Negli anticipi di sabato della nona giornata di Serie A si sono verificati alcuni episodi arbitrali controversi che hanno coinvolto o non coinvolto il var.

Durante Inter-Parma è stato assegnato all'Inter il gol del 2-2 finale in un modo un po' strano: durate un'azione in velocità della squadra di casa, veniva servito Candreva in apparente fuorigioco, subito segnalato dal guardialinee; l'arbitro non fischiava e lasciava proseguire l'azione che si concludeva col gol di Lukaku sul cross di Candreva.
A quel punto l'arbitro annullava per fuorigioco, ma l'intervento del var assegnava il gol, valutando regolare la posizione iniziale di Candreva. Le immagini televisive fornite da Sky sembravano smentire questa tesi, ma bisogna fidarsi del var, in quanto sul rilevamento del fuorigioco vengono tracciate delle linee in maniera tecnologicamente molto avanzata, che danno la certezza del posizionamento dei singoli giocatori.
L'unico dubbio potrebbe venire nello stabilire esattamente il momento dell'impatto sulla palla del calciatore che effettua il passaggio al compagno in potenziale fuorigioco; è evidente che, quando il fuorigioco è questione di pochi centimetri, fermare l'immagine e tracciare le linee una frazione di secondo prima o una frazione di secondo dopo, può fare grande differenza e cambiare completamente la valutazione.

Durante Lecce-Juventus, nel primo tempo viene richiesto un rigore dalla Juventus per un intervento su Emre Can, con caduta "ritardata" dello juventino, il var ritiene di non dover richiamare l'arbitro Valeri al controllo dell'accaduto; nel secondo tempo viene concesso un rigore alla Juve in seguito ad intervento del var che richiama Valeri, il quale verifica che era avvenuto dentro l'area l'entrata in scivolata del difensore per il quale, in prima battuta, aveva fischiato una punizione da fuori area. 
Successivamente viene fischiato un rigore a favore del Lecce, confermato dal var, per un tocco di mano di De Ligt, il cui braccio non sembra troppo staccato dal corpo; in situazioni analoghe in altre partite sono state prese decisioni opposte.

Vorrei però soffermarmi sull'episodio del rigore concesso alla Juve, perché qui si è verificato un caso veramente strano e particolare, che potrebbe "fare scuola": l'arbitro fischia una punizione dal limite dell'area, ritenendo fallosa una scivolata di un difensore leccese, per contrastare Pjanic in fase di tiro; il var richiama l'arbitro facendogli rilevare che l'episodio è avvenuto all'interno dell'area; l'arbitro va  a controllare e trasforma la punizione dal limite in calcio di rigore.
Tutto ineccepibile, ma se dal controllo al video l'arbitro avesse rilevato che l'intervento del difensore non fosse falloso (e in effetti non sembra un gran fallo), applicando il protocollo var, sarebbe stato costretto a concedere ugualmente il calcio di rigore; ecco perché: l'arbitro aveva fischiato una punizione dal limite e il var non può intervenire per cancellare una punizione, ma solo per cancellare un eventuale rigore; il var però può e "deve" intervenire per correggere l'arbitro su un'eventuale punizione erroneamente concessa da fuori area, se l'intervento è avvenuto dentro l'area. Pertanto il var era obbligato ad intervenire per correggere l'arbitro sull'esatto posizionamento, ma l'arbitro non avrebbe potuto rettificare il proprio giudizio sull'esistenza o meno del fallo, perché se lo avesse fatto, avrebbe "cancellato" una punizione dal limite e questo non è possibile perché ciò non è materia da var.

Questo caso dovrebbe far riflettere e portare ad una modifica del protocollo var, che porti ad eliminare queste incongruenze.