Non c'è pace per noi Milanisti. Ci stavamo preparando alla partita di Coppa Italia contro la Juventus, desiderosi di poter finalmente rivedere una partita di calcio, potendo nuovamente parlare di gioco e gol, quando siamo stati "investiti", da due notizie che, quasi fossero pugni scagliati da pugili professionisti, hanno steso al tappeto anche i più fedeli dei tifosi. Mi riferisco al ricorso contro l'abbattimento dello stadio Meazza ed alla visita, di ieri di Gazidis a Milanello, per parlare alla squadra.

Iniziamo da San Siro. Un Comitato di Cittadini ha presentato ricorso contro quanto deliberato dalle Belle Arti, chiedendone la revoca.
Per chi non ne fosse a conoscenza, le Belle Arti avevano dichiarato lo stadio di Milano un bene non di interesse storico e quindi ne autorizzavano l'eventuale demolizione. Un ulteriore tassello, importantissimo, per la costruzione del nuovo stadio e la riqualifica totale dell'area, con moltissimo verde e logicamente anche con la costruzione di immobili, indispensabili per ammortizzare gli ingenti investimenti economici necessari. Nella lunga trattativa fra il Comune di Milano e le due Società, Inter e Milan, fra cubature e progetti, con l'impegno di non abbattere totalmente l'attuale impianto e specialmente di non iniziare i lavori, prima della conclusione delle prossime Olimpiadi Invernali che si svolgeranno a Cortina e Milano, sembrava che finalmente si potesse concretizzare ciò che viene esposto come un'opportunità sia per la città che per le due squadre.
Questa azione legale, che sicuramente verrà respinta dagli Organi Competenti, ha ugualmente un effetto di "disturbo", che in uno Stato come il Nostro, dove tutto è complicato e i tempi per i permessi si allungano molto di più che in un qualsiasi altro Stato, dell'Unione Europea, può significare uno o due anni di attesa in più. Addirittura c'è già chi suggerisce di spostare la costruzione in un'altra zona o ripropone i due stadi di proprietà, uno per l'Inter e l'altro per il Milan. Sono questi episodi che dimostrano quanto sia difficile fare investimenti in Italia, diventando sempre meno attrattivi anche per i capitali stranieri, perdendo opportunità e posti di lavoro.

La presenza di Gazidis a Milanello, a quarantotto ore dal delicato match di Coppa Italia contro la Juventus, è stata la più classica delle ciliegine su una torta, alquanto indigesta. La visita, la prima e unica da quando l'attività sportiva era stata bloccata, era per confermare l'accordo sui tagli degli stipendi, avendo la proprietà accettato la proposta fatta dai calciatori e cioè la rinuncia a mezzo stipendio di aprile e gli stipendi spalmati fino a conclusione del campionato. Molti giocatori, fra cui Ibraimovic che è uno dei più rappresentativi, hanno evidenziato la sua totale assenza, così come la mancanza di comunicazione e programmi, obbligando l'Amministratore Delegato a spiegazioni e chiarimenti, che non erano certo opportuni in questo momento. 
Anche in questa occasione, l'assenza di Maldini e la difficoltà di Gazidis di ricoprire un ruolo che non è il suo sono la dimostrazione di quanta incapacità sia messa in campo. Il sudafricano che ha iniziato l'incontro parlando in italiano, ma proseguendo in inglese, non è uomo da spogliatoio e questa non è una colpa, ma una considerazione, poteva delegare a Maldini questo incarico, ma probabilmente deve smarcarsi da Paolino, altrimenti Ralf potrebbe rifiutare ogni offerta.

Aspettavamo con entusiasmo questa ripartenza, ma diventa difficile capire quale sia lo stato d'animo generale a Milanello. Se Pioli riuscisse a vincere la Coppa Italia (cosa alquanto difficile) potrebbe essere confermato? Dodici partite sono tantissime, quante volte l'ho scritto e me lo sono detto, ieri Gazidis ha fatto uno sbaglio grandissimo, speriamo che non comprometta la fine di questa stagione, ma almeno che la Proprietà, sia in grado di comprendere i limiti di chi, fino ad oggi, non ha dimostrato nulla. Sconcerti suggerisce di allontanarlo, sostituendo lui e non Pioli, con Rangnich, mentre Noi tifosi restiamo sempre più sconcertati nel vedere il Nostro Milan alla deriva è in mano a chi, oltre a non dimostrarsi all'altezza della situazione, non ha amore o passione, per riaccendere il nostro entusiasmo.