Il dado è tratto, quindi non si può più tornare indietro. La Juventus ed il Real Madrid si sono schierati contro la "governance" del calcio europeo e mondiale per promuovere una nuova competizione che avrebbe anche il beneplacito di sponsor importanti, tra i quali J. P. Morgan, una delle quattro big bank del mondo, forse la più grande, con sede a New York. L'adesione iniziale di Juventus, Milan e Inter da parte italiana, e di altri grossi club inglesi, spagnoli e francesi, ha subito stimolato una forte discussione sui meriti e le opportunità di cambiare il calcio in un nuovo rapporto di forza tra federazioni, UEFA e la stessa FIFA. 

Il gruppo iniziale si sta faldando, soprattutto dopo le minacce di Ceferin, Presidente Uefa, Infantino, Presidente Fifa e molti capi di governo, che non si occupano mai di calcio, se non quando si viene a toccare qualche loro "amico". Le esternazioni di Draghi, Johnson e Macron sono state di pieno appoggio all'Establishment attuale, minacciando anche provvedimenti interni. Il solo governo spagnolo ha risposto duramente all'Uefa, minacciando azioni legali e politiche in caso di provvedimenti estremi volti a penalizzare le formazioni iberiche. Personalmente considero le azioni dei leader nazionali come un'ingerenza non opportuna nella discussione in corso. Ognuno dovrebbe controllare la parte politica di competenza, o almeno, informarsi e capire cosa realmente si sta sottoponendo all'attenzione dei club e delle federazioni europee. In questa situazione pandemica le società calcistiche hanno patito enormi perdite finanziarie, e non sembra che gli stati vogliano "ristorare" il movimento calcistico, e se  succede, si tratta di briciole non adeguate a salvare le società. Se alcune società, in nome dell'iniziativa commerciale e imprenditoriale, cercano di trovare risorse ed anzi uscire dallo stallo economico nel quale versano, si dovrebbe considerare la questione in un ottica di rinnovamento e superamento della crisi ormai irreversibile. E mi riferisco anche alla cecità con la quale alcuni governi hanno concesso a molte società di calcio di essere la preda di avventurieri provenienti da zone prevalentemente poco esperte di calcio, ma molto esperte di riciclaggio di denaro e di attività commerciali scorrette. E questo vale sia per i Governi nazionali che per i Governi calcistici. Le regole che si erano date a tutti i partecipanti sono spesso state aggirate, trascinando alcune società ad una concorrenza impossibile, se non aumentando le spese e sperando in ritorni commerciali e di immagine. Il famoso Fair Play finanziario è stato spesso aggirato, e le sanzioni comminate si sono rivelate assolutamente ridicole, aumentando nei responsabili la consapevolezza che tutto è permesso: basta avere soldi. Ma soprattutto sono le cariche ricoperte da alcuni membri di federazioni europee che gridano vendetta. Ricordiamo quello che hanno fatto a Platini, letteralmente fatto fuori dalla presidenza Uefa per alcune iniziative e rapporti tenuti con Blatter, quindi costretto alle dimissioni con l'indice della vergogna, per poi vedere che il processo giudiziario al quale è stato sottoposto, lo scagionava da ogni responsabilità. Ma coloro che l'hanno "silurato", erano presenti durante la presidenza Blatter, e tutti conniventi con il "grande capo". Ma il colpo di stato era già compiuto, e sappiamo che nel calcio un sospetto, anche calunnioso, vale più di una sentenza.

Le poltrone erano state occupate, e quindi non c'era più spazio per le recriminazioni, e contro un muro tirato su con tale forza, Platini non poteva avere giustizia. Ed oggi, vedendo traballare la poltrona, quegli stessi Soloni del calcio, si arrogano il diritto di non accettare un nuovo corso commerciale, e soprattutto necessario per salvare tutto lo sport, che oggi ha bisogno di una nuova dimensione commerciale, e capitali freschi, e non le briciole che l'Uefa distribuisce come le"brioches di Antonietta".
Ma slegando un attimo il discorso, si devono considerare tutte le ambiguità emerse durante gli ultimi anni di reggenza Ceferin. In primo luogo, la questione arbitrale. Sappiamo che in Europa in realtà comanda la Germania, e se guardiamo tutte le partite, un arbitro, in caso di dubbio non danneggia mai una squadra tedesca, mentre le squadre italiane(non solo la Juventus) si trovano sempre con qualche arbitro di traverso nel momento in cui si arriva a potere vincere qualcosa. E immettiamoci la questione doping, quanti giocatori sono stati realmente perseguiti per uso di sostanze dopanti? Forse qualche sfortunato turco, o greco, ma mai un giocatore di grandi club tedeschi, spagnoli o inglesi. Ricordo che l'ultima finale giocata dalla Juventus contro il Real Madrid era stato trovato positivo a sostanze dopanti un giocatore del Real, ma per l'occasione, finì tutto a tarallucci e vino. Mi immagino se fosse capitato ad un Cuadrado o Manczukic, si sarebbero spalancate le porte dell'Inferno. La Wada ha recentemente fatto una pessima figura contro il nostro Schwazer podista che si, aveva già sbagliato una volta, ma che poi non aveva più fatto uso di sostanze dopanti, eppure è stato perseguito ancora con metodi da "Gestapo", e con tutta una serie di mancanze incredibili, lesive della garanzia dovuta ad ogni indagato, prestandosi a manipolazioni illogiche delle analisi. Eppure costoro insistono sulle loro tesi, anche se è in atto un procedimento della Procura di Bolzano, che ha rilevato le ingiustizie e porterà alla sbarra alcuni di questi signori poco trasperenti nella loro attività.  Questo ci deve fare pensare che in Europa, più che gli interessi "decoubertiani"si perseguano interessi di potere e di soldi.

Ma torniamo alle vicende calcistiche. Si sa che oggi la pandemìa ha creato molti nuovi poveri e depresso le nostre economie, compreso le attività sportive, e non solo calcistiche. E' necessario fare un tentativo per risolvere la questione senza creare nuove vittime ma anzi, rimpinguare le casse di tutti, comprese le squadre che oggi si sentono escluse. La preoccupazione, sia per le normali aziende che per le società professionistiche, sono i costi fissi, quelli che non si possono evitare, e che con una gestione normale di flussi monetari e di marketing, potevano generare un investimento, ma oggi si tratta solo di costi. E non si faccia la morale alle società che hanno speso troppo per i giocatori, perchè è da quando esiste il calcio che assistiamo sempre a nuove corse verso l'alto di acquisti ed ingaggi. Il Napoli negli anni cinquanta comprò un certo Jeppson, ad una cifra folle per i tempi, e fu coniato il detto" E' caduto il Banco di Napoli", banca del meridione, che comunque nulla aveva a che fare con l'operazione. L'acquisto negli anni sessanta di Beppe Savoldi, da parte del Napoli, costo due miliardi di lire, fece gridare ad altro scandalo. Ma non si torna mai indietro, e quelle cifre che allora facevano sensazione, oggi si considerano inezie. il Paris Saint Germain compra Neymar per oltre trecento milioni di euro, ai quali vanno aggiunte commissioni e prebende varie ad agenti e sub agenti(compreso il padre di Neymar)solo per considerare lo stato attuale.
E qui verifichiamo un  altro "casus belli": i procuratori. I procuratori si aggiravano già nell'ambiente calcistico fin dagli anni sessanta, ma dal 1995, con la sentenza Bosman, acquistano poco alla volta un potere enorme. E potere vuol dire soldi, sempre più soldi a procuratori e soggetti che circondano le stanze dell'Uefa, senza mai riuscire a diminuirne il potere ed il salasso che esercitano a società e calciatori. A volte proprio delle spade di Damocle sul capo di società, che pur di non perdere un giocatore non ancora ammortizzato nei costi, devono sottostare ai ricatti dei  procuratori. Insomma, le regole comuni devono essere riviste, altrimenti non ci si salva più. 

Oggi l'iniziativa della Juventus e delle consociate deve essere compresa in un nuovo modo di considerare il marketing calcistico, dove i soldi non li deve gestire solo l'Uefa, ma ogni società, avendo un budget che permette di partecipare alle competizioni senza doversi indebitare o dovere  sempre vincere per attingere ai premi necessari per continuare l'attività. Sappiamo che se si vuole vincere bisogna comprare i giocatori più forti, e senza soldi, non si compra, se poi ti trovi anche la classe arbitrale contro, allora sai già che sei nella rosa dei perdenti. Ci vogliono nuove regole, dove un arbitro se c'è la tecnologia deve obbligatoriamente usarla, si veda nel Rugby, non c'è mai una discussione, perchè ogni decisione viene ponderata collettivamente dal collegio arbitrale, e non da un solo "autocrate" che può manipolare a piacimento. 

Sono convinto che prima o poi le parti in causa si metteranno d'accordo, perchè i soldi che Agnelli e Perez apportano in capitali all'associazione nascente, non si possono perdere per strada, e quando si tratta della "vil pecunia" prima o poi gli accordi si trovano, magari con concessioni per gli uni e gli altri.
Il mondo non cambierà mai. Alla prossima.