“Mi chiamo Alessandro Del Piero e gioco a calcio. Tutti i miei sogni di bambino si sono avverati: sono una persona fortunata, felice e privilegiata perché la mia passione è diventata la mia vita e il mio mestiere, non credo che a un uomo possa toccare una sorte migliore.” Basterebbe questa frase per spiegare ai più e a chi non ha avuto la fortuna di vederlo giocare, chi è Alessandro Del Piero. Un signore (nel vero senso della parola) con la palla fra i piedi. Mai una parola fuori posto, mai una polemica perché è giusto dirlo: “signori non si diventa…”.

Il nove novembre del 1974 nasce a Conegliano, ma cresce a Saccon, frazione del vicino comune di San Vendemiano. Suo papà Gino lavora all’Enel, sua mamma è casalinga. Il campione racconta della sua famiglia sempre con nostalgia e affetto: “Sono fiero di mio padre che si spaccò la schiena come elettricista, e di mia madre che avrà lavato per terra in tutte le case di Conegliano.”
A 16 anni debutta con la maglia del Padova in Serie B, l’anno dopo grazie a Giampiero Boniperti, è alla Juve. E ben presto diventa “Pinturicchio” per le sue pennellate in campo e per il famoso “gol alla Del Piero”, al quale Insigne si è ispirato per il moderno “tiragir”. Nel 95 conquista la nazionale, nel 96 l’Europa e poi il Mondo.

Alex Del Piero è l’uomo, prima del campione. Colui che ha sposato una sola causa, anche in Serie B, perché “un cavaliere non abbandona mai la sua signora”. Colui che ci ha fatto esultare nel 2006 al grido di “andiamo a Berlino”. L’unico campione capace di firmare il suo primo e ultimo contratto “in bianco” e mettersi da parte quando la società lo ha richiesto.
“In tutto questo tempo ho cercato di essere il miglior calciatore possibile, e una brava persona. A volte ci sono riuscito, altre volte no, ma la cosa più importante è continuare ad esserlo”.

Caro Alex, dobbiamo dirtelo: ci sei riuscito alla grande.
Tanti auguri immenso capitano per i tuoi 47 anni.