Ci risiamo, la disputa tra allenatori tattici e allenatori motivatori torna di moda, e a tirare in ballo la questione non sono stati personaggi a caso, ma allenatori e giocatori del calibro di Max Allegri, Cristiano Ronaldo e Jurghen Klopp.
I due allenatori e il campione portoghese, a pochi giorni di distanza, nelle classiche interviste di fine anno, tra una vacanza e un premio da ritirare, hanno esposto il loro pensiero in merito a come loro intendono e vedono il calcio, e così la discussione si riapre.

Tendenzialmente le filosofie calcistiche si dividono in due grandi filoni
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Il filone tattico, dove gente del calibro di Sacchi, Guardiola, Sarri fanno degli schemi tattici, dei moduli di gioco, la loro base calcistica da portare in dote, e il filone dei grandi motivatori. Dove troviamo personaggi come Ferguson, Mourinho, Conte, che fanno della gestione mentale e della carica agonistica il loro credo, ovviamente mettendoci anche una parte tattica, ma certamente non esasperata come gli altri. Allegri, intervisto negli USA, ha ribadito il suo concetto, per il quale in Italia c'è troppo tatticismo e che a questi giocatori non puoi insegnare nulla, ma devi essere bravo a metterli nelle condizioni ideali di giocare e saperli caricare e gestire mentalmente. Klopp, premiato a Dubai come miglior allenatore del 2019, ammette di aver lavorato molto sotto l'aspetto mentale ed emotivo sui suoi giocatori, riuscendo a tirare fuori il meglio da loro e di aver avuto molta più applicazione da parte loro.
Lo stesso Ronaldo, parlando di un ipotetico futuro da allenatore, ha dichiarato che lui sarebbe un allenatore più motivatore che tattico.

Personalmente non ho una preferenza assoluta per un'idea o l'altra, credo che entrambi i modi di intendere il calcio, se fatti bene alla fine portino a grandi risultati, e che alla fine la differenza in campo la fanno i campioni che si ha o meno la possibilità di schierare.
Sacchi, che incanto' il mondo con la sua innovazione, ebbe la fortuna di avere un presidente come Berlusconi, quel Berlusconi, che gli allesti' una squadra incredibile, fatta di campioni adatti alla sua idea di gioco, ma poi comunque quel Milan continuo' a vincere tutto anche con Capello e Ancelotti, a dimostrazione che i grandi campioni che il Milan riusciva ad avere in squadra, alla fine facevano sempre e comunque la differenza. Il Milan di Sacchi ha avuto bisogno di tempo e di un lavoro certosino e anche un po di fortuna, nel trovare quella rosa, gli altri hanno gestito una rosa stellare e hanno comunque dominato l'Europa.
Guardiola idem, al Barcellona creo' la sua creatura, grazie anche a gente come Iniesta, Xavi, Messi e il resto, poi il Barcellona continuò a vincere, lui no, nonostante sia andato in società comunque ricche e che gli hanno messo a disposizione i giocatori da lui voluti.
Mourinho non ha mai avuto una filosofia calcistica particolare, di lui certamente non ci si ricorda di come giocava, ma sicuramente ci si ricorda del carisma e della grinta che sapeva infondere ai suoi ragazzi, fino a farli diventare dei veri e propri "seguaci" pronti a tutto per lui.
Così come per Conte, che ovviamente manca ancora di spessore europeo, ma dal punto di vista del carisma e della carica e di saper portare oltre i limiti i suoi giocatori, non è secondo a nessuno.
Klopp, beh, è sotto gli occhi di tutti il suo enorme lavoro, forse uno dei pochi a coniugare bene le due filosofie, comunque quella della carica agonistica e del motivatore.
Sarri, invece, capace di far esprimere alle sue squadre un calcio brillante, propositivo, se non attrezzato al meglio fatica ad imporsi caratterialmente e nella gestione mentale della squadra.

Insomma ne abbiamo per tutti i gusti. Allenatori vincenti, allenatori tattici, il mix perfetto sarebbe tattici e vincenti, ma non si può avere tutto dalla vita. Resta il fatto che il giudizio generale su un allenatore dipende, quasi esclusivamente, dai risultati. Difficilmente ci si ricorda di un allenatore che gioca un buon calcio ma che non abbia vinto nulla, a meno che non si tratti di una realtà di provincia.
Di Zidane, vincitore di tre Champions, ci si ricorderà per sempre anche se in realtà, quel Real Madrid giocava praticamente da solo.

Le grandi squadre le fanno le società, quando hanno capacità oppure quando si mettono al servizio di un allenatore e lo assecondando nelle sue caratteristiche. Personalmente un progetto di lavoro di cinque anni, oggi, senza alcun dubbio, lo affiderei a Jurgen Klopp.