Sarà Atalanta-Juventus la finale di Coppa Italia, come decretato dalle semifinali, combattute sì, ma risolte in maniera tutto sommato netta: niente tempi supplementari, insomma, e niente calci di rigore.

Pirlo è stato, insieme a Xavi, il miglior regista del mondo nel periodo dal 2002 al 2015. Entrambi rendevano il pallone irraggiungibile per gli avversari, con la differenza che Xavi lo faceva schizzare via di prima come una saponetta, mentre Pirlo lo nascondeva fino a che non individuava il compagno giusto per far ripartire l'azione. Xavi era al centro della ragnatela del Barcellona, come  Pirlo era il periscopio che controllava il mare circostante per individuare il bersaglio del siluro. Chi pensava, quindi, che Pirlo potesse rivelarsi un allenatore da calcio champagne, forse non ricordava il Pirlo giocatore, cerebrale torturatore degli avversari e dei propri stessi tifosi, tutti in attesa che rendesse visibile il pallone e decidesse come e dove lo avrebbe spedito. Pirlo si sta rivelando un tecnico camaleonte, che cambia colore a seconda delle circostanze. Senza strafare e senza scoprirsi, questo allenatore ha giocato per vincere la Supercoppa Italiana contro il Napoli, laddove Gattuso mirava ai calci di rigore in attesa di un errore bianconero, ed è stato premiato proprio da un errore del Napoli dal dischetto. Nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, invece, Pirlo ha fatto quadrato nella ridotta dell'area di rigore, lasciando che i nerazzurri si sfogassero per un'ora. Quando l'Inter, con la lingua penzoloni, ha provato a rifiatare, sono partite le raffiche dei Katjuša bianconeri e, per un quarto d'ora, i nerazzurri hanno tremato, anche se sono rimasti in piedi per la mira scadente di Ronaldo. Nel finale, poi, la Juventus ha tenuto duro contro la carica della disperazione nerazzurra e ha conquistato la finale. Il calcio di Pirlo è mutevole come le caratteristiche degli avversari. Ci saranno partite (o fasi di partita) in cui il ritmo della Juventus si alzerà e manderà a vuoto gli avversari, come ci saranno partite (o fasi delle stesse) in cui i bianconeri se ne staranno chiusi all'angolo, pronti al jab che stende il rivale. Spesso si crede che dare un gioco alla propria squadra, consista nel farla giocare allo stesso modo contro qualunque avversario, ma ciò può anche essere sintomo di una mancanza di creatività e duttilità. Dare un gioco significa dare alla compagine allenata gli strumenti per giocarsi la partita, che poi lo faccia sfuggendo alle guardie del califfo, come i Ladri di Baghdad, o prendendo a testate l'ostacolo per 90' come gli arieti, questo non vuol dire che la squadra non abbia un gioco.

Parlando di squadre che danno testate a un ostacolo per 90', questo è proprio quello che ha fatto l'Inter contro la Juventus. Conte vede una squadra di calcio come uno schiacciasassi, ma anche come un pacchetto di mischia nel rugby, che spinge con forza per far indietreggiare gli avversari. Di più, come nel rugby, i nerazzurri manovrano molto in linea orizzontale, diciamo alla mano, per conquistare metri dopo metri. Quando l'altra squadra è in area, inizia la parte calcistica della manovra, con il movimento aggirante sulle fasce per innescare la potenza fisica del parco giocatori. Non è un caso che la formazione nerazzurra sia composta di finalizzatori come Lautaro e il marcantonio Lukaku, un regista come Barella e portatori di palla, quali Brozovic o Peresic, gladiatori come Vidal e, comunque, giocatori dal gran fisico quale Skriniar  ecc. . Gli uomini che creano la superiorià numerica o l'assist in verticale sono pesci fuor d'acqua in un contesto simile, caratterizzato da un notevole spreco di energie. Comunque, questo schema è devastante contro squadre inferiori fisicamente, che sono molte perché la possanza fisica complessiva dell'Inter è rilevante. Anche le squadre leggere, tuttavia, possono beffare i nerazzurri a patto di saper fare possesso palla avanzato come, per esempio, lo Shaktar Donetsk tutto brasiliano. Lo schema di Conte, inoltre, diventa un'arma notevole contro avversari in inferiorità numerica, prendendo a esempio il Milan dei quarti di finale, peraltro poi affondato solo con un paio di furbate in occasione di rigore e punizione (ma il calcio è anche furbizia). Tale assetto, tuttavia,  diventa un'arma spuntata contro squadre che uniscono solidità difensiva a tecnica di alto livello, come la Juventus. L'Inter schiacciasassi è formidabile contro i sassi, ma perde via via efficacia quanto più l'avversario sa far girare la palla o se è più solido dei sassi. Lo Shaktar a dicembre ha tenuto la palla in attacco per ampie fasi del match, mentre la Juventus di martedì, per esempio, non era un sasso, ma una montagna. Non è casuale, quindi, che l'Inter sia già fuori da Champions e Coppa Italia, perché è una squadra temibile, nessuno lo discute, ma non invincibile. E' un avversario che chiunque deve rispettare e temere, ma nei limiti in cui qualsiasi squadra forte deve essere rispettata e temuta.

La Juventus, peraltro, pur andando in finale, ha perso molti palloni nella propria metà campo, spesso spedendoli sul fondo o in fallo laterale in seguito al pressing nerazzurro. McKennie, pur essendo un eccellente giocatore, è sembrato soffrire più degli altri. Questa però è una conseguenza della inspiegabile filosofia calcistica, nata sull'onda dei successi del Barcellona, per cui occorre manovrare fino dall'area della porta propria. In realtà, il Barcellona è stato il Barcellona, per cui il suo calcio non può diventare un'ideologia per tutti. Una volta si ricorreva anche al calcio lungo, che evitava guai peggiori nei casi in cui ci si trovava in difficoltà nella propria metà campo, così come c'era il lancio alla Krol o la rasoiata con cui Wilkins dava aria al gioco. Gattuso è uno di quelli che più credono nel possesso palla ossessivo e questo gli è costato un gol, poi rivelatosi decisivo, nella trasferta di campionato a Genova. Gattuso, poi, sposa tale filosofia con quella degli esterni che giocano sulla fascia opposta  al piede preferito, vedi Insigne che è destro e parte da sinistra. Ciò fa sì che il possesso di palla attribuisca un ruolo chiave a questi giocatori i quali, tuttavia, dalla loro posizione possono solo accentrarsi per metterla nell'imbuto dei difensori in area di rigore. Eppure non è questo il motivo per cui il Napoli è stato eliminato. Il ciuccio ha incontrato l'Atalanta in una serata di vena. Le ondate bergamasche nascono da un calcio dispendioso, per cui vanno incontro ad alti e bassi che fanno apparire la Dea come il Real di Di Stefano nelle giornate buone o come una compagine di onesta mezza classifica in quelle cattive. Contro Lazio e Torino in campionato, c'era l'Atalanta che correva male e a vuoto. Contro il Napoli c'era la versione dell'Atalanta di San Siro e di Liverpool. Il povero Rino ha retto anche troppo bene contro questo avversario e farà di certo meglio nel prossimo turno di campionato.

Non so cosa sia successo anni fa, ma Conte e Agnelli non devono essersi lasciati a pacche sulle spalle. E' sorprendente, tuttavia, la maniera in cui il nervosismo abbia coinvolto entrambe le società, rivelando al mondo il proprio nervosismo. Se è comprensibile che i nervi scoperti li abbia la società nerazzurra, in crisi di liquidità e fuori da 2 competizioni su 3. Lo è meno il nervosismo juventino, vista la vittoria in Supercoppa e le chance ancora intatte in tutte e 3 le competizioni rimaste. Ciò che conta è che il cerino acceso dei nervi scoperti sia passato nelle loro mani. Ne tenga conto il Milan.