Clamoroso al “Cibali”!
Un tempo si era soliti scandire queste parole per indicare qualcosa di clamoroso, per lo più connesso al calcio ovviamente. Locuzione divenuta celebre dopo un Catania-Inter della stagione ’60-’61, dove all’ultima giornata di campionato, con quel clamoroso tonfo, la compagine milanese vede infrangersi i sogni scudetto.
A più di cinquant’anni, si è ripetuto qualcosa di clamoroso, e come allora è ancora l’Inter la protagonista in negativo, la quale apre la quarta giornata con quella che si candida ad essere la più grossa sorpresa della giornata, uscendo sconfitta dal proprio campo, contro un Parma brillante e cinico.
Tonfo clamoroso sì, ma neanche tanto, c’erano tutti i segnali che, o non si sono visti, o non si sono voluti vedere.

COSA E’ SUCCESSO: partendo dalla vigilia, si notava come di fronte si trovavano due squadre che vivevano un momento diametralmente opposto. Il Parma veniva sì da una sconfitta, ma molto onorevole contro la blasonata Juventus, dove per lunghi tratti aveva messo alle corde i campioni d’Italia, riscuotendo i consensi tra gli addetti ai lavori e i tifosi comuni.
La partita non è bella, l’Inter crea poco nel primo tempo, e a parte qualche conclusione di Keità e Perisic, non all’altezza della loro fama, ci prova solo con tiri velleitari da fuori mantenendo una supremazia territoriale al quanto sterile sul Parma, che di contro pensa solo a contenere l’Inter, tenendola quasi tutto il tempo fuori dall’area di rigore, ma le poche volte che mette il naso nella metà campo nerazzurra, rischia di fare molto male, infatti è di Gervinho l’occasione più pericolosa del primo tempo.
Nel secondo tempo l’Inter parte bene, crea qualche pericolo e va vicinissima al gol (miracoloso salvataggio di Di Marco), ma si spegne subito, ed è il Parma che con gli spazi che si creano, complice anche un calo vistoso dell’Inter, crea pericoli all’Inter in contropiede e passa in vantaggio al 79’ con Di Marco( sempre lui), per il più classico gol dell’ex. E di fatto finisce qui, perché l’Inter non riesce ad organizzare nessuna reazione degna di nota.

RADICI PROFONDE: come detto all’inizio, la partita di oggi non deve essere vista banalmente come l’exploit del Parma o l giornata no dell’Inter. Questa sconfitta arriva da lontano, frutto di problemi che all’Inter si notavano già lo scorso anno e che rischiano di cronicizzarsi. Come detto in più occasioni, l’Inter quest’anno ha fatto un buon mercato, tramite il quale ha sistemato la difesa con ottimi acquisti (De Vrij, Asamoah, Vrsaljko), mentre dal centrocampo in su, si sono creati degli equivoci.

 Gli acquisti di Nainggolan e Politano, erano i profili adatti?
Non penso. Premetto, si tratta di giocatori di valore, come nel caso di Nainggolan, ottimo calciatore, ma se ti serve un vertice alto, che stia dietro alla punta, ti serve un giocatore con un “piede diverso”. Nainggolan giocatore dotato di un ottimo tiro, ottimo negli inserimenti senza palla, ma nelle sue corde non ha l’ultimo passaggio, requisito fondamentale per il ruolo che ricopre e per una squadra costruita per puntare tutto sulla propria punta. Per Politano discorso diverso, giocatore onesto e poco più, nel senso che, se ti chiami Inter, forse con i Politano completi la rosa, ma titolare… se a ciò si aggiunge che si tratta di una squadra troppo Icardicentrica, infatti l’inizio negativo di stagione del capitano, coincide con l’avvio balbettante della squadra…
Aveva senso investire i pochi soldi spesi (perché quasi tutti gli altri acquisti sono prestiti con obbligo/diritto di riscatto) su L. Martinez (25 mln)?
Ottimo profilo l’argentino, anche se forse più in prospettiva, ma a prescindere da ciò, va considerato che all’Inter, da quando c’è Icardi, i vari attaccanti che si sono susseguiti in squadra, hanno visto pochissimo il campo. Quindi alla luce del fatto che gli attaccanti in casa Inter non giocano e, che non sempre ti permettono di fare il giochetto del prestito con riscatto l’anno dopo, non era il caso di investire su di un regista, ruolo ormai vacante da troppi anni?

SPALLETTI CAMBIA! In tutto questo contesto, anche Spalletti sembra essere un po’ in confusione.
La sua inter è troppo monotematica. Il suo 4-2-3-1 troppo prevedibile, ma soprattutto senza un modulo alternativo, che magari preveda, in giornate come oggi, di affiancare qualcuno all’unica punta, specie se si deve attaccare.