Da tempo, da quando Montella ha iniziato la sua (dis)avventura, si parla del problema attaccanti in casa Milan. Con entrambi i moduli adottati dai due tecnici, l'attaccante (perchè ricordiamo che è sempre uno) spesse volte si ritrova solo in aerea a fronteggiare un intera difesa. Ciò, ovviamente, se da una parte favorisce gli eventuali (ma mai visti) inserimenti delle mezzali dall'altra limita fortemente le percentuali di finalizzazione. 

Andando a ritroso, si riscontra con una certa facilità come il modulo adottato dal primo tecnico implicasse un tipo di trama basato sul totale possesso palla (ricordiamo il 55% di possesso palla in casa della capolista Napoli) atto a limitare le trame avversarie a discapito delle proprie. Con questo si vuole sottolineare come a Kalinic, ai tempi il preferito, veniva richiesto un tipo di lavorare particolare che mirava alla creazione di varchi per le mezzali che però, purtroppo, si limitavano a palleggiare.

La cura Gattusiana, invece, nonostante in parte ha risolto alcune lacune dall'altra non ha sanato ancora questa questione. In dettaglio, il 4-3-3 tanto amato dal tecnico cosentino non garantisce alla prima punta pieno supporto in aerea costringendo spesse volte Cutrone, in questo momento lui è il prescelto, ha ridisegnarsi un nuovo ruole all'interno della gara. Tutto ciò non svincola, però, i bomber rossoneri dalle proprie responsabilità: Kalinic sbaglia molto sotto porta (a Verone al rientro nella ripresa per esempio), Andre Silva necessita di un pallone tutto per sé e Borini che oltre al sudore poco può donare. Il ritorno alle due punte, esperimento fallito con Montella in uno strambo 3-5-2, forse potrà rimettere gli attaccanti al centro delle azioni costringendo gli avversari a preoccuparsi maggiormente in aerea di rigore.