Gli anni 90 in Italia per chi è appassionato di calcio come il sottoscritto, hanno rappresentato un momento d'oro. Per svariati motivi. Perchè si sono celebrati i Mondiali nella penisola italiana nel 1990, perchè il campionato italiano era il più bello e difficile del mondo, con tanti campioni e perchè sfornava campioni straordinari che emergevano nel panorama mondiale come Roberto Baggio, Francesco Totti, Alessandro Nesta o Alessandro Del Piero. Oggi la Nazionale Italiana non si è qualificata ai Mondiali del 2018 in Russia, il campionato italiano non è quello che attira più campioni a livello mondiale con la sola eccezione del portoghese Cristiano Ronaldo alla Juventus e soprattutto non emergono più giovani talenti italiani.

La generazione degli anni 90 era abituata a giocare per ore e ore su un campo creato con fantasia e creatività. Il cartone giapponese "Holly e Benji, due fuoriclasse", era il mito calcistico per eccellenza per la nostra generazione. Dove non vi era un campo, lo si creava. I pali erano sostituiti da un paio di scarpe, un paio di ciabatte, un paio di legnetti o addirittura con un paio di bottiglie di acqua vuote. Quante volte su un campo brecciato o su un campo di erba vera, non quella sintetica o quella dei campi veri, le ginocchia si sbucciavano e le braccia si rompevano. Eppure dopo il pronto soccorso, dopo il gesso nel reparto di ortopedia dell'ospedale più vicino e dopo un mese di stop forzato, si tornava a giocare con i propri amici con maggiore determinazione, voglia e passione. Le squadre venivano scelte dai due capitani che generalmente erano i due giocatori più forti, che sceglievano dal più forte al più debole tecnicamente in ordine, dal loro punto di vista. Il pallone non era mica di cuoio, ti accontentavi di un "Super Santos" o di un "Super Tele". Le sfide di quartiere nella propria realtà erano memorabili ed avevano un significato che travalicava i confini del calcio e dello sport. Vincere la sfida dei quartieri della tua città significava rivendicare una identità ed un legame che faceva inorgoglire tutto il quartiere. E poi vuoi mettere che la ragazza che ti piaceva era lì a guardare la partita che stavi disputando. Dovevi giocare bene per i compagni, per la squadra, per il tuo quartiere e anche per la ragazza che ti guardava. Erano tempi bellissimi e memorabili e solo chi ha vissuto può ricordare quei momenti indelebili vissuti con allegria, spensieratezza e bellezza.

Negli anni 90 crescevano tanti talenti italiani in tutto lo stivale. Oggi si entra subito nelle scuole calcio con tutte le figure professionali, di cui un tempo disponevano solo i grandi campioni. Si è persa la voglia di giocare per divertimento. Perchè è dal divertimento e dalla passione che si mette nel giocare che si può diventare campioni in futuro. Ma senza pressioni, con gradualità e con tranquillità. Nella cosidetta "società liquida" come affermava il celebre sociologo polacco Zygmunt Bauman, tutto è liquido e rapido. Il calcio di strada degli anni 90 resta l'esperienza ed il laboratorio migliore per far crescere i talenti italiani, i futuri campioni. E' l'unica strada è tornare indietro nel tempo se si vuole tornare a sfornare campioni in Italia.