Siamo qui, feriti, umiliati, derisi. Siamo stati sconfitti, asfaltati 0-3 in casa dall’Atalanta, la stessa Atalanta che un anno fa ci inflisse un ancora più umiliante 5-0 a Bergamo. Ma non tutto è perduto, abbiamo perso la battaglia, non la guerra. Ieri ci mancavano uomini a dir poco fondamentali come Calhanoglu, Bennacer e Saelemaekers, fondamentali anche per il ruolo di collante che hanno tra i reparti, e per il loro enorme lavoro in fase di non possesso. Probabilmente Pioli avrebbe potuto (e forse dovuto) limitare i danni impostando la squadra, date le importanti assenze, con un gioco più raccolto, più prudente, fatto di ripartenze veloci. Non è stato fatto e ci hanno demolito. Amen.

Ma non è di questo che voglio parlarvi. Oggi voglio parlarvi di altro, ossia di una società, l’Atalanta, di un allenatore, Gasperini, e di una tifoseria che negli ultimi anni ha manifestato ben poco fair play nei confronti del Diavolo rossonero. Ce li ricordiamo tutti, vero amici rossoneri, i saltelli di Gasperini durante il 5-0? Il sottoscritto era allo stadio, e può testimoniare che non mancarono gli sberleffi neanche da parte dei loro tifosi, che tutti in coro gridavano “SERIE B! SERIE B!” e che nei loro forum ci appellano col simpatico nomignolo “bbilanisti” (invero piuttosto curioso, da parte di tifosi di una squadra che ha trascorso buona parte della sua storia nella seria cadetta, che si prenda in giro il Milan per le retrocessioni, ma tralasciamo). Ieri questa “saga” di sberleffi si è arricchita di uno nuovo capitolo, con l’Atalantino Zapata che ha provocato i nostri dicendo “volete un altro rigore?” o “volete il tredicesimo rigore?” (a seconda delle fonti). Memorabile la risposta di Ibra, che ha ricordato al gentile Signor Zapata che lui, Zlatan Ibrahimovic, ha più goal realizzati in carriera delle partite disputate da Zapata medesimo. 

Dove voglio arrivare? È presto detto: è evidente che quanto successo negli ultimi due anni abbia inasprito i rapporti tra Milan e Atalanta, mai stati idilliaci neanche in passato, certo, ma che nell’ultimo biennio si sono ulteriormente induriti, anche a causa di questi atteggiamenti di tifosi, allenatore e giocatori, che di certo non perdono occasione per manifestare un antimilanismo neanche tanto latente. Non è certo la prima volta che il Milan sviluppa un rapporto simile con un club che non gli è mai stato (per obiettivi) rivale sul campo: successe anche con l’Hellas Verona. I più vecchi ricorderanno molto bene le due fatali Verone del 1973 e del 1990, che costarono al Diavolo rossonero ben due scudetti. Inutile dire che tali episodi abbiano creato una forte rivalità tra il club rossonero e quello scaligero, nonostante i due club, per dimensioni, obiettivi, palmares e storia siano sempre stati molto diversi.
La cosa interessante a questo punto è parlare della risposta che venne data sul campo, alle due fatali Verone: la prima risposta arrivò il 28/04/2002, la seconda il 5/5/2018. Di che date stiamo parlando? È presto detto: due date nelle quali il Milan inflisse all’Hellas Verona due sconfitte che, per gli scaligeri, si tradurranno in altrettante retrocessioni nella serie cadetta. La prima sconfitta, quella del 28/04/2002, maturata con una rimonta tramite i goal di Pirlo e Inzaghi dopo che il Verona si era portato in vantaggio con Mutu, fu determinante per qualificare il neonato Milan di Ancelotti alla Champions League 2002/2003, che avrebbe poi dato l’avvio al ciclo dell’ultimo grande Milan dell’epopea Berlusconiana.

Perché questa divagazione solo apparente sugli scaligeri? Per ricordare agli atalantini che il mondo (a Dio piacendo) non finisce oggi, e che ci sarà tempo e modo di rincontrarsi ancora. Magari, chissà, già alla trentottesima di campionato, quando si spera che per il Milan gli obiettivi stagionali (adesso non soffermiamoci su quali obiettivi siano, se scudetto o qualificazione Champions, è irrilevante) saranno già stati raggiunti, mentre loro forse saranno ancora in lotta per un posto in Champions League, come due anni fa quando si qualificarono all’ultima giornata. E qualora accadesse non si aspettino un atteggiamento arrendevole da parte del Diavolo, nemmeno se il suddetto Diavolo avesse già matematicamente centrato gli obiettivi. 

“Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani”.
Chi ha dimenticato questo detto e il suo profondo significato, dopo aver affrontato il Diavolo, e si è lasciato andare a sberleffi e dileggi poco sportivi, e in generale chi ha creato una “inimicizia” col Milan, storicamente poi è sempre arrivato a pagarne le conseguenze, sul campo. Sarà così anche stavolta.
Ora testa bassa e ripartiamo tutti uniti. 
Sempre forza Milan!