Premessa: chi vi scrive è un tifoso da sempre dei colori bianconeri, cresciuto dapprima con le gesta di Roberto Baggio e poi con quelle della mitica stagione conclusa con l’ultima Champions League in casa Juventus.

Era la stagione 1995-96, e in quella squadra giocava un certo Antonio Conte, un centrocampista fuori dal normale, che bagnò il suo esordio in Champions con un goal ma che dovette arrendersi in quella strepitosa finale di Roma per un’infortunio, al suo posto entrò Vladimir Jugovic che risultò fondamentale per la vittoria ai calci di rigore.

L’amarezza di quella sera, per non aver direttamente contribuito alla vittoria, si accentuò quando scoprì che l’infortunio era qualcosa di più serio, impedendogli di partecipare all’Europeo del 1996 con l’Italia.

L’anno successivo, Antonio Conte, tornò però con prepotenza e con i gradi di capitano della Juventus, al posto di Gianluca Vialli, e da lì il suo ruolo in questa società divenne epico, un Capitano con la C maiuscola, un vero lottatore, che nonostante i continui infortuni lottò per sé e per questi colori, diventando un simbolo della juventinità, un simbolo che la Società premiò nel 2011 affidandogli, in un momento di difficoltà le sorti di questa squadra.

Quello che successo dopo è diventata storia, da quell’anno la Juventus non ha più smesso di vincere in Italia.

Dopo 8 anni di distanza, il destino di questo allenatore sembra riportarlo in Italia, pare una formalità il suo ingaggio all’Inter, in attesa di capire come Luciano Spalletti concluderà il suo operato.

La storia sembra ripetersi, Antonio Conte subentra in una situazione di deriva della società, una situazione scomoda, con un gruppo che sembra a pezzi e che senza Champions potrebbe definitivamente sfaldarsi.

Le emozioni che provo, ancor prima di toccare con mano, come tifoso juventino nel vedere un certo “simbolo” prendere la strada verso una società rivale, sono contrastanti ma mai negative.

Un misto tra l’emozione di rivederlo da vicino, finalmente in Italia, l’invidia per non averlo ancora come proprio Allenatore e la preoccupazione che l’incarico possa essere oltre la sua portata.

E’ sì vero che le similitudini con l’esperienza alla Juve sono molte, ma è il contesto che cambia totalmente, dove prima entrava come l’incontrastabile Capitano, ora entra come l’avversario di tanti scontri, che per il suo carattere esplosivo, a molti risultava poco gradito.

Un’altra variabile da tenere conto è la società, perché se l’Inter vista quest’anno, nell’ambito del caso Icardi, dovesse ripetersi anche sotto la sua gestione, questo potrebbe essere un grosso limite per Antonio.

Dal punto di vista professionale e tattico invece, mettendomi nei panni della società, io credo che migliore scelta non potesse esserci, e se ben supportato Antonio districherà tutti i nodi che verranno al pettine, anche se in materia non sembra avere grande esperienza, o per lo meno qualche problemino lo ha avuto!

Il rischio c’è, ma Antonio saprà stupire e mettere d’accordo i suoi nuovi tifosi, con buona pace di chi, come me, lo ha sempre e solo visto in bianco e nero.