Sono nato e cresciuto con questa maglia indosso, mio padre appena nato mi comprò questa maglia, questi colori li ho sempre sentiti parte di me. La mia passione per il calcio nasce fin da quando avevo 5 anni, quando mi chiesero "Tu in che ruolo vuoi giocare ?" io risposi "Centrocampista", già perchè tutti volevano fare l'attaccante e qualcuno il portiere, a me piaceva vedere tutto il campo quindi ho pensato che essere al centro del campo mi portava a movermu verso la difesa che verso l'attacco. Un giorno squilla il telefono di casa, ero seduto al tavolo a vedere i cartoni animati, sentivo che dice "Certo, certo, Claudio sarà molto contento.Buonasera". Cosi' vedevo mio padre e mia madre che confabulavano tra sorrisi e abbracci, come se da quel telefono fosse arrivata una bellissima notizia, poi si gira e viene verso di me e mi dice "Claudio, domani papà ti porta al campo d'allenamento della Juventus!", "Ma dici davvero papà ? Evvai !". La notte ero talmente contento che mi svegliavo per vedere se il sole forse sorto, non vedevo l'ora. Così alle 8 in punto dopo una bella colazione, mentre mia mamma preparò il borsone di calcio. Uscimmo di casa e ci dirigemmo verso lo stadio Delle Alpi, all'arivo mi accorsi che non ero solo, c'erano altri bambini felici di poter varcare quei cancelli. Non vidi nessuno dei mie beniamini, ma il solo essere lì mi portava ad essere il bambino più felice del mondo. Un signore ci chiamò e ci dirigemmo dentro lo spogliatoio dove ci venne data una tuta per l'allenamento, era della juventus. Appena uscii dallo spoiatoio richiamai l'attenzione di mio padre, indicandogli il simbolo della Juve sulla tuta. Da quel giorno non sapevo che tutto sarebbe cambiato, non avrei mai pensato che non avrei più tolto di dosso quei colori. Passarono i giorni, mesi e anni. Ero arrivato nella Primavera e si parlava di un mio passaggio alla prima squadra. Uno scandalo però stava per arrivare, la Juventus era chiamata a giustificare tali illazioni a suo confronto, era additata pr aver truccato alcune partite. Vidi la mia Juventus sprofondare in B per la prima volta in difficoltà, molti giocatori abbandonarla, mentre quel capitano tanto stimato da me, non lasciò la barca, anzi rimase e convinse anche altri tra cui il portiere più forte al mondo ed altri due o tre rimasti per rissolevare la baracca. Un giorno di Luglio mi arriva una chiamata, era il presidente Andrea Agnelli, che mi disse "Claudio, lei si sente pronto ?", così che le dissi "Presidente, mi volete cedere ?", lui con un breve risata mi disse "No, a passare in prima squadra", così che molto emozionato risposi "Certo presidente, prontissimo", anche se in cuor mio quella retrocessione in B della squadra mi stravolse totalmente, ma in cuor mio giurai che avrei aiutato i miei nuovi compagnia riportarla dove meritava:in A. Passai i primi giorni a pensare che tutto sembrava un sogno dal quale non avrei voluto più svegliarmi, ma anche una piccola paura di fallire in mezzo a tanti campioni. L'arrivo in panchina di un nuovo tecnico, quel Didier Deschamps che ricordo a malapena, ero troppo piccolo per ricordare le sue gesta in campo, ma sapevo che era uno degli artefici dell'ultima Coppa Campioni nel 1996, nonchè un ex del reparto dove io avrei giocato, nella speranza di seguire i suoi passi e fare almeno un quarto della sua carriera, nonchè delle sue vincite. Le prime domeniche le passai in panchina, anche perchè davanti a me c'era gente molto più importante, poi il 29 ottobre, quando il mister si girò e disse "Claudio scaldati", mi girai per guardare se oltre a me c'era qualcun'altro con il mio stesso nome, poi si girò di nuovo "Claudio, dai che tra cinque minuti ti butto dentro", ce l'aveva con me, mi alzai e cominciai il riscaldamento, avevo il cuore a mille. Giocavamo contro il Frosinone e il risultato era sull'1-0 per noi con il gol di Del Piero, la partita volgeva al termine, era il 42' quando il cartello del quarto uomo richiamò il numero 17 Trezeguet che veniva sostituito dal numero 15 che ero io. Lo scroscio di applausi e inneggiamenti salutava l'uscita del grande campione, mentrequando entrai tutto si fermò, già tutti avranno pensato "Cosa dobbiamo applaudire se ancora non sappiamo chi è ?". Mi piazzai al fianco di Matteo Paro e Cristiano Zanetti, al centro del campo, correvo inseguivo ogni avversario senza farli pensare, Cristiano (Zanetti) mi disse "Claudio stai tranquillo!", ma quale tranquillo pensai, sto pressando tutti, devo far capire al mister che io posso essere utile alla causa juventina. La partita terminò con il risultato di 1-0 per noi, il mister mi diede un buffetto sulla spalla e mi sorrise, questo mi fece capire che avevo fatto bene, anche se non mi sentivo sicuro di giocare nelle partite dopo, visto che il nuovo ha i suoi tempi per inserirsi in un contesto simile. Tre giorni dopo incontrammo il Brescia, il mister snocciolando la formazione disse "A centrocampo giocano Paro e Marchisio", così restai in silenzio a fissare il pavimento, qualcuno mi diede un pacca sulla spalla "Ehi è il tuo momento" ero talmente emozionato che non ricordo chi fosse stato, alzai il mio sguardo da terra, indossai la maglie e carico come non mai scesi in campo al fianco dei miei compagni, il mister mi urlò "Claudio !" facendomi il segno come a dire 'usa la testa', chinai il capo per far il segno che avevo capito, stavo sostituendo Zanetti che era il centrocampista più forte in rosa, sudavo a freddo, la paura di deludere c'erà, ma mi dissi "O la va o la spacca", abbassai il capo e giocai come un veterano, pensai che non era la mia prima da titolare, ma che io in mezzo a quel campo c'ero sempre stato.Del Piero la butta dentro, noi reggiamo forte in mezzo al campo, alla fine del primo tempo il mister mi dice "Claudio ti sostituisco con Marco (Marchionni). Bella prova", accettai la sostituzione, anche se la voglia di giocare andava oltre quelle parole. Il mister cominciò a contare forte su di me, alla fine dell'anno contai 25 presenze con le quali avevo contribuito alla risalita nella massima serie della squadra. Il campionato era finito, ma una chiamata nei primi giorni di Luglio mi gela, infatti la società aveva deciso di girarmi in prestito all'Empoli, con la morte nel cuore accettai, visto che non avrei voluto indossare maglia che non era quella bianconera della Juve. Il sogno di esordire in A con quella squadra che avevo aiutato a risalire, si fermò prima di cominciare, anche il mister Deschamps venne sollevato dalla panchina, forse il nuovo tecnico avrebbe puntato su giocatori più esperti. Arrivai ad Empoli con una promessa nel cuore "Voglio fare bene e ritornare alla Juventus per restarci". L'ambiente era diverso, dalla mentalità vincente della Juventus, alla carica di una squadra che giocava per salvarsi ma che l'anno prima si era piazzata settima in classifica e giocava per i preliminari di Coppa Uefa, le facce però non erano quelle di giocatori sicuri di farcela, era tutto così strano, ma non importava, quella squadra con me avrebbe fatto di tutto per salvarsi ed io volevo essere uno di quelli l'avrebbe salvata. Con me c'era il mio compagno di di primavera Sebastian Giovinco, quindi mi sentivo meno solo dalla mia Torino e sopratutto da quella maglia bianconera. In panchina c'era uno degli allenatori più esperti della serie Gigi Cagni, lui mi impartiva i movimenti, sapevo che lì non era per niente facile. Il mister mi disse "Tu sarai il titolare in mezzo al campo"...Cavolo ! Pensai tra me e me, questo tecnico si fida ad occhi chiusi di me. Esordii in A contro la Fiorentina in quel mezzo derby toscano. Più passava il tempo e più mi sentivo un pezzo importante di quel progetto empolese, ero conscio dei miei mezzi e le iniezioni di fiducia del mister che mi spronava dalla panchina mi portò a dare sempre il meglio. l'Europa non arrivò, visto che nel doppio incontro contro lo Zurigo venimmo eliminati, mentre alla fine della stagione, tra le lacrime la quadra retrocesse in B. Nel viaggio di ritorno tra il dispiacere per la retrocessione dell'Empoli e il mio apporto che non era servito più di tanto, ritornai alla Juventus, con quella maturità che mi portavo dietro da quell'esperienza che mi aveva fatto capire che ogni partita e ogni punto era essenziale per sopravvivere. Ero pronto, grazie anche al mister Gigi Cagni che tra un esonero e un ritorno mi fece crescere molto, infatti prima di andare via lo ringraziai e lui mi disse "Tu sarai il futuro della Juventus e della Nazionale italiana per molti anni". Questo mi aveva rinvigorito, sapevo che ritornando alla Juventus avrei avuto i miei problemi per riuscire a ritagliarmi un posto tra i big in campo, ma quello che contava era di restare in pianta stabile in quel club, ma dietro l'angolo la paura di un nuovo prestito o addirittura di una cessione a titolo definitivo mi tenne in pensiero per parecchi giorni. Alla Juventus ci fu un nuovo cambio di tecnico, da Roma arrivava Claudio Ranieri che nei suoi termini mi disse "Te nun te movi da qua !", anche se mastico poco il romano avevo capito che il mister avrebbe punato su di me. Ranieri mi piazza in una posizione nuova, un centrocampista collante tra centrocampo e attacco, e mi dice "Tu devi salì co la palla ar piede, e te devi inserì in tutte le azzioni d'attacco". Negli allenamenti il mister mi diceva "No così, devi fa così, capito ?", tentai talmente tante volte a fare le movenze che mi chiedeva, così che arrivammo ad un "Ecco questo è quello che devi fare in partita". Era nuova la posizione ma cominciava a piacermi, mi avrebbe portato anche ad andare alla coclusione ravvicinata, e magari a segnare. Vengo inserito nella lista Champions, i miei compagni mi fanno i complimenti e divento sempre più parte del progetto. Tutto andava alla grande arrivammo a incontrare i galacticos di Madrid ed il mister puntava forte su di me, che grande prova mi aspettava, ma nella mia mente girava solo una cosa "Nessuna squadra fa paura", anch se vedersi davanti fenomeni come Raùl,Cannavaro,Van Nilsterooy non era cosa da tutti i giorni. All'andata regolammo il Real per 2-1, poi ci fu il ritorno, un Bernabeu strapieno di maglie bianche, una cosa che non avevo mai visto in vita mia, faceva davvero impressione vedere quasi centomila persone tutte insieme che cantavano e ci fischiavano. Il mister mi disse "Nun te fa intimorì, tu devi pensa solo alla squadra tua, de loro fregatene". Entrammo in campo con la sicurezza che non saremmo usciti dal campo senza una goccia di sudore e dolori muscolari. Vedevo il capitano (Del Piero) carico come non mai, mi guardò con uno sguardo fisso come a dire "Forza ragazzo" strigendo i pugni, così mi sentii carico come non mai. Mi sentivo così sicuro che sembrava che avessi le ali sotto i piedi, quei giocatori che avevo davanti alla fine non erano così irresistibili, anzi vedevo che riuscivo ad arginarli ed andare a metterli in difficoltà. Alex (Del Piero) fece un gol strepitoso, lo stadio si zitti di colpo e come se da centomila persone si sentivano solo quel gruppo di tifosi che erano i nostri. Nella ripresa loro sembravano domi, punizione per noi, tutti trattengono il fiato, Alex è uno specialista da lì, infatti la mette dentro, 2-0 per noi a quasi venti minuti dal termine. Ma una cosa mi rimase impressa e che non dimenticherò mai più,quando ad un minuto dal termine della gara, il mister toglie Del Piero dal campo, e mentre il capitano si dirige verso la panchina tutto la stadio si unisce in un unico applauso, mi vengono i brividi solo a pensarlo, Alex aveva fatto alzare uno stadio intero che non era il suo, lui rispose all'applauso con un applauso. Nella mia testa in quel momento giravano migliaia di immagini, mi ero messo al suo posto e immaginavo se mi sarei trovato al suo posto, che emozione ragazzi. I giorni, i mesi e gli anni passavano tra soddisfazioni e dolori, con grande sorpresa nel 2009 la UEFA mi scelse come uno dei 10 giocatori giovani dell'anno che si erano messi in luce, raggiunsi le 100 presenze in bianconero, la società mi propose l'allungamento di contratto fino al 2014, ed io accettai senza pensarci su. Ad Ottobre arriva una tegola, m'infortunai al menisco e venni operato, affrettando il ritorno in campo appena un mese dopo l'operazione, con ottimi risultati. L'undici Marzo 2010 arriva per la prima volta la fascia di capitano a partita in corso, dopo l'uscita dal campo di David Trezeguet. Dopo due stagioni dove non riuscimmo ad andare oltre il settimo posto in classifica (2009-2010 2010-2011) e figure non proprio all'altezza in Europa League, arrivò la svolta in panchina. Nel 2011-2012 con il ritorno di un grande ex sulla panchina bianconera (Antonio Conte) ritornammo a giocarci un campionato fino alla fine, così riuscii a vincere il mio primo scudetto in maglia bianconera, anche se l'arrivo di Arturo Vidal e Andrea Pirlo potevano mettere in pericolo la mia posizione in campo, ma essendo la squadra più forte in Italia la competizione non mi spaventava. A fine stagione il grande capitano Alex Del Piero chiuse la sua storia d'amore con la Juventus, dopo 19 anni insieme e ci fu un tripudio di applausi e lacrime e devo dire che gli occhi miei si riempirono di lacrime, visto che uno dei miei beniamini se ne stava andando per sempre da quella squadra e con lui il mio essere un suo primo sostenitore. L'anno successivo (2012-2013) ci ripetemmo alzando anche la supercoppa italiana, eravamo leggeri e non avevamo paura di nessuno. Conte ci aveva fatto tornare la voglia di vincere, ci aveva portato una carica incredibile, oltre ad aver aggiunto qualità alla rosa. Eravamo tornati alla grande, in Europa non riuscimmo a mettere l'impronta, uscendo a girone in Europa League prima (2011-2012), e ai quarti di finale di Champions l'anno dopo (2012-2013) . Proprio nella Supercoppa Italia del 2013, il 18 agosto contro la Lazio, sento un forte dolore alla gamba destra, un dolore fortissimo. Dopo gli accertamenti che riportavano questo referto: lesione al legamento del ginocchio destro, un mese di stop. Dopo aver saltato la prima parte del campionato per la riabilitazione, il mio posto non era più sicuro Pogba era cresciuto moltissimo e toglierlo per Conte era impossibile, lo capii. La squadra cresceva ma per l'Europa mancava qualcosa, dopo l'uscita al girone di Champions andammo in Europa League, dove eravamo tra le squadre favorite, ma in semifinale fummo estromessi dal Benfica e il sogno finì sul foto finish. Nella stagione 2013-2014 ritornai a giocare qualche partita, anche se il mio impiego era quasi sempre da riserva di, e non più da titolare inamovibile, alla fine festeggiammo il terzo scudetto (2013-2014) oltre alla Supercoppa Italiana. Arrivò l'estate e arrivò la doccia gelata, mister Conte aveva deciso di dare le dimissioni, così ci ritrovammo in balia fin quando non arrivò l'arrivo di mister Max Allegri, constestatissimo dai tifosi per i suoi passati al Milan. La stagione 2014-2015 la squadra sembra essere una corrazzata perfetta, arrivò il quarto scudetto, accompagnato dalla Coppa Italia, dove non presi parte perchè squalificato. Ma la delusione più grande arrivò dalla Champions, dopo un super cammino ci piegammo sotto i campioni del Barcellona in finale. Peccato, con quel trofeo avrei potuto coronare un sogno personale oltre che per milioni di tifosi che la attendevano da quasi 20 anni. Nella stagione 2015-2016 con la partenza di Andrea Pirlo il mister Allegri mi disse "Claudio tu sarai il nuovo Pirlo", al quanto lo guardai stupito e gli dissi "Mister, ma io non ho i piedi di Pirlo !", lui sorrise e mi disse "Sarai il nuovo mediano davanti alla difesa. Te la senti ?", "Certo" risposi. Così dopo il centrocampista centrale e la mezzala, mi ritrovai a fare il mediano, quindi ero un Jolly all'occorrenza, avrei fatto di tutto per quella maglia, anche il portiere se me lo avessero chiesto. Ero compagno di reparto di Sami Khedira, uno che di vincite di grandi trofei ne sapeva qualcosa. Spensi le mie 30 candeline in gennaio, oramai ero maturo e con un'esperienza da vendere. Arrivò la terza Supercoppa Italiana contro la Lazio,lo scudetto e la Coppa Italia, avevamo fatto il triplete italiano, cosa non da tutti. Con lo scudetto entrammo - io e i compagni di lunga data - nella storia al pari della Juventus 1930-1935, cinque scudetti di fila, una prova da veri eroi pensai. Il 17 Aprile nella gara contro il Palermo mi scontrai con Franco Vazquez compagno di nazionale, l'impatto mi porta la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, un dolore lancinante, cosa che spero nessuno debba mai sentire. Questo mi lasciò fuori dai campi per sei mesi. La vicinanza dei tifosi mi fece passare quel momento di crisi in loro compagnia, così gli scrissi un messaggio di ringraziamento per la loro vicinanza,dicendogli che sarei tornato più forte di prima. Ritornai a disposizione in ottobre, trovando spazio nella gara contro la Sampdoria, adesso ci voleva tempo per rientrare a pieno regime. A novembre metto a segno un gol, anche se su calcio di rigore nella gara di Champions cotro il Siviglia. La stagione non portò nessun problema e riuscimmo a portare una nuova Coppa Italia a casa, oltre al sesto scudetto di fila. Pensai "Se continuiamo così entriamo in una storia infinita", stavolta avevamo eguagliato il quinquennio d'oro degli anni 30 e ora noi eravamo i più vincenti di sempre.Quel 2017 però ci portò una nuova sconfitta in finale di Champions, stavolta contro Cristiano Ronaldo e compagni in quel di Cardiff contro il Real Madrid, dove perdemmo 4-1. Pensai tra me e me "Ma questa è una maledizione !". La stagione 2017-2018 insieme a Barzagli, Buffon, Chiellini e Lichtsteiner festeggiammo il 7° scudetto di fila oltre che al 36° della Juventus, con quel trofeo entrammo nell'olimpo europeo dei maggiori campionati Euopei, nessuno come noi. Tutto filava liscio, anche se i continui acciacchi minarono la mia stagione. La cosa che mi faceva arrabbiare era che ogni qualvolta non ero in campo, dicevano che non ero in buone condizioni, mentre non era così, infatti negli ultimi periodi non vedevo più il campo, ero divenuto l'ultima ruota del carro, ma nanche in questa situazione avrei accettato comunque di restare. La società  a fine stagione mi convoca in sede, avevo uno strano presentimento. Il Presidente Agnelli mi dice "Claudio tu sei un giocatore importante per la Juventus, ma per il tuo stato fisico e per le scelte del tecnico, forse è arrivato il momento di chiuderla qui". In quel momento mi cadde il mondo addosso, non potevo immaginare che da quel giorno il mio percorso stradale sarebbe di botto cambiato, che non avrei più giocato con i miei compagni di sempre, che non  avrei più fatto la colazione in quel bar. Tutto stava cambiando, proprio nel momento in cui stavo per uscire dalla Continassa, pensai "E adesso ?". Non riuscivo ad immaginarmi con un altra maglia indosso, non avrei mai potuto giocare contro i miei compagni. Qualche giorno dopo ricetti un offerta dal Milan, ma per amore della Juve rifiutai a priori, non me la sentivo di andare contro la mia Juve. Poi il mio padre che è anche il mio agente mi chiamò e mi disse "Claudio, te la senti di andare a giocare in Russia ?", detto così gli risposi "Papà ma che ti sei svegliato allegro ?", ma continuò a ripetermi "Te la senti oppure no ?", "Papà ma stai dicendo davvero o stai scherzando ?" risposi, "No, non sto scherzando, lo Zenit ti vuole nella sua rosa"rispose lui. Così lasciai la mia amata Torino, ricordo che era la seconda volta in termini calcistici che la dovetti abbandonare per giocare, già la mia bella città dovevo lasciarla per trasferirmi, ma se ad Empoli erano su per giù 400 km, Sampietroburgo era a 2800 km. Oggi dopo due anni che mi trovo qui non  mi lamento, certo non ho tanto spazio, visto che ho messo insieme soltanto 9 presenze, non so se continuerò a stare qui fino a fine carriera, quest'anno ho spento 33 candeline, l'Italia mi manca anche se ci torno spesso, Torino però ogni volta che la lascio per tornare Pietroburgo mi viene un magone incredibile, certo ho la mia famiglia che mi segue, i miei figli stanno cominciando ad imparare anche il russo, continuo a seguire anche da qui le gesta della mia amata Juventus, anche perchè rimango sempre un tifoso sfegatato, quando posso mi vedo tutto anche che siano gli allenamenti. So che il destino potrebbe metterci contro in Champions, ma incrocio sempre le dita ai sorteggi, nella speranza che questo non accada mai, ne prima ne dopo, vorrei chiudere la carriera senza mai incontrare la Juve come avversaria, perchè io non voglio giocare contro la squadra che tifo fin da piccolo, che mi ha fatto crescere e divenire un giocatore della sua storia, non m'interessa quel che è successo e non giudico nessuno per come sono andate le cose, io sono un tifoso fino al midollo di quella maglia, di quella squadra e lo sarò fino alla finedei miei giorni.

 

Ps. Questa storia è soltanto una mia ricostruzione fantasiosa, lo dico onde evitare qualsiasi richiamo da parte di persone che conoscono Claudio Marchisio e sanno il vero percorso della sua carriera. Perchè l'ho scritto così ? Perchè mi sono impersonato nel giocatore e ho voluto rendergli omaggio per quello che è stato per la mia Juventus, un grande, una persona umile fino alla fine. Grazie Claudio, sei stato un vero guerriero. #8persempre