Perché piace il calcio? Questa è una domanda alla quale è molto semplice rispondere. Il pallone è emozione. La partita è una sfida che provoca sentimenti particolari nell’anima dell’appassionato. Muove l’adrenalina. Per l’amante di questo magnifico sport è complicato spiegare quello che prova mentre osserva un match. Tutti, almeno nella nostra infanzia, siamo stati in uno di quei celebri, grandi parchi divertimenti che vi sono pure in Italia e abbiamo provato le giostre che lo compongono. Ecco, colui che non vive per il calcio può immaginarsi questa enorme “macchina di divertimento” come una gita d’infanzia nei citati luoghi ludici. L’ansia positiva che si prova prima dell’evento e non consente di dormire al bambino è un po’ come quella che manifesta l’appassionato quando sta per ripartire la stagione dopo la lunga pausa estiva. I primi giochi, poi, sono sempre quelli meno divertenti perché si cerca di tenere le principali attrattive per la fine della gita in modo tale da non rovinarsi subito la bellezza dell’attesa.
Così è anche nel pallone, dove la parte finale dell’annata è quella decisiva, che regala le principali emozioni. Ci si accinge, di seguito, ad affrontare le giostre più spericolate con la paura che torna a crescere. Tale sentimento, però, non è negativo come la sensazione che si può avere prima di un esame o di un’altra prova della vita. E’ un’ansia leggera e divertente. Infine, ecco che, “dulcis in fundo”, ci si butta su quella attrazione tanto agognata per tutta la giornata. Così si liberano i pensieri e le emozioni. Per qualche istante, la mente vola altrove. E’ come obbligata a dimenticare i problemi della vita quotidiana e si lascia librare trasportata dall’adrenalina che pervade le vene inebriando l’animo. Ecco, questo è ciò che accade quando il tifoso vive le gare decisive della sua squadra. Che sia campionato, Champions League, Coppa Italia, Europa League o altro, la “musica non cambia”. L’emozione è sempre la medesima.

E’ davvero difficile trovare qualcuno che segua questo magnifico sport senza amare i colori di una maglia che porta su di lui quasi come una seconda pelle. Li tiene in un cantuccio del suo cuore. Il tifoso è felice quando la propria compagine vince ed è triste nel momento in cui deve affrontare la sconfitta. Quando si perde non si deve arrivare alla rabbia, ma solo alla delusione così come il successo porta alla soddisfazione e alla realizzazione.

Tutto questo accade proprio perché esiste la passione verso una determinata maglia. Allora, è ingiusto levare ai tifosi la gioia di poter godere di tali sentimenti con mesi di anticipo rispetto al termine della stagione.

Così è spiegata la componente romantica che pervade gli animi di coloro che sostengono una modifica a questo format del calcio europeo. Si immagini, per un istante, di tifare il Real Madrid. Già dall’eliminazione patita in Champions League contro l’Ajax, i supporter delle Merengues sono costretti a guardare avanti e fantasticare su progetti futuri e sulla prossima stagione. Quest’opera è sicuramente divertente, ma è piacevole elaborarla sotto il sole di qualche spiaggia durante i mesi estivi. Non già da marzo. Tutte le ultime gare disputate dalle Merengues non hanno un grande significato in termini di graduatoria, ma coloro che a inizio stagione hanno acquistato gli abbonamenti per seguirle, vorrebbero osservare dei match con tutt’altro significato e diverso sapore.

La medesima sensazione viene vissuta dai supporter della Juventus. Qualche settimana fa si è assistito a un derby d’Italia che, in termini di classifica, aveva valore solo per l’Inter. Lo stesso è accaduto nella sfida contro la Roma di domenica scorsa. Ecco, per un tifoso, tutto questo è un grande spreco. Uno sperpero di emozioni che invece potrebbero essere fantastiche.

Non è finita qui perché vi sono compagini di centro classifica che hanno raggiunto i loro obiettivi o fermato le loro ambizioni già da qualche giornata tanto che la Lega Calcio ha scelto di fornire un importante premio economico alla compagine che chiuderà il campionato al decimo posto in graduatoria. Mai decisione si può rivelare più saggia anche al fine di aumentare gli stimoli di coloro che altrimenti potrebbero giocare queste ultime gare con altri pensieri.

Nessuno intende affermare che tutte le citate squadre si concederebbero il lusso di non impegnarsi durante la partita, ma è altrettanto realistico che le motivazioni rappresentino uno stimolo fondamentale in ogni attività della vita.

Allora, qualcosa deve cambiare.
In questi giorni si parla molto dell’ipotesi di una “Super Champions” che sarebbe varata solo tra qualche anno. Questo torneo potrebbe essere composto da 32 squadre suddivise in gironi da 8 compagini ognuno. Accanto a tale “Lega”, si andrebbero a formare altre 2 competizioni “minori”. Per poter accedere alla prima manifestazione continentale per club sarebbe necessario ottenere la promozione da quelle che la seguono. E’ chiaro che da un format simile deriverebbero alcune conseguenze. In primis, si avrebbe la riduzione del numero delle componenti dei tornei nazionali. Poi, si dovrebbe affrontare la minor possibilità di questi ultimi di incidere sulla qualificazione alle manifestazioni oltre confine che avrebbero “un loro meccanismo di ricambio”.

Buona parte del mondo calcistico e non solo si sta scagliando contro questa idea che ridurrebbe assai la possibilità di alcune squadre di sfidare le più grandi del pianeta. Pure il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pare avere manifestato dubbi rispetto al format che starebbero studiando ECA e Uefa. De Siervo, amministratore delegato della Lega Calcio, così come Gravina, Presidente della Figc, sono anch’essi contrari.

Una soluzione, però, deve essere trovata nel più breve tempo possibile. Le strade potrebbero essere parecchie. Una è stata indicata proprio dal Presidente Federale. Trattasi di un sistema di playoff e playout. Lo stesso Gravina ha espresso tale idea come una “provocazione”, ma potrebbe rappresentare un espediente importante. Al termine del massimo campionato, la classifica sarebbe spezzata in 2 parti. Le prime 10 squadre farebbero gli spareggi per ottenere lo Scudetto. Le ultime, invece, lotterebbero per mantenere la categoria. Questo è quanto emerge sino a ora. Taluno obietterà che colui che giunge primo al traguardo abbia tutto il diritto di vedersi assegnato lo Scudetto, ma è chiaro che, nel caso tale suggestione andasse in porto, vi sarebbe l’assoluta necessità di fornire importanti vantaggi concessi in proporzione alla posizione ottenuta durante la prima fase di stagione. Come? Ancora non si hanno notizie, ma si potrebbe pensare alla facoltà di saltare alcune gare dei playoff o dei playout, a quella di disputare in casa le partite successive con la chance di accedere al turno seguente o vincere la Coppa anche con un semplice pareggio dopo i 90 minuti di gioco (quindi con 2 risultati su 3). Tale struttura dovrebbe essere studiata nel migliore dei modi e, per ora, non si pare possa definirsi nemmeno in fase embrionale.

Se neppure questa idea dovesse avere successo perché andrebbe a modificare troppo le tradizioni e concezioni basilari di un torneo storico come il campionato, allora, quantomeno si riduca il numero delle partecipanti alla massima categoria. A questo andrebbe aggiunto l’aumento delle compagini retrocesse. Con tali modifiche si potrebbero ottenere alcuni importanti risultati. Innanzitutto, si eviterebbero tante posizioni di classifica che non concedono altre chance se non la salvezza. In questo modo, tutte le fasi del torneo sarebbero sempre determinanti per ogni squadra.
Così facendo si sfuggirebbe dall’assistere a quanto accaduto tra Spal e Juve prima della sfida tra bianconeri e Ajax in Champions League. In quel caso, la Vecchia Signora, già praticamente certa dello Scudetto, si presentò a Ferrara con una formazione completamente rimaneggiata perdendo 2-1.
Taluno gridò allo scandalo affermando che in quel modo i piemontesi stessero “falsando” la corsa alla salvezza. Non è così in quanto la squadra di Allegri affrontò quella sfida con il massimo impegno possibile e con giocatori che facevano parte della rosa juventina. Non esiste la controprova, ma pure se il toscano avesse avuto a disposizione l’undici di gala, con un match così importante da disputarsi pochi giorni dopo, non è certo che “i titolari” avrebbero fornito un risultato molto differente. Se, invece, la trasferta emiliana fosse stata determinante in chiave Scudetto, allora, la Vecchia Signora avrebbe dovuto giocoforza affrontarla in maniera totalmente differente. Con una riduzione del numero delle compagini dei vari campionati nazionali, poi, sarebbe possibile aumentare le gare delle competizioni continentali e ne gioverebbe lo spettacolo. Inutile negare che alla grande quantità dei tifosi risulti più affascinante una sfida di cartello europea rispetto a un match interno tra 2 squadre che per le più svariate ragioni non hanno possibilità di competere neanche lontanamente alla pari. Con tale ragionamento non si vuole negare la facoltà ad alcune realtà di poter approcciare al grande calcio. Al momento, però, sembra che il problema sia quello opposto anche perché certe sfide rischiano di divenire “poco stimolanti” per entrambe le rivali. A tratti, rappresentano quasi un peso.

In sostanza, per potere godere appieno dell’adrenalina e dell’emozione che regalano le sfide decisive è necessario che il mondo del calcio rifletta al fine di modificare qualche meccanismo. La soluzione è molto difficile, ma la si cerca per donare ai tifosi un giocattolo ancora più divertente.