La notizia che Mourinho sarà il prossimo allenatore della Roma ha colto tutti di sorpresa, anche gli scommettitori, i famosi bookmakers sempre attenti e informati su ogni avvenimento, che pagavano 50 volte la cifra puntata, totalmente convinti che ciò non potesse accadere. Invece sarà il primo di una serie di cambiamenti, come non accadeva da molti anni. Il triplice fischio finale alla fine delle partite della serata domenicale metterà fine anche a questa stagione. Conosceremo così la classifica finale e molto probabilmente solo tre allenatori, Gasperini all'Atalanta, Ballardini al Genoa e Pioli al Milan, saranno riconfermati. I tecnici pronti a subentrare, non mancano certamente. La lista di quelli disponibili è molto  lunga ed interessante, ma le richieste, per quanto numerose, non saranno ugualmente sufficienti ad accontentare tutti. In molti saranno ancora costretti ad accomodarsi su una panchina, ma non sarà quella di stadi finalmente gremiti di pubblico e tifosi, ma meno nobile e stressante, quella dei parchi cittadini. Mentre altri, preferiranno dedicarsi alla comodità di studi televisivi ed a ruoli di opinionisti. 

Allegri, Sarri, Spalletti, Simone Inzaghi, Fonseca e Ranieri sono certamente i nomi più gettonati per guidare le squadre più ambiziose, più italiane che estere. Gattuso, Di Francesco, Mazzarri, Gian Paolo, Donadoni, Maran e Montella, meno costosi ed esigenti, sono disponibili per ogni "Piazza" o "progetto". Altri, come Zeman, Ventura, Prandelli e Zenga, finiti forse già nel dimenticatoio, chiudono una lista da cui sempre in meno riescono ad  essere depennati. Oltre a questi allenatori ci sono gli stranieri, come Zidane o Benitez, molto appetibili e apprezzati, o come Antonio Conte, in rotta di collisione con la proprietà cinese dell'Inter. Non vanno poi dimenticati, Iachini che non proseguirà il suo rapporto con Firenze e con Commisso. Ranieri, inspiegabilmente non riconfermato, Juric bravissimo a Verona, ma con qualche divergenza societaria forse irreparabile, Mihailovic riconfermato a Bologna, ma che in molti pronosticano alla Lazio, con Italiano pronto a subentrare a  De Zerbi che andrà all'estero, o Gotti dell'Udinese e Semplici del Cagliari, destinati a cambiare società, senza particolari colpe, cosa che non si può dire di Nicola o Pippo Inzaghi. Una rivoluzione quasi totale. 

Assisteremo a scelte che non saranno solo dettate dalle esigenze dei Presidenti, generalmente rivolti alla bravura, al "palmares" e a richieste economiche non eccessive, ma condizionate dal domino che prenderà inizio fin da lunedì mattina, innescando obbligatoriamente una sequenza a catena. Se circostanze eccezionali, come la pandemia e la crisi economica, avevano consigliato di cambiare il meno possibile, oggi un logico cambio generazionale e il desiderio di proporre innovamento, stanno mutato le gerarchie.
Chi si è trovato senza squadra o ha preferito allenare all'estero, attratto da contratti ben più remunerativi, Cina per prima, è finito ai margini. La concorrenza è sempre più agguerrita e a rendere difficile il rientro è quel calo di interesse e notorietà, che in molti si portano addosso, proprio mentre il ruolo dell'allenatore è in totale cambiamento e chi non sfonda lo schermo, chi non riesce a creare curiosità ed interesse intorno alla propria immagine, viene penalizzato.

La scelta della proprietà americana della Roma ne è un chiaro esempio, ha già avuto il grande merito di dare visibilità e spessore internazionale ad un progetto futuro, che per quanto sconosciuto, prende inizio nel modo migliore. Il passaggio da un portoghese, Fonseca, ad un altro, stessa nazionalità del Direttore Sportivo, può essere il punto di inizio per una squadra che ha bisogno di certezze, in una città dove si vince raramente e con difficoltà ben maggiori che altrove. Su Mourinho potremmo dilungarci in analisi dettagliate, probabilmente senza riuscire a decifrare se sia sulla via del tramonto professionale oppure alla ricerca di nuovi stimoli, ma nessuno potrà obiettare che il suo nome garantisce una risonanza mondiale che nessun altro allenatore, fra quelli citati, avrebbe potuto uguagliare. Una considerazione che va fatta, rafforza il concetto che il calcio di oggi, come già esposto, va oltre ai modelli a cui abbiamo fatto riferimento per decenni. Non è più solo campo e sudore, ma condizionato da altri risvolti, dove la "visibilità" ne ricopre un ruolo di primaria importanza, poco importa se a discapito dell'essere. Ecco la filosofia che porta a scegliere un allenatore, anche se distante dalla forma migliore, o dalle grandi vittorie. Meglio averne uno che sa entusiasmare i tifosi, abituato alle prime pagine dei giornali, che necessitano più di personaggi che di vittorie, parafulmine societario perfetto per ogni eventuale difficoltà. Un concetto che si allontana dai risultati ottenuti in campo, quei famosi "TITULI" a cui piaceva fare riferimento proprio lo "Special One" per sminuire i suoi colleghi. La sua "verve", i suoi occhi sorridenti e un atteggiamento scanzonato, oltre al ricordo di vittorie lontane, sono ancora sufficienti a superare allenatori vincenti e più affidabili, ma con la grave colpa di non avere lo stesso richiamo. Via dall'Inter, Mourinho ha guadagnato tantissimo. Real Madrid, Chelsea, Manchester Unt e Tottenham, ma vinto poco, eppure il suo nome resta sempre spendibile e affascinante. E' questa la convinzione che autorizza tutti a sapere che, comunque vada a finire, sarà un trionfo!

L'altra faccia della medaglia vede allenatori come Sarri e Spalletti, o più staccati, Donadoni e Mazzarri le cui qualità tecniche non sono minimamente messe in discussione, ma frenati da atteggiamenti troppo distanti dalla direzione in cui si sta andando. Fare una previsione sul valzer degli allenatori che dovrebbe avere inizio è quasi impossibile. La Juventus, ad esempio, dove l'esperimento Pirlo, criticato a ragione fin dal primo giorno, rischia di concludersi miseramente. Sogna Zidane, quale scelte sicura e di spessore, per non metterci molto a tornare vincente nonostante i cambi che saranno necessari. Il ritorno di Allegri sembra improbabile, mentre Simone Inzaghi potrebbe essere la soluzione a sorpresa. Il Napoli, potrebbe mettere molte concorrenti in fuorigioco, prendendo Allegri. Gattuso è ai saluti, lascerà Napoli e non accetterà il corteggiamento della Fiorentina, dove Fonseca sembra il più accreditato. Se De Laurentis ingaggiasse l'ex allenatore della Juventus, Sarri e Spalletti resterebbero sul mercato, ma probabilmente senza squadra, almeno in Italia. La Lazio cerca Mihailovic, se lo meriterebbe specialmente per superare i problemi di salute che continuano a tormentarlo, ma Gattuso potrebbe essere la sorpresa.

Vedremo cosa succederà, un cambio massiccio che potrebbe portare benefici a molte squadre, a piazze importanti come Torino, sponda granata e Firenze, che negli ultimi anni pur a fronte di ingenti investimenti si sono trovate invischiate nella lotta per non retrocedere. Poi l'eterna domanda che da sempre ci si pone: "ma quanto incide un bravo allenatore, sulle vittorie?" come sempre, non troverà risposta.
Resta solo da giocare l'ultima giornata.