All’orizzonte si prospettano cambiamenti epocali. Ancora non ci si pensa, ma la proposta da tempo sul tavolo della UEFA, perpetrata e ideata dall’ECA, Associazione dei Club Europei capeggiata da Agnelli, potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione del calcio, così come oggi lo conosciamo. Come ogni ipotesi di cambiamento, essa viene tinta con toni grandiosi ed entusiastici. A vederla infatti, la proposta della Super Champions sembrerebbe indirizzata verso un aumento della spettacolarità dello sport più amato. Detto ciò, esistono dei rischi non indifferenti dietro questa evoluzione dei tornei europei, primo fra tutti la definitiva trasformazione di uno sport agonistico in un entertainment all’americana. Prima di procedere a questa mia personale valutazione però, vediamo di fare un po’ di chiarezza. 

Come ben sappiamo, oggi i tornei europei principali vedono la partecipazione di ben 80 club europei: 32 in Champions League, 48 in Europa League. A breve, dal 2021, entrerà in vigore anche un altro campionato intercontinentale, una sorta di Europa League 2, il cui nome e organizzazione non sono ancora chiarissimi. Si tornerebbe così alla classica tripartizione dei tornei europei, così com’era nell’epoca pre-riforma Europa League, vi ricordate? Era il tempo in cui i club europei si dividevano tra Champions, Coppa Uefa e Coppa Coppe. Questo ritorno al passato però, avverrebbe solamente nella forma. Nella sostanza invece le cose sarebbero molto diverse, in quanto la volontà è quella di trasformare le tre competizioni in una sorta di Seria A, Serie B e Serie C europee. Tutte e tre infatti prevederanno la partecipazione di 32 club a testa, con dei pass di accesso molto particolari e, in tutta sincerità, assai limitati, in particolare per quello che sarà la nuova Super Champions League. Vediamola meglio nel dettaglio. 

La nuova competizione di punta, ideata dall’ECA sotto la guida del numero 1 della Juventus, per sommi capi funzionerebbe in questo modo: 

  1. Gironi da 8 squadre Invece di avere sei partite per club, la proposta vorrebbe allungare la fase a gironi dimezzandone il numero e raddoppiandone il numero di partecipanti per ognuno. In parole più semplici, quattro gironi da otto squadre ciascuno. In questo modo, ogni club giocherebbe in casa ben sette gare, vedendo aumentare i propri introiti da stadio. Non solo, in questo modo si avrebbero scontri diretti di alto livello sin dalla prima fase. Ovvero, non si dovranno più aspettare ottavi e quarti per vedere un Real Madrid - Manchester o altre partite simili di cartello. Il tutto al fine di aumentare lo spettacolo e l’intrattenimento a livello continentale.   
  2. Partite possibilmente nel weekend Per quanto la Champions attiri già oggi l’attenzione, nonostante sia giocata nel bel mezzo della settimana, spostarla nel weekend aumenterebbe il numero di fruitori a livello internazionale. Ciò porterebbe a un aumento considerevole degli introiti sia a livello di sponsorizzazione, che di broadcasting con la vendita dei diritti tv. Ciò ovviamente avrebbe effetti sull’organizzazione dei campionati nazionali che, così facendo, finirebbero per essere giocati durante la settimana.   
  3. Fasi successive ai gironi e qualificazione anno successivo Per le squadre giunte tra le prime quattro nel proprio girone, si otterrebbe l’accesso agli ottavi di finale. Non solo, esse sarebbero già qualificate di diritto alla Champions della stagione successiva, cosa che oggi avviene esclusivamente per le vincenti finali dei due tornei europei vigenti. Fatta eccezione per l’accesso agli ottavi, anche la quinta classificata del girone sarebbe qualificata di diritto alla  partecipazione l’anno successivo  
  4. “Sistema Salvezza” e retrocessione in Europa League Tra coloro che non riuscissero a centrare gli ottavi, l’ultima classificata del girone verrebbe “retrocessa” in Europa League per la stagione successiva. Le altre due invece (sesta e settima) andrebbero a giocarsi gli spareggi per la stagione successiva. Vincitori in Champions, perdenti in Europa League l’anno seguente.   
  5. Semifinaliste di Europa League in champions Per quanto riguarda la seconda competizione europea per importanza, l’impalcatura ricalcherebbe quella della Champions. Anche qui 32 squadre (invece delle attuali 48), con sistema identico a quello descritto nel punto precedente, con un’unica eccezione: le 4 semifinaliste accederanno alla Champions l’anno successivo.   
  6. Terzo torneo, unico ponte di accesso all’Europa Sotto l’Europa League ci sarà dunque un terzo torneo. Questo, a discapito degli altri due, sarà “aperto” come lo sono oggi Champions ed EL. In altre parole, sarà l’unico torneo che si formerà sulla base delle classifiche dei campionati nazionali. 

Se al lettore non è ancora giunta l’impressione, non è con toni entusiastici che ho elencato i punti appena descritti. Per quanto infatti il progetto dell’ECA appaia ordinato, logico e, diciamocelo, anche sfizioso, porta con sé dei serissimi rischi da considerare. 


Rischio n°1: Sistema chiuso
Al fine di aumentare lo spettacolo, si è aumentato il numero di partite, nonché la possibilità di vedere più scontri di cartello nel corso della stagione. Per farlo, si è deciso di rendere il sistema di qualificazione-retrocessione quasi del tutto chiuso. Se si sono fatti bene i conti in precedenza, su 32 squadre partecipanti:

    • 20 come prime cinque classificate di ogni girone
    • 4 come vincenti dello spareggio tra sesta e settima di ogni girone
    • 4 come semifinaliste dell’Europa League

Ben 28 squadre su 32 partecipanti si qualificherebbero semplicemente giocando i tornei europei della stagione precedente. Rimarrebbero così solo 4 posti a disposizione, che si dovrebbero dividere le migliori uscite dai campionati nazionali. La domanda è: in che modo? Con quale criterio? Si tratterà di un sistema ai playoff? Quante squadre si giocheranno tale opportunità e quando?


Rischio n°2: Campionati Nazionali “dilettanti” di Europa
Togliendo il potere di qualificazione europea, o almeno buona parte di esso, ai Campionati Nazionali, fatta eccezione per l’Europa League 2, l’interesse nei loro confronti non farà che scendere sempre di più. Se inoltre saranno spostati nel mezzo della settimana, essi non faranno altro che diventare una sorta di nuovo dilettantismo europeo. Già oggi i tornei entro i confini territoriali vivono un periodo di contrazione dell’interesse. Se il progetto dell’ECA dovesse andare in porto, così come si prospetta, non farà altro che dare un colpo di grazia un sistema già in crisi. Il calcio diventerebbe così una sorta di banchetto per pochi invitati, un sistema oligarchico per un numero limitato di eletti. 

Rischio n°3: Il Brand prima di ogni cosa
In quanto una simile rivoluzione sarebbe votata esclusivamente all’aumento dei ricavi da sponsor e tv, a partecipare dovrebbero essere per forza di cose le squadre più blasonate. Di recente infatti, si è paventato (ma non confermato) che la prima edizione di questa Super Champions potrebbe avvenire parzialmente “a invito”, come succedeva un tempo per la Coppa delle Fiere. Questo al fine di permettere a squadre, dalla storia e dal brand importante, di potersi assicurare la partecipazione a questo sistema a circuito chiuso in perpetuum. Se infatti non lo si è ancora compreso, sarà più difficile non qualificarsi all’edizione successiva, che il contrario, per le squadre partecipanti. Le squadre meno blasonate rimarrebbero così fuori dai giochi, a meno che non riescano, nel corso di anni, ad arrivare in Champions attraverso i due tornei sottostanti. 


Se infatti il calcio ci ha insegnato qualcosa, è quello di essere lo sport di tutti.
Rendere più ricca l’industria che vi sta dietro, non vale la gioia di milioni di tifosi che ogni domenica finanziano piccole realtà, solo per amore di una vera e propria passione. Guarda caso, il progetto dell’ECA non ha ricevuto grandi plausi dalle varie federazioni, Spagnola e Francese in primis. A difesa della proposta, il numero uno dell’associazione, Agnelli, ha sostenuto che essa “non porterà a un sistema chiuso. Tutti devono mantenere vivo il sogno di poter vincere la Champions League”.
Se mi posso permettere, Mr. Agnelli, questi sono bellissimi propositi, ma sostanzialmente aria fritta. Se all’ECA, e alla UEFA, sta veramente a cuore la competizione e la possibilità per tutti di cullare un sogno, che si dica come ciò possa essere possibile e quali provvedimenti si prenderanno in merito.
Più il tempo passa, più il calcio si sta già tramutando in un sistema dove solo pochi possono concorrere a vincere. Se si vuole invertire il trend, e soprattutto non peggiorarlo, è bene pensare bene ai prossimi passi e vestire calzature di piombo. Questo affinché lo sport più bello del mondo non vada a morire in nome del guadagno.