetto, a furia di prestazioni e trofei conseguiti. Tornato al Boca, con intermezzo cinese, ha continuato a segnare, perdendo, tuttavia quella forma e quegli stimoli che solo la Juve è in grado di fornire. Probabilmente anche il fisico ha risentito degli sforzi profusi sul campo, specie nel corso della seconda stagione, quando gli incontri stagionali, visto il cammino europeo, hanno toccato, quasi, quota 60 partite. Non poche, considerata l'età dell'Apache, all'epoca trentunenne, seppur ancora dai ritmi forsennati. L'affare-Tevez ha portato in dote la classe e il talento cristallino di Bentancur, molto apprezzati da Max Allegri.

Tevez, argentino e angelo dalla faccia sporca come quel Cabezòn di Omar Sivori, è stato, finora, il miglior successore di Alex, numeri e prestazioni alla mano, molto più di quanto abbiano inciso, con la 10 sulle spalle, Pogba e Dybala. Carlitos, approdato in bianconero per una decina di milioni, verrà ricordato come uno dei calciatori più talentuosi che la Juve abbia mai avuto, sebbene la sua esperienza abbia avuto la durata di un biennio. Grinta, carattere, cuore, determinazione e molto altro scolpiscono l'immagine del Diez nelle nostre menti. Così diverso dai vari Platini, Baggio, Del Piero, eppure così simile per doti atletiche e colpi di genio