Mentre il Governo Italiano prendeva drastici provvedimenti, nel tentativo di sconfiggere questo virus mortale, estendendo la zona rossa a tutta la penisola, isole comprese e decretando lo stop anche del campionato di calcio fino al 3 aprile, nel tentativo di dare un segnale forte ed invitando tutti i cittadini ad essere responsabili, restando in casa, il Presidente del Milan, Paolo Scaroni, generalmente taciturno, rilasciava un'intervista che per i tifosi rossoneri aveva la stessa importanza delle parole dette nella notte da Conte. 

Un segnale chiaro, o peggio, un avvertimento a tutti quei tifosi milanisti che, come me, gradirebbero l'allontanamento di Gazidis ed una dirigenza più snella e possibilmente meno straniera, che la proprietà, il Fondo Elliot, ha piena fiducia nell'amministratore sudafricano e pretende che l'obiettivo primario, l'abbassamento delle spese, venga concretizzato.  
Mettiamoci quindi il cuore in pace, si va avanti con Ivan.

Dal suo ruolo istituzionale ha esposto le lodi di ciò che è stato fatto, evidenziando che la proprietà ha speso tanto, logicamente senza specificare che ha speso male e in proporzione più per dirigenti che per calciatori, ribadendo un concetto, già espresso in passato, che il Milan senza l'intervento del Fondo si sarebbe iscritto alla serie D. In molti dubitano che ciò sia vero, per primo il Cavaliere che espresse forbite critiche, anche perchè c'erano altre cordate pronte ad acquisire la società. Ha preso le distanze da Boban, augurandosi che Maldini possa restare, lasciando incertezza sia sull'arrivo del "mago tedesco" che sulla conferma di Mister Pioli e concludendo che sarà Gazidis (non l'area tecnica) a valutare se gli ingaggi di Donnarumma e Ibra, possano essere sostenibili per la Società Milan.

Scaroni e Gazidis, confermano, più del simbolico: "il Milan è dei tifosi", due realtà: 1- La totale diversità di opinione con la tifoseria, sulle strategie da concretizzare. 2- Il persistere nell'utilizzo di un linguaggio "politichese", vago e sempre interpretabile.

Probabilmente è più dannoso il secondo del primo, perchè insistere su vane promesse, dire una cosa e fare l'opposto, ha solo l'effetto di aumentare la sfiducia della tifoseria e creare divisioni e spaccature. Siamo in molti a ritenere sbagliata la filosofia del risparmio, altre sono le strade da percorrere, ma Noi non siamo la proprietà, siamo semplici tifosi. La cosa però che chiediamo, in modo educato è che se il percorso che si vuole intraprendere comprende la cessione di giocatori come Donnarumma, Romagnoli, Theo o altri, dopo due anni nei quali si è garantito, sempre, il sostegno a squadra e proprietà, si abbia la compiacenza di esporre obiettivi e strategie, rendendoci partecipi delle capacità manageriali di chi si impegnerà per riportare il Milan al ruolo che gli spetta.

In un calcio in continua evoluzione, anche per protestare bisogna affidarsi a strategie innovative. Se in passato erano le curve, attraverso gli striscioni, ad essere voce e cuore di tutto il popolo rossonero, ora le limitazioni e i provvedimenti di ordine pubblico (allontanamento dallo stadio e firma obbligata in questura) non lasciano molto spazio a rimostranze, consigliando altre soluzioni e più partecipazione.

Un vecchio allenatore diceva: "prima scelgo l'uomo e poi il calciatore", una frase sempre attuale che possiamo mettere in pratica in tutti i settori. Boban ha il grande merito di averci messo la faccia, di aver parlato chiaro, da Dirigente, ma con la passione del tifoso, venendo allontanato. Ricordiamoci di questa decisione, se poi Rangnick non arrivasse, avrà avuto il merito di aver bloccato l'operazione, mentre se arrivasse avremo la certezza che: CHIEDIAMO FATTI, NON VANE PROMESSE.