La linea verde è una gran bella dichiarazione d’intenti, peccato che con essa non si vincano, non dico i trofei, ma nemmeno gli scontri diretti. L’altro peccato sta nel fatto che la società Milan verosimilmente la persegue non certo per i traguardi di cui sopra, ma per ottenere succulente plusvalenze.

Il Milan del derby non è molto diverso da quello sciagurato dello scorso anno: squadra ed allenatore assolutamente impreparati quando l’asticella si alza appena al di sopra di una squadra di centro classifica italiana. Ma il Milan è quarto, quindi le armate di gazzettieri si prodigano nel sottolineare i miracoli di Gattuso e del suo manipolo di eroi, tralasciando alcuni particolari, del tutto casualmente ovvio. Il primo e’ che il Milan ha gli stessi punti della scorsa orripilante stagione: la quarta posizione deriva dal netto peggioramento delle romane.

Il secondo e’ che in due anni Gattuso non ha trovato un solo schema per mettere la punta di turno in condizione di avere cinque, sei palle pulite da giocare.

Il terzo è che questo avviene perché gli esterni di appoggio a Piatek sono due bradipi, uno inutile da inizio stagione, l’altro da 12 partite: le ali vere restano costantemente in panchina per qualche dogma che non ci è dato sapere (probabilmente l’allenatore considera Suso e Calhanoglu di un’altra galassia rispetto a Conti, Castillejo, Laxalt; su quali basi rimane un mistero).

Il quarto è che il Milan gioca male, anzi malissimo. Sia che l’avversario si chiami Olimpiakos, sia che si chiami Inter, la solfa non cambia : mai! Le partite le conducono sempre gli altri, noi a difendere e a sperare nei miracoli di Donnarumma o che Piatek vada a cercarsi palle impossibili da mettere in gol, perché come detto non è mai servito a dovere.

Il problema non è solo di mentalità come dice Gattuso, che farebbe bene a riferirsi alla sua, ma anche di uomini! Inutile considerare giocatori da Milan Rodriguez, Kessié, Suso, Calhanoglu solo per la posizione in classifica! Inutile sperare che il balbettante Calabria di ieri sia la soluzione a lungo termine sulla fascia destra. Pericoloso non considerare che l’unico centrocampista degno di tale nome in rosa sia Bakayoko.

La società deve rivedere le proprie strategie perché pensare di giocare in Champions da protagonisti quando si viene spellati vivi da un’Inter al disarmo, con questi effettivi, senza profili di esperienza internazionale e senza un allenatore abituato a far giocare a calcio la propria squadra, significherebbe andare incontro ad un suicidio.