Chi è Vincenzo Spadafora?
È entrato nelle vite dei calciomani, molti di noi non sapevano chi fosse, molti altri, ammettiamolo, quasi non sapevano che ci fosse un ministro dello Sport. E non sapevano che il calcio dipendesse dalle sue scelte. Conoscerlo meglio, forse, ci aiuterà anche a comprenderlo meglio, perché la sensazione è che dovremo averci a che fare ancora per un bel po’ di tempo.
In effetti, la ripartenza non è ancora un fatto del tutto scontato. Tanti sono i nodi da sciogliere e le “carte” da mettere a posto. Una situazione paludosa, dove non ci sono soltanto i macro problemi da risolvere, quelli di cui sentiamo e leggiamo di continuo: andamento della curva dei contagi, stadi chiusi, compressione dei calendari, scadenze contrattuali, competizioni europee, ecc... Come ci dicono tutti gli esperti di diritto sportivo, ci sono anche aspetti più cavillosi, se vogliamo, epperò non meno incisivi sul quadro complessivo di una ripresa. Anzitutto, a differenza degli altri lavoratori, ai calciatori serve una normativa specifica che sancisca l’abolizione della cosiddetta “distanza sociale”, cioè una normativa che attribuisca al calcio un valore sociale.
Poi, se riprende il campionato, su società e medici sociali gravano grandi responsabilità ed è forte il rischio di ricorsi legali (se un calciatore contrae il virus, non si può escludere che faccia causa alla sua società): è possibile quindi che club e medici sociali chiedano o pretendano una sorta di scudo legale, che li sollevi da responsabilità civili e penali.
C’è anche un problema di privacy. Ad oggi le società non sono obbligate a comunicare le condizioni fisiche dei propri tesserati. In caso di ripartenza queste informazioni dovrebbero essere rese pubbliche, perché coloro che scendono in campo hanno diritto di conoscere lo stato di salute dei propri avversari e questo diritto supera quello, altrettanto sacrosanto, alla privacy. Sul piano sanitario, inoltre, le società si stanno attrezzando per acquisire sul mercato migliaia di tamponi a cui sottoporre i propri tesserati. Vista la penuria che c’è in Italia (e la domanda è ancora altissima), l’uso massiccio dei tamponi per i calciatori può avvenire solo con il benestare del Servizio Sanitario Nazionale; senza considerare l’impatto negativo che l’argomento sta già avendo sull’opinione pubblica. E’ poi tutta da verificare la disponibilità dei singoli calciatori a sottostare a regole rigide, come quella dei lunghi ritiri in una condizione di clausura quasi monastica. Non solo, c’è anche da capire se tutti accetteranno tutte le trasferte. E a proposito di disponibilità, cosa succede in caso di infortunio? I giocatori possono lasciare i ritiri? E in caso di nuovi contagi tra i giocatori? A cosa si andrebbe incontro? Risposte tutte da scrivere. 

La palla è ora nei piedi del governo.
In realtà il Ministro dello sport gioca già da tempo un ruolo principale in questa vicenda, andando incontro a sostenitori e detrattori, a critiche e sostegni, alle pressioni di chi vuol giocare e di chi no, nonchè alle continue reprimende di opposizioni e pezzi di maggioranza. Non si è mai sottratto, questo gli va riconosciuto, soprattutto in considerazione del fatto che stiamo parlando della terza industria del Paese e della seconda religione degli italiani.
Chi è Spadafora?
Vincenzo Spadafora nasce ad Afragola (provincia di Napoli) il 12 marzo del 1974, ma cresce nelle vicinanze di Cardito. Figlio di una casalinga e di un ferroviere, consegue la maturità classica e fino alla maggiore età porta avanti, tra Candito e Frattamaggiore, il suo impegno per la difesa dei diritti dei più deboli. A soli 12 anni diventa volontario dell'UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia). A 18 anni viene coinvolto da Aldo Farina, Presidente e fondatore dell’UNICEF Italia, nella sua squadra: si trasferisce a Roma. Giovanissimo, si dedica ad iniziative umanitarie internazionali, collaborando con il mondo delle associazioni che si occupano d’infanzia e adolescenza, occupandosi in particolare di progetti mirati al coinvolgimento dei Sindaci e delle Amministrazioni comunali per la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti.
Nel 1994 dà vita al primo Movimento italiano “Giovani per l’UNICEF” per proiettare (e proiettarsi) su scala nazionale le sue iniziative territoriali. Dopo sette anni trascorsi come collaboratore alla Presidenza nazionale dell’UNICEF, avvia nuove esperienze professionali, in materia di pubblica amministrazione, gestione di progetti e coordinamento delle attività istituzionali. La politica già da un pezzo si è accorta di lui (e lui della politica). Inizia la sua carriera pubblica nel 1998, da segretario particolare del presidente "margheritino" della Regione Campania, Andrea Losco (anch’egli di Cardito). Lavora poi nella segreteria dei Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio e nel 2006 diviene capo segreteria sotto Francesco Rutelli al Ministero dei Beni Culturali. Poi altri incarichi, tra l’altro, presso la Vice Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nel 2010 è anche Presidente della Società partecipata del Comune di Napoli “Terme di Agnano”… evidentemente, i giorni del "Maledette le partecipate!" sono ancora lontani. Ma il suo pallino è scalare l’UNICEF. Vi fa rientro dopo diversi anni, come membro del Consiglio Direttivo, prima, e Vice Presidente vicario nazionale, dopo.
Nel giugno del 2008 viene eletto Presidente nazionale: a 34anni, è il più giovane Presidente nella storia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, sia in Italia che nel mondo. Da attivista sul campo, partecipa a tante azioni in Paesi come Sierra Leone, Guinea Bissau, Ruanda ed Indonesia. Va a Gaza, per verificare l’avanzamento di alcuni progetti legati al recupero psicologico dei bambini coinvolti nel conflitto israelo-palestinese. Si reca nel Sud del Libano, per realizzare progetti in materia di recupero scolastico per i bambini palestinesi rifugiati di quei territori ... proprio nu bravo guaglione! Nel 2011 fonda YOUNICEF, il Movimento dei Giovani volontari dell’UNICEF, per sensibilizzare le giovani generazioni all’impegno in favore dell’infanzia e dell’adolescenza. Dal 2009 al 2011, durante la Presidenza dell’UNICEF, è pure docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma, nonostante sia - parole sue - “privo di laurea da esibire” … viva l’Italia! Nel novembre 2011 si dimette dalla Presidenza dell’UNICEF Italia perché … la politica è bella. Molto amico della berlusconiana Mara Garfagna (anche lei campana), accetta l’incarico di primo Presidente dell'Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in Italia, conferitogli dai Presidenti di Camera e Senato, in seguito all’approvazione della legge istitutiva dell’Authority approvata all’unanimità dal Parlamento italiano a luglio dello stesso anno. Per un breve momento, si avvicina pure a Italia Futura, il think tank di Luca Cordero di Montezemolo, ma poi il progetto politico tramonta e lui cambia ancora strada.
Nel frattempo, nel 2014, pubblica con Mondadori il saggio “La Terza Italia – Manifesto di un Paese che non si tira indietro”, un libro che fotografa le periferie del mondo, intrecciando storie di vita dura, malaffare, riscatto sociale ed impegno civile a ricordi personali. A maggio 2016, al termine del suo mandato di Garante, accetta l’incarico di Responsabile dei Rapporti Istituzionali del Vice Presidente della Camera dei Deputati, il campano Luigi DiMaio, di cui diventa un fedelissimo.
In quegli anni il suo nome viene fuori nelle intercettazioni della famigerata cricca romana degli appalti, formata dal costruttore Diego Anemone e Angelo Balducci. Spadafora, che non è mai stato neppure indagato, è molto amico di Angelo Balducci, potente capo della struttura che gestiva i grandi eventi e condannato in primo grado a 6 anni e mezzo ... sono gli incerti del mestiere, mettiamola così. Nel 2018 è eletto Deputato nazionale, nella lista campana (collegio di Casoria) dei Cinquestelle. Il 13 giugno 2018 è nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Pari Opportunità, Politiche Giovanili e Servizio civile universale. Dal 5 settembre 2019 è Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport... e non del calcio, precisiamolo.

Sulla sua vita privata si conosce ben poco, anche perché è un politico poco social. Usa infatti i suoi profili solo per condividere gl'impegni professionali e i progetti umanitari a cui prende parte … e per ribadire:"Non sono Ministro del calcio, ma dello sport". Vive a Roma, ma non disdegna le capatine in Campania, che è la sua terra e il suo collegio elettorale. È molto religioso, pare sia legato ai gesuiti; all’età di dieci anni voleva persino entrare in seminario a Frattamaggiore, ma l’eco della chiamata si spegne presto. Conosciamo il suo reddito, essendo ovviamente pubblico: poco più di 85mila euro l’anno. Nulla a confronto coi soldi che girano nel calcio, ma lui se ne frega e lo sfida apertamente.
Di sicuro non è un appassionato del pallone. E forse è un bene che non lo sia. O no? Ai posteri l’ardua sentenza.

A noi il Ministro dello sport, non del calcio... Vabbuò, ja'