Da settimane sostengo che l’unica speranza che abbiamo, non dico di agguantare il quarto posto, ma di portare a termine un campionato dignitoso, risiede nel fatto che i potenziali sei nuovi acquisti partano titolari fissi e segnino una netta discontinuità rispetto agli scorsi anni.

La partita contro il Benfica, discretamente giocata, me lo ha definitivamente confermato: preferisco rischiare dalla prima giornata i nuovi che rivedere in campo tutto l’anno Rodriguez, Biglia, Calhanoglu, Suso, Castillejo ed il volenteroso Borini (migliore del Milan ieri sera).

La sconfitta non meritata racconta di una squadra che ha mostrato tanta buona volontà nell’assimilare gli schemi di Giampaolo ma, non si può pretendere una decorosa esecuzione della Nona di Beethoven se l’orchestra è composta da una banda di paese.

Suso non è un trequartista e non ha voglia di farlo. Castillejo non è una seconda punta, Rodriguez non è un terzino che non sappia far altro che tornare all’indietro. Biglia tanti anni fa era un regista. Calhanoglu fa un mestiere diverso da quello del calciatore. Nessuno di questi oggi può giocare in serie A e quindi nessuno di loro può dare una mano a questa squadra a tornare ad essere tale.

Francamente ho rivisto in questi interpreti gli stessi profili mediocri di sempre: inutile accanirsi ed insistere perché hanno avuto mesi e mesi di chanches e non le hanno mai sfruttate per il semplice motivo che non ne hanno i mezzi ed insistendo a puntare su di loro il buon tecnico abruzzese rischia di fare delle figure barbine che vanno oltre al suo impegno indiscutibile di dare a questo gruppo un vero gioco.

Si ripete comunque il triste spartito delle scorse stagioni: un Milan a tratti anche buono, che non sa andare in gol e, quando lo subisce, non ha la più pallida idea di quale sia la parte esatta verso la quale girarsi.

Altro dato allarmante: un undici che manca clamorosamente di centimetri e potenza fisica. Per fare uno spiacevolissimo paragone coi cugini, in squadra ci scordiamo le caratteristiche fisiche di Skriniar, o di De Vrji e a questa clamorosa lacuna sembra si sia posto rimedio col solo Duarte.

Prego, pertanto, che le firme dei Bennacer, dei Correa, così come quelle di Leao o Duarte stesso, arrivino davvero in fretta perché metà di questi effettivi non è più il caso che indossino questa maglia.

E a vincere sono sempre gli altri.