Come tutti i 4 di maggio anche quest’anno sono stati letti i nomi degli invincibili scolpiti nella lapide di Superga. A pronunciarli, uno per uno, per la prima volta, è stato il Presidente Urbano Cairo, in mancanza del capitano Belotti che non ha potuto salire al colle.

La lettura è stata ferma e chiara. Le parole che hanno seguito, accorate e meste, tradivano una certa emozione. Il Presidente ha onorato tutte le vittime della catastrofe. Bravo Presidente, quando leggeva i nomi sulla lapide, tutti noi li scandivamo nella mente con lei. Ha trattenuto la commozione, e forse avvertito il senso della tragedia. Credo che molti mi capiscano: avvertire il senso di quel dramma non significa andare a portare un mazzo di fiori a Superga, o al cimitero, significa, in un giorno della propria vita, comprendere nell’intimo che cosa accadde, in quell’attimo alle 17,03, e da allora il 4 di maggio prenderà un altro significato.

Bandiere, striscioni, gagliardetti, i giornali, tutti parliamo di quell’evento, ma io credo che il Presidente Cairo, oggi abbia avvertito l’enormità di quella catastrofe che investì non solo il Torino, non solo Torino, ma tutta l’Italia.  Percepire il senso di quella tragedia è un qualcosa di intimo, non spiegabile a parole.

Personalmente lo provai il 4 di maggio 2019, di fronte alla Tomba del Grande Torino, profondamente in un momento surreale, unico. Oggi, il 4 di maggio non è soltanto una data storica, ma è un giorno della memoria di quella squadra così forte, che sportivamente rappresentava tutta l’Italia, fatta da uomini che sapevano far gioire con le loro prodezze tutto il mondo dello sport, che con ogni goals diedero una carezza ad ogni spettatore, facendo dimenticare per un attimo gli affanni che ciascuno viveva in quell’epoca.

Sono stato a lungo indeciso, poi ho pensato di rendere pubblico un mio scritto : credo possa rendere  l’dea del senso della situazione dolorosa in cui mi trovai io, un 4 di maggio di fronte alla Tomba degli Invincibili.

Il silenzio degli Invincibili

 

Ammutolito,

osservo a lungo

quel Tempio di lastre

 in pietra e marmo,

alla luce di un tramonto.

 

L’epigrafe di ogni pietra

sembra protendere

un Nome

a ricordar la persona,

un Cognome ad

acclamare il Campione.

 

Valentino, Valentino ….

Capitan Mazzola,

Perché più di altre la tua pietra

viene verso di me?

Solleva le maniche della tua maglia,

scatena il quarto d’ ora granata!

 

Maroso, “Virgilio il cit”,

sbalordisci l’ala avversaria

con magiche finte e dribbling …

 

Cosa mi sussurrate adesso,

in questo silenzio impenetrabile?

Forse è l’ora di comprendere

 l’ineluttabile verità?

 

Nell’ombra del crepuscolo,

al cospetto di quelle pietre tombali,

vacillo ed il mio cuore trema

nell’avvertire un autentico frammento

di quell’ immane tragedia.

 

4 maggio 2019