Quanti bei ricordi ho del calcio! Tanti e poi tanti ancora... ma anche dei brutti ricordi!
Per fortuna i ricordi brutti sono pochi... ma ora voglio ricordare solo quelli più belli, le numerose vittorie del mio Milan, gli scudetti, le coppe Europee e quelle Intercontinentali. Sono tanti i ricordi che si affacciano nella mia memoria e si presentano ancora oggi, con immagini come nitide diapositive mai sbiadite dal tempo! Immagini care di grandi campioni, di tanti giocatori bravi e meno bravi di generazioni diverse (a partire dagli anni 50 in poi) che hanno contribuito sempre di più a farmi innamorare del calcio, lo sport più bello del mondo! E quante gioie e dolori ho provato per la nostra nazionale.              
Già! La Nostra nazionale che mi ha regalato 2 titoli mondiali (1982 e 2006), 1 titolo Europeo (1968) e qualche finale persa, purtroppo, ma poco per demerito e molto per mera sfortuna! Tra le finali perse però, mai potrò dimenticare quella del 1970 in Messico contro il Brasile. 

Fu quello un mondiale "sui generis" poiché fu disputato in altura. Infatti la rarefazione dell'aria influì parecchio sul rendimento delle squadre in campo e comunque, per alcune nazionali in modo negativo, malgrado quasi tutte avessero organizzato molto tempo prima la loro preparazione. Infatti lo scopo fu quello di adattare il metabolismo dei giocatori allo sforzo maggiore che l'ambiente diverso a loro imponeva, sia per la respirazione che per la resistenza muscolare.

Pure la nazionale Italiana programmò un'adeguata preparazione, trasferendosi in territorio messicano un paio di settimane prima del dovuto. Ci presentammo con una rosa di giocatori ben affiatati tra loro, la cui formazione titolare era composta dal portiere Albertosi del Cagliari; l'impianto difensivo si avvaleva dei terzini Burgnich e Facchetti dell'Inter, dello Stopper Rosato del Milan e del collaudato  Cera, libero del Cagliari e fresco di scudetto appena conquistato in campionato. Il commissario tecnico Ferruccio Valcareggi, affidò il centrocampo al duo centrale Bertini e De Sisti della Fiorentina, coppia ben collaudata nel settore nevralgico del nostro schieramento, coadiuvati dall'ala tornante Domenghini del Cagliari e ex Inter. Il reparto si completava con la presenza dell'abile e sopraffino regista Gianni Rivera, il "golden boy" del Milan e della nazionale Italiana. Completavano lo schieramento le due punte: Boninsegna dell'Inter e Gigi Riva "rombo di tuono" (come soleva apostrofarlo il grande Gianni Brera). Gigi Riva aveva molto contribuito alla conquista dello scudetto del Cagliari, vincendo la classifica dei cannonieri. Valcareggi si avvalse pure di una panchina composta da giocatori di riserva che però, tali non potevano essere considerati dato il loro valore tecnico e degni di essere accostati allo spessore tecnico di tanti giocatori delle precedenti formazioni azzurre. Basta dire che fra questi, ad esempio, spiccava il nome di Sandro Mazzola dell'Inter.

Dunque, la compagine italiana molto forte, si presentò con tutte le carte in regola per affrontare e contrastare le più forti formazioni di quel momento: la squadra casalinga del Messico, l'Uruguay campioni del sudamerica, l'Inghilterra campione del mondo uscente, la Germania finalista mondiale di Wembley che annoverava tra le sue fila grandi giocatori come Beckenbauer e Gerd Muller, ma soprattutto quel Brasile che nessuno al mondo pareva essere in grado di superare. Il Brasile, squadra favorita, in cui l'astro indiscusso Pelè ne illuminava il gioco limpido e fluente, imponendo il suo sigillo in ogni partita. Pelè segnava e faceva segnare i suoi compagni di squadra, dotato di un altruismo non comune e regalando loro assist di pregevole fattura e precisione.

La compagine italiana iniziò non troppo bene il girone di qualificazione, ma riuscì comunque a passare ai quarti in virtù dell'unico goal segnato alla Svezia. Trovammo il Messico da affrontare, ostacolo non troppo facile, poichè i nostri avversari si esibivano davanti al loro pubblico e perchè avevano superato a loro volta il girone segnando 5 reti e non subendone alcuna! Ma la differenza del valore tecnico fra le due squadre si fece sentire al punto tale da determinare la netta vittoria dei nostri ragazzi per  4 - 1, promuovendo i colori italiani in semifinale per giocare contro la Germania l'incontro decisivo e raggiungere la finale. A dire il vero, la gara fra noi e i tedeschi non mi entusiasmò molto. Andammo in vantaggio con un goal di Boninsegna e la partita si incalanò in un tragitto poco spettacolare e quasi noioso da assistere, con la squadra italiana chiusa a difendere il risultato e operando principalmente in contropiede, mentre i tedeschi si proposero quasi sempre con sterili azioni di attacco fino al 93° minuto, quando Schnellinger (terzino del Milan) trovò la rete del pareggio tedesco, rimandando l'esito finale dell'incontro ai tempi supplementari. Tuttavia proprio durante i supplementari, in virtù di un agonismo molto acceso in campo la partita divenne epica, tanto da indurre la Fifa in accordo con la Federazione Messicana a coniare una targa tuttora affissa sul muro dello stadio Azteca, immortalando a imperitura memoria la dicitura "el partido del siglo" cioè "la partita del secolo". L'italia vinse 4 - 3 battendo non solo la Germania, ma battendo anche la fatica e l'emozione per una grande vittoria tanto sofferta quanto commovente, dovuta alla rapida successione altalenante dei goal!

E così si giunse alla finale, partita che la squadra Italiana giocò contro il grande Brasile di Pelè.        
Ancora oggi ricordo la tensione e le aspettative che, allora, ci coinvolsero tutti nell'assistere in TV all'ultima avventura della nostra spedizione in Messico. Si sapeva già che il Brasile fosse una squadra da temere, poichè i loro giocatori erano considerati tecnicamente dei colossi difficili da abbattere, ma l'esito della semifinale vinta sulla Germania qualche giorno prima, infuse in tutti noi italiani la segreta speranza e la fiducia di potercela fare. Gli stessi Brasiliani temettero alla vigilia, di non vincere quel mondiale come essi avevano sperato. Con questo incontro peraltro, si sancì la conclusione definitiva di assegnazione della Coppa Rimet, come precedentemente stabilito dalla Fifa assegnandola alla nazionale che avrebbe vinto per la terza volta il titolo mondiale. Infatti sia l'Italia (1934 e 1938) e sia il Brasile (1962 e 1966) conquistarono il titolo mondiale per ben 2 volte.

La partita iniziò con un atteggiamento prudente da ambo le parti, piccole timide schermaglie non molto offensive alla ricerca del controllo del gioco a centrocampo. Dopo circa un quarto d'ora però, a sbloccare il risultato ci pensò Pelè, sfruttando un cross di un compagno e segnando di testa malgrado la guardia attenta di Burgnich, il nostro miglior colpitore di testa. Gli azzurri non si scoraggiarono e a cinque minuti dal termine del primo tempo acciuffarono il pareggio con Boninsegna. il quale prima anticipò gli avversari, rubando loro il pallone sulla trequarti campo, poi sfuggendo alla stretta marcatura dei difensori brasiliani, battè il portiere Felix colpevole di aver effettuato un'uscita avventata. Il primo tempo terminò dunque col risultato di 1-1

Nel secondo tempo le squadre si presentarono in campo con gli stessi giocatori decisi a cambiare il risultato. Ci furono vari tentativi da ambo le parti senza successo, ma poi, a seguito di un contrasto fuori area dopo circa venti minuti, Gerson trovò lo spiraglio giusto per trafiggere Albertosi. Fu fatale e lampante la circostanza per farci capire, che gli azzurri accusarono nelle gambe la fatica e lo sforzo accumulati nella battaglia di 3 giorni prima contro la Germania. Infatti cinque minuti dopo, Jairzinho portò a 3 le reti del Brasile, irrompendo in area italiana su un preciso passaggio di testa ricevuto da Pelè. Ininfluente, quanto spettacolare fu l'ultimo goal brasiliano firmato da Carlos Alberto a tre minuti dal termine della partita, su una splendida apertura illuminante di Pelè (sempre lui) dimostrando ancora una volta (se ce ne fosse stato bisogno) l'intelligenza, l'intuito e l'altruismo del fuoriclassse, doti decisive per far pendere l'ago della bilancia in modo netto e spietato a favore della propria squadra. Gli azzurri furono sconfitti per 4-1, ma uscirono a testa alta da quel confronto, dimostrando che per oltre 1 ora avevano tenuto testa allo squadrone dei brasiliani, meritevoli per la conquista del terzo titolo mondiale. Non fu possibile fare di meglio per noi, ma d'altronde... "Ad impossibilia nemo tenetur"

In cuor mio provai molta amarezza e delusione per il risultato finale, ma in quantità non certo inferiore all'ammirazione che provai nei confronti della nazionale verde-oro brasiliana!

Questi sono i sentimenti e le emozioni seppur contrastanti che il calcio ci regala!