Ero sinceramente indeciso se scrivere questo pezzo. Mi domandavo: “Interesserà ai miei lettori o ormai il tempo è trascorso e sono in altre faccende affaccendati?”. In effetti, la Nazionale ha chiuso il suo ciclo settembrino e, come da prassi, ora cadrà nel dimenticatoio per circa un mese, poi la Nations League tornerà a bussare alle porte dei vari club per richiamare i giocatori a vestire i colori dei propri Paesi. Durante il weekend, la Liga e la Premier riprenderanno il loro cammino mentre la Ligue 1 proseguirà quello già avviato in agosto. Sette giorni più tardi toccherà a noi e alla tanto attesa serie A che ha vissuto uno dei periodi di pausa estiva più brevi nel corso della storia. In circa 40 dì, infatti, siamo di nuovo ai nastri di partenza e, a dire il vero, non si vedeva l’ora anche per cercare di stemperare le varie polemiche legate ai casi di covid-19 o alle scelte ad esso legate. Direi che le discussioni sono sacrosante e giuste perché rappresentano la manifestazione di un Paese fortunatamente libero nei pensieri e nelle idee, ma creano uno stato d’ansia e d’apprensione. Il lungo lockdown imposto dal coronavirus ha obbligato il pallone a ritmi serrati e ora ne stiamo vivendo le inevitabili conseguenze, ma finalmente si riparte! La mente, quindi, si allontana dall’azzurro. Io, però, ho deciso di tornare indietro anche con lo scopo di compiere un test e verificare se questo colore è amato nel profondo e ancora qualcuno avrà voglia di trattare il tema.

Noto, con rammarico, disaffezione nei confronti della Nazionale. Vi fermo subito. No, non vi propino la solita manfrina retorica. Non è questo il punto. Non voglio sostenere che si debbano amare l’Italia perché ci rappresenta o in quanto ci consente di esultare tutti insieme e di unirci in fantastici caroselli che, data la mia età non proprio anziana, potei festeggiare soltanto il 9 luglio 2006. Sono un tifoso anche io e comprendo molto bene quanto sia complesso riuscire a esultare alle reti di un calciatore sempre piuttosto avverso poiché componente della più grande rivale. Non credo servano esempi, ma proverò a essere più chiaro. Un interista o un milanista non amerà mai una bandiera della Juventus che si è più volte esposta come Chiellini. Il supporter della Vecchia Signora non potrà nutrire una passione folle per il ct Mancini che ha sempre vissuto su sponde lontane da quella sabauda. Non tratto nemmeno di affetto per la Patria o sentimenti simili che credo vadano ben oltre il mondo sportivo. Il riferimento è, invece, all’attaccamento che si possiede nei confronti del movimento. Vale per ogni disciplina. Se gli atleti del Belpaese sono forti e abili, ne gioverà l’integralità della Nazione, quindi, anche il singolo sostenitore. Nel mondo del pallone, però, gli appuntamenti degli azzurri sono sovente visti alla stregua di un inutile peso quasi più dall’ambiente esterno che dai club. Non può essere così. Ho udito forti lamentele relativamente agli ultimi impegni continentali delle rappresentative europee. Qualcuno ha anche scagliato la propria frustrazione per l’infortunio di Zaniolo polemizzando su questa tematica. Come sempre, ed è la situazione più importante, rispetto la sua idea. Credo, però, che il romanista paghi un caro prezzo alla sfortuna e forse a un recupero lampo dal precedente problema. Chiedo, poi, se una muscolatura troppo possente rispetto all’esile struttura ossea possa aver influenzato. Non sono un medico e non mi sento di sostenere tesi o formulare ipotesi che potrebbero essere completamente errate. Pongo, quindi, un semplice quesito. In ogni caso, non mi infervoro con un calendario che ha dovuto adattarsi a problematiche molto complesse.

Giungo, quindi, con immenso piacere e inaudita soddisfazione a trattare della magnificenza azzurra. Questa giovane Italia (nessuna allusione politica) mi ha strappato il cuore tanto da avvicinarmi a un tecnico che non mi aveva mai convinto sino in fondo. Roberto Mancini sta compiendo un autentico capolavoro e la vittoria della “Crujiff Arena” contro l’Olanda resterà una gemma incastonata nella splendida storia della Nostra Nazionale. Che partita ragazzi! Che qualità! Bonucci e compagni sono stati magnifici. Sembrava di assistere a una gara da videogame. La Playstation non avrebbe potuto mostrare un calcio migliore. Pressing asfissiante, recupero palla nella metà campo avversaria e tanto possesso. Le trame erano rapide. Gli errori tecnici sono stati ridotti al minimo. La mentalità e il coraggio sono state fantastiche di fronte a un avversario forte e competitivo. Gli Orange, infatti, sono infarciti di grandi campioni. Van Djik, de Jong, Van de Beek, Depay sono solo esempi della loro forza. E’ vero che mancavano de Ligt e de Vrij ed è altrettanto realistico che i Paesi Bassi si trovano un c.t. ad interim. Lodeweges, infatti, sostituisce Koeman, sbarcato a Barcellona, in attesa di novità. Ammesso questo, non si può non riconoscere l’ampio valore di tale compagine mitteleuropea.

L’ITALIA PUO’ VINCERE L’EUROPEO?

Mi sono posto questa domanda per circa un anno. Trattasi del periodo in cui Mancini ha guidato il nuovo corso azzurro. Ora mi sento di affermare serenamente: “”. Leopardi sosteneva che: “Il più solido piacere di questa vita è il piacere vano delle illusioni”. Siccome non gradirei cadere nel tranello preciso subito un punto. La mia risposta affermativa non sta a significare che gli azzurri siano i favoriti del torneo. Gradirei soltanto asserire che, per la prima volta dopo un lungo periodo di tempo, potrebbero giungere alla kermesse con buone chance di giocarsela sino in fondo. Mi rendo conto del valore imponente di avversarie come Francia, Portogallo, Germania, Olanda, Belgio, Spagna e Inghilterra, ma credo che la Nostra Nazionale possa tener loro testa e, ad Amsterdam, ho avuto importante conferma. Mi accingo ora a specificare i motivi che mi spingono a sostenere una simile tesi. Prima ancora di trattare dei singoli, mi soffermerei sul sistema nel suo complesso. L’Italia dispone di una mentalità fantastica. Fame, voglia di superare le difficoltà di un recente passato buio e umile coraggio. Perché questa specie di ossimoro? I nostri ragazzi decidono di azzannare qualsiasi rivale e mantengono tale idea contro tutte le avversarie, ma compiono il gesto con infinita attenzione ed enorme concentrazione senza mai mollare. Se esiste la necessità, poi, non esitano a difendere in 11 dietro la linea della palla e a scarificarsi per il risultato finale. Il ricordo corre immediatamente alla prima Juventus targata Conte. Occorre, poi, discutere del gioco che è favoloso. Pare di assistere a una squadra di calcetto. Come detto, il tentativo è quello di recuperare la sfera il più avanti possibile. La palla viaggia velocemente, di prima o a due tocchi, e gli errori tecnici sono ridotti al minimo anche perché poco è lasciato all’inventiva e le posizioni in campo sono ben consolidate. E’ chiaro che, nel momento in cui si dispone di campioni affermati nel reparto dedito alla fantasia, diventa più difficile adeguarsi a un simile canovaccio. Mancini è riuscito a originare un meccanismo praticamente perfetto.

Per quanto riguarda i singoli, il c.t. può vantare calciatori giovani di prospettiva o già piuttosto affermati e altri con un’importante carriera alle spalle. Un mix che potrebbe risultare letale. Donnarumma, Sirigu e Gollini ne sono l’esempio. Le età sono diverse e si tratta di 3 ottimi portieri. Ognuno di essi sarebbe tranquillamente in grado di occupare il ruolo di titolare, ma lo stesso vale per Meret e Cragno. Si tratta soltanto di scegliere e, ormai, il mister marchigiano pare aver garantito al milanista la posizione di numero uno con l’estremo difensore del Toro a coprirgli le spalle. Nel cuore della difesa esistono le certezze chiamate Bonucci, Chiellini e Acerbi. Se il toscano non avrà problemi fisici, potrebbe esistere soltanto il dilemma di scegliere il quarto componente tra Romagnoli, Mancini, Bastoni e Caldara. Santa abbondanza. Se Ventura avesse potuto vantare le medesime chance, forse, la sua avventura azzurra avrebbe avuto un epilogo migliore. La grande quantità di buone opzioni è tipica anche del ruolo dei terzini. A destra, emergono i nomi di Florenzi, D’Ambrosio e Di Lorenzo. Chi selezionare? Difficile. Mancini disporrà di una stagione per restringere il campo con la possibilità che pure altri si propongano grazie a ottime prestazioni. A sinistra, invece, Spinazzola è da sempre una fantastica alternativa che potrà concorrere alla pari con Emerson Palmieri. Al netto di infortuni o particolari modifiche nel livello di prestazione, credo che rappresentino il pacchetto per l’Europeo. Con questi uomini si potrebbe pure pensare a una difesa a 3 con un centrocampo composto da 5 giocatori, ma occorre ammettere che sarebbe un adattamento. Escluso D’Ambrosio, infatti, sono atleti abituati ad altre soluzioni. Spicca la mediana che sarà, molto probabilmente, titolare durante la prossima estate ed è davvero micidiale. Penso sia tra le migliori della competizione. Barella, Jorginho e Verratti. Tanta roba. Il nerazzurro, infatti, dona quantità e inserimento. Il doppio regista, invece, è utile a fornire qualità. Non si parla, però, di giocatori con solo fosforo. Ci si trova di fronte a 2 uomini di forza e che, con la loro intelligenza tattica, riescono a fungere pure da frangiflutti. La “panchina”, poi, è straordinaria. Concedetemi un nome su tutti: Locatelli. Il sassolese è un calciatore fantastico ed è dotato di ogni bene. Corsa, capacità tattica, qualità, recupero del pallone e pure doti aeree. Non è un caso se si afferma che alcuni top club lo stanno osservando con l’acquolina in bocca. Classe 1998, in neroverde ha ritrovato una condizione e una sicurezza che si erano un po’ perse dopo l’esplosione milanista. Potrebbe tranquillamente essere inserito nell’undici di partenza. Non ci si può, poi, scordare di Tonali e come non considerare Zaniolo? La speranza e la certezza è che in primavera possa rientrare dal pesante infortunio patito, recuperando così la condizione per essere pronto all’avventura estiva. Davanti alla difesa, Sensi è un’alternativa di qualità. Lorenzo Pellegrini, quasi certamente, sarà nell’elenco dei convocati. Cristante, Castrovilli e Bonaventura potrebbero giocarsi l’ultimo posto. Anche qui, Mancini vanta l’imbarazzo della scelta. In attacco, il tridente titolare potrebbe essere formato da Bernardeschi, Immobile e Insigne. Chiesa scalpita, ma è l’eterno incompiuto. Il viola deve ancora effettuare l’ultimo passo tecnico-tattico per diventare un grande calciatore. Belotti, Caputo e Lasagna si giocano, giustamente, il ruolo di vice della Scarpa d’Oro con Kean che potrebbe rappresentare una scelta praticamente certa. Non sarà un bomber di razza e dovrà maturare ancora parecchio, ma fornisce molteplici soluzioni. E’ quella “scheggia impazzita” in grado di far saltare il banco. Come lasciare fuori, poi, Berardi? Una bella grana da risolvere…

Sì, questa squadra ha l’abbondanza e le carte in regola per ambire al bersaglio grosso. Ha un c.t. molto abile, intelligente e capace. Non significa che vincerà, ma potrà regalarci un’estate di pathos e soddisfazione. Proprio quello che servirebbe per allontanare i cattivi pensieri, sempre nel rispetto delle regole anti covid-19, e per riavvicinarci ai colori azzurri.