Se tornassimo indietro con la mente a quel fatidico mese di febbraio, probabilmente nessuno si sarebbe mai aspettato un'avventura tragica e surreale come quella che stiamo vivendo. Ne abbiamo superate tantissime di battaglie, basta farsi raccontare dai nostri nonni che cosa è stato l'orrore della grande guerra e i rimorsi di coscienza da essa derivati. Fino ad ora, però, la paura del contatto ravvicinato con l'altro non si era mai verificata, eppure il nemico invisibile del Covid-19 è stato in grado di obbligarci non solo a rimanere in esilio forzato a casa, ma ci ha costretto anche ad evitare parenti, amici e congiunti, per paura. Lo stesso sentimento che abbiamo provato quando cominciava la sigla del telegiornale, oppure il classico dibattito politico della prima serata, presentato da figure di spicco del settore scientifico ma anche da opinionisti, vedi Cruciani, che ci hanno fatto tornare alla mente seppur per un millesimo di secondo i tempi felici del mondo del calcio, quando con i nostri amici commentavamo i comportamenti ingenui dei giocatori, che sono stati niente in confronto a ciò che stiamo vivendo.

In una guerra civile con al centro il nemico microscopico e letale, l'Europa ha lottato con tutte le sue forze, così come gli Stati Uniti, unico paese in grado veramente di tendere la mano a nostro favore, seppur da lontano. Ciò che però è rimasto immutato all'interno del tormento di anime che abbiamo avuto modo di ascoltare è stato il cielo, con i suoi pianeti, ma soprattutto con le sue stelle che mai hanno smesso di brillare. Le classiche luci della notte, non quelle di automobili o pescherecci, ma il fascino di un Universo ancora da scoprire e colorato da quel pizzico di magia che permette per qualche istante di poter sognare.
Se i mesi di marzo e aprile ci hanno fatto piangere dal dolore, quello di maggio potrebbe essere completamente diverso soprattutto per gli appassionati di astronomia; durante questi 31 giorni infatti, come scoperto per puro caso dallo studioso in materia Michael Mattiazzo, passerà dai nostri cieli la cometa SWAN (C72020 F8), caratterizzata da una chioma di colore verdastro che ci permetterà di poterla osservare in tutta la sua sfavillante bellezza.

La speranza è che nell'arco della sua corsa verso l'infinito questo corpo celeste riesca a rallentare un attimo, per fermarsi ad ascoltare un’umanità che piange i propri cari defunti e che nonostante i rallentamenti del contagio dei giorni scorsi, è ancora in guerra contro il virus, senza ripari sufficienti e con tante discordanze interne che mirano a creare ancora più panico.
Lo cantava anche Antonello Venditti diversi anni fa, quando dalla sua scrivania ricoperta dai vecchi libri sopravvissuti alla rigidità del liceo classico romano, decise di realizzare il brano intitolato “Stella”; un canto al desiderio, alla voglia di coronare un sogno, ma soprattutto alla protezione. Si era comportato da veggente il buon Antonello, e adesso l’unica arma rimasta è quella di affidarsi al miracolo, portato magari dalla cometa SWAN o da qualche altro segnale ultraterreno. Una guerra che prosegue col destino davanti, unica entità che adesso tende a riunirci nel proprio concilio illusorio, e che non dimentica quello che è stato e che mai più sarà; gli errori sono stati commessi da tutti, come la troppa frenesia in ambito economico e la rigidità verso la famiglia che negli ultimi anni ha portato litigi continui, finiti talvolta in vere e proprie tragedie.
Mai come oggi però, la parola "vita" assume un significato più importante, e la speranza è che questa possa tornare nel più breve tempo possibile, magari con il calore di un abbraccio collettivo in riva al mare.
Il cielo farà la sua parte, con al di sotto un’umanità tormentata che oggi più che mai ha bisogno soltanto di essere ascoltata.