Un vecchio adagio avverte che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E infatti, ciò che è successo attorno alla questione Suarez, sembra confermarlo.
Andiamo con ordine.
La Juventus cerca una punta, il classico numero nove che lotti in area facendo sponda e creando spazi per Ronaldo e Dybala. Si pensa a Milik, ma il presidente De Laurentiis si mette di traverso e chiede una cifra spropositata per le casse bianconere. Così si vira su Dzeko, ma la Roma libera l'attaccante solo in caso di acquisto di Milik. Il Napoli comincia un braccio di ferro con il centravanti polacco e la trattativa non si sblocca. Nel frattempo un temporale estivo proveniente da Monaco di Baviera si abbatte sul Barcellona e l'eliminazione dalla Champions League è servita con un sonoro 8 a 2 che scatena l'ira di Messi. La Pulce proclama al mondo la sua voglia di cambiare squadra. Passa il temporale, ma giunge un vero e proprio terremoto e molti giocatori catalani cercano di cambiare aria, tra questi Suarez, che come una donna sgamata comincia a fare l'occhiolino alla Juventus.
Il fidanzamento dura poco, il matrimonio si può fare. Basterebbe appellarsi all'articolo 27 del D.Lgs. 286 del 1998 (fuori dalla quota del Decreto Flussi), quello che permette al personale extracomunitario altamente specializzato di entrare in Italia con visti particolari e di richiedere entro otto giorni il permesso di soggiorno. Ma la Juventus nel frattempo ha acquistato l'americano McKennie e ha chiuso così il secondo slot per gli extracomunitari.
Accidenti, e adesso che fare? C'è una sola possibilità, quella cittadinanza tanto agognata anche da molti comuni mortali. Ma i tempi per una cittadinanza sono lunghi come i tempi necessari alla lumaca per scendere le scale e aprire la porta di casa a Pinocchio.
E poi ci vogliono almeno due prerogative: il matrimonio con un cittadino italiano, la residenza ai sensi dell’art. 9 della legge 91/1992,  più la conoscenza della lingua italiana con certificazione di livello B1 (per intenderci quello per l'accesso all'università italiana).
Bene, Suarez è sposato con una donna in possesso di doppio passaporto: eureka, Sofia Balbi è anche Italiana. Qualcuno pensa sia fatta, ma il ma è sempre dietro l'angolo. Quei due hanno mai parlato tra loro in italiano? Sembrerebbe di no. Suarez ha ottimi denti, ma non parla la nostra lingua.
Che fare? Semplice, basta fissare un esame presso una Università per stranieri e il gioco è fatto. Non siamo però dentro un campo di calcio, siamo dentro il prato stepposo della burocrazia. Così viene organizzato in fretta e furia un esame a Perugia e come per magia, Suarez passa l'esame. Non parla in italiano, ma passa l'esame. Che è come dire: è alto un metro e settanta ma fa il granatiere, d'altra parte anche il pianoforte suona ottime melodie grazie a minuscoli tasti neri.
Purtroppo, o per fortuna, qualcosa va storto e la Procura comincia ad indagare: c'è un illecito? Sembra.
Il resto è storia (scritta e da scrivere) e come canta De Gregori: "la storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze e le brucia, la storia dà torto o dà ragione".
C'è poi l'aspetto etico, l'aspetto professionale, finanche l'aspetto giuridico che l'uomo ha sempre tentato di svilire, tanto che il detto latino "dura lex, sed lex" è svanito in un semplice e sbrigativo: c'è la legge, con me non c'entra. D'altra parte già Giolitti sentenziava che "la legge per i nemici si applica, per gli amici si interpreta".
Ma questo aspetto non può essere l'alibi, non può nemmeno trasformarci in veterani del menefreghismo, dell'utilitarismo. Fa male che professionisti seguiti dai più si lascino andare a queste (per ora presunte) bassezze. C'è in gioco la giustizia, che non può essere rappresentata dal giudizio facile sugli altri. La giustizia parte da noi, dalla nostra onestà, da un rigore che si dovrebbe decretare senza VAR.
Suarez ci può insegnare questo, e come cantava Califano: "Tutto il resto è noia".
P.S. Ringrazio Carla Pucilli per l'assistenza tecnica sulle norme relative all'immigrazione.