Non è la prima volta che si gioca una competizione in un Paese dove i diritti umani sono robe da marziani. Sì, è già stato ricordato che si è giocato a Tripoli una finale della Supercoppa italiana, ben quattro edizioni in Cina, in Qatar che ne ha ospitate due. 

Ed ora ci si stupisce del fatto che in Arabia, a casa loro, dettano le loro regole. In un Paese dove le donne hanno meno diritti degli animali, forse.  Per non parlare di quanto successo al giornalista  Khashoggi , fatto a pezzi. Cosa vuoi che sia? Una cosa da niente. Ma alla fine, di cosa stupirsi?  Il tutto è perfettamente in linea e coerente con questo calcio, con il sistema calcio.I danari degli arabi miliardari, dei capitalisti occidentali, sono diventati vitali per il calcio destinato alla Super League. Sempre più soldi, contratti stellari, giocatori, ragazzotti, che diventano milionari, mentre nel resto del mondo si crepa di fame e le diseguaglianze sono impressionati. Fa parte del calcio tutto ciò? Sì. Senza i soldi degli arabi miliardari, ad esempio, la Premier non sarebbe quella che è. Una competizione da business assoluto. Con i suoi risvolti positivi e negativi.

Dunque, di cosa scandalizzarsi? Se si accetta il calcio così com'è si deve accettare di giocare in Arabia, in paesi come questi, dove i diritti umani sono una sorta di oasi all'interno del deserto, per chi riuscirà a trovarla. Se non vi va bene, non la seguite, fate altro quel giorno. Ma alla fine, ci caschiamo tutti. Perché sanno che siamo drogati di calcio, di pallone. E che non possiamo fare a meno soprattutto dei loro capitali. Questo perché noi lo abbiamo permesso.
La responsabilità è di chi ha scelto di piegarsi a tutto ciò. Ad un calcio senza etica e morale. O meglio, morale con valori e principi che non siano quelli del dio danaro.