Il fischio finale che ha chiuso il derby di Coppa Italia è stato anche il fischio di inizio di una specie di Telethon mediatica. Tutti sono corsi in aiuto dello sciagurato signor Valeri, la cui gestione disciplinare del match è stata, a dir poco, insensata. La campagna di solidarietà pro-Valeri è un tentativo di salvare la faccia del calcio italiano e anche dell'Inter, figlio adottivo dei critici calcistici. La critica si è abituata a dire che l’Inter è forte (e lo è, nessuno qui lo nega), quindi la Beneamata deve essere sempre super, anche quando non necessariamente è stata super, in base a quel paradosso enunciato da Petrolini nei panni di Nerone: “Quando la gente si abitua dire che sei bravo, anche se non fai niente, sei bravo lo stesso.”. La papocchia arbitrale non deve apparire evidente, come ai tempi in cui si faceva sposare la ragazza disonorata al sagrestano per occultare che il pargolo in grembo era il c.d. figlio del peccato. E per quanto Zlatan Ibrahimovic possa essere stato avventato (e lo è stato), non è con lui (o principalmente con lui) che i milanisti devono prendersela, anche se la Telethon sta cercando di far loro credere il contrario. Se così fosse, bisognerebbe non arrestare il borsaiolo che sfila un portafogli in metropolitana, solo perché il proprietario lo portava nella tasca posteriore dei pantaloni. La gara di solidarietà con l'arbitro è, in un certo senso, peggiore dell'arbitraggio di quest'ultimo e palesa l'imbarazzo generale verso una direzione di gara scriteriata a senso unico.

Il problema non è stato il risultato in quanto tale, perché nella vita, quindi anche nel calcio, si può vincere e si può perdere per tanti motivi. Spesso, poi, si perde per situazioni imprevedibili e impreviste che indirizzano il corso degli eventi. Al 58' il Milan conduceva 0-1 un match difficile, con l'Inter che stava forzando per pareggiare e il Milan che si difendeva. Mancavano 32' alla fine, più il recupero, quindi la partita era tutta da giocare e poteva prendere qualsiasi piega. Ma restava da giocare. Non mi sarei stupito se l'Inter avesse pareggiato e rimesso in discussione tutto, ma non aveva pareggiato e non aveva ancora messo in discussione niente. Questo poteva essere, e forse sarebbe stato, uno sviluppo naturale della gara, ma non doveva verificarsi con l'interferenza del signor Valeri, che aveva già diretto un derby disastroso, sempre a favore dei nerazzurri, nel 2012, così come aveva diretto una contestatissima semifinale di Coppa Italia della scorsa stagione (rigore al 92' per la Juventus, coi rossoneri in inferiorità numerica e squalifiche pesanti in vista del ritorno). Basta che ripassiate con me quello che è accaduto ieri sera dal 44' al 58' e vi renderete meglio conto che gli avvenimenti non sono quelli musicati dalle serenate e dalle ninne nanne.

Sul finire del primo tempo, Romagnoli spinge Lukaku che va giù e l'arbitro fischia il calcio di punizione in attacco per l'Inter, una situazione quasi ordinaria. Il belga però inizia a inseguire e spintonare Romagnoli senza che Valeri, imperturbabile come una statua di sale, intervenga per dare quello che sarebbe l'inevitabile cartellino. E quel cartellino renderebbe improbabili gli eventi successivi. Incoraggiato, tuttavia, dall'indifferenza del direttore di gara, Lukaku continua la sceneggiata e spintona anche il connazionale Saelemaekers, che sta solo cercando di calmarlo. A questo punto Ibra, avventato non lo si discute, provoca Lukaku e i due vengono a contatto, prendendo un giusto cartellino a testa. Tuttavia, anche ammettendo che l'episodio si verificherebbe lo stesso con Lukaku già ammonito, questa seconda ammonizione decreterebbe l'espulsione di Lukaku e l'inferiorità numerica dei nerazzurri... l’inferiorità numerica dei nerazzurri, non dei rossoneri. Ma accade di più, perché Valeri scappa negli spogliatoi ed evita di vedere che Lukaku continua ad agitarsi, così come Ibra che risponde a tono. In questa maniera evita di prendere provvedimenti a carico di entrambi... a carico di entrambi, con le squadre che restano in parità numerica. Pioli, poi, commette un errore esiziale ovvero non sostituisce Ibra nell'intervallo, quando è evidente che la partita sta diventando rischiosa per lo svedese. Infatti al 58', per un contrasto di gioco banale, il primo o forse il secondo fallo del giocatore, Valeri diventa, per improvvisa ispirazione divina, un inflessibile Mr. Tolleranza-0 e tira fuori il secondo cartellino. Quello che la campagna di solidarietà pro-Valeri non vi dirà mai è che il regolamento non prevede che a ogni fallo segua di necessità un cartellino, perché altrimenti le squadre finirebbero senza il numero legale di giocatori per proseguire la partita. Il seguito è, in fondo, normale amministrazione avvenuta a frittata fatta e servita.

Il Milan ha sbagliato nel demoralizzarsi presto, ma questo non assolve Valeri, i cui precedenti dicono che, quando vede la maglia del Milan, perde del tutto la serenità. Non so cosa passi nella testa di quel signore quando vede i colori rossoneri, ma il giudizio ne resta obnubilato. Dando per scontata la sua buona fede, e vorrei vedere il contrario scusatemi, di certo non è assolvibile chi, pur sapendo che Valeri perde la trebisonda con il Diavolo, si diverte a designarlo mettendo in crisi non solo lui, cosa di cui ai milanisti non può fregà de meno, ma anche il Milan. L'ho visto arbitrare altre squadre e ha stoffa, allora se ne vada elegantemente a dirigere dove riesce a comportarsi da arbitro degno di tal nome, perché ne ha i mezzi. Non venga più a distruggere il lavoro del Milan. E non è assolvibile chi, penna o microfono alla mano, si comporta come il giudice che spedisce Pinocchio in cella, perché il poveretto ha la colpa di essere stato derubato. C’è un limite, come in tutte le cose, che non si può superare.

Quelli che ho esposto sono fatti, riscontrabili vedendo la partita. Sappiamo che la stagione andrà avanti così fino alla fine. Quando il Milan farà bene, lo farà nell'indifferenza generale o al massimo si sentirà dire "Bravi ma...". Quando, poi, le cose andranno male, allora la colpa sarà esclusivamente sua. Non si può cambiare l'inevitabile, ma resta un atteggiamento brutto e, visto che nessuno, sua sponte, si vergogna di questo, che almeno gli si chieda di farlo, no? Le cocu, il becco, di una canzone di Georges Brassens, si vantava almeno di non aver mai invitato a pranzo i ganzi della moglie, perché oltre che becco non ci teneva a essere un Amfitrione.

Ibrahimovic è stato avventato, certo, e nessuno lo nega. Non aveva alcun motivo di andare a litigare con Lukaku, che appariva su di giri. Ma più di lui, dopo l'arbitro, ha sbagliato lo stesso Pioli, perché un allenatore reattivo avrebbe dovuto sostituire il giocatore appena rientrato negli spogliatoi, eppure non lo ha fatto. Il rischio è che  il tecnico milanista sia entrato in una di quelle fasi psicologiche tipiche delle sue seconde annate in una società. E' paralizzato, in quanto non sa come sostituire i giocatori di raccordo fra reparto arretrato e avanzato: Chala e Bennacer. E' paralizzato, lo ripeto, perché sta aspettando il recupero degli interessati, ma la paresi gli impedisce di cercare soluzioni diverse dalle peggiori. La peggiore di tutte è Diaz al centro senza mezze ali con cui dialogare, in quanto la squadra si sfilaccia del tutto. Il ragazzo gioca pochi palloni, anche se influenza gli osservatori più superficiali giocando bene quei pochi, in quanto in assoluto sa giocare. Non dico che sia facile sostituire Chala e Bennacer, ma la soluzione con Diaz interno destro e un altro giocatore interno sinistro era la migliore, anche se comportava il sacrificio di una punta. E' stata abbandonata, forse per non rinunciare a un attaccante, ma che ti serve avere più punte, se dietro la squadra ti si allunga?

L’Inter è forte, come ho scritto su, e nessuno lo nega. Il vantaggio dei rossoneri era merito anche di Tatarusanu, in grande spolvero, che nel primo tempo aveva respinto di piedi una conclusione ravvicinata, un po’ come faceva Zoff, ai suoi tempi (e non è poco). Forse l’Inter vincerà il campionato e gli improvvisi turbamenti psicologici di Pioli potrebbero darle una mano. Ma lasciate che lo vinca e dimostri la sua forza da sé, come che il Milan dimostri i suoi limiti da sé. Accà nisciuno è fesso e, chiarito ciò, fate i vostri porci comodi, tanto nessuno ve lo può impedire e meno che mai il sottoscritto!