"Non cambierò tra sei, nove o dieci mesi credendo di lavorare in un modo diverso". Questo il sunto delle parole di Ole Gunnar Solskjaer alla vigilia del match di Fa Cup contro il Tranmere Rovers. Nonostante il brutto e pesante ko patito ad Old Trafford contro il Burnley, il tecnico dei Red Devils predilige calma e sangue freddo, convinto che da un momento all'altro la stagione possa svoltare clamorosamente; parole piene di speranza, quelle pronunciate dal norvegese, eppure la sua squadra non sembra raccogliere in modo positivo tutta questa tranquillità. I duri attacchi lanciati da Rio Ferdinand nella serata di mercoledì scorso hanno inciso e non poco sulle dinamiche del club, soprattutto quando l'ex bandiera dei Red Devils ha voluto far intendere che neanche i bambini delle scuole vorranno più indossare la casacca dello United. Un tono assai brusco che testimonia una rabbia di fondo per un popolo che dall'addio di Sir Alex Ferguson ha ingurgitato diversi bocconi amari, ma si sa, per riaprire un ciclo spesso è necessario toccare il fondo.
Ecco che allora l'unica modo possibile sembra essere quello legato alla personalità, ma in questo Manchester di giocatori esperti e abili sotto la tenuta mentale ce ne sono ben pochi: regna sovrana invece la fragilità, che in periodi come questi rischia di compromettere ancora di più i malumori interni.
Tra gli elementi dotati di una piccola dose di esperienza maggiore figurano De Gea, Shaw e Matic, per il resto buoni giocatori ma non in grado di prendere per mano la squadra nei momenti difficili della partita. Un capitolo a parte merita Paul Pogba: un mese vicino al Real Madrid, quello successivo alla Juventus. La storia tra il francese e i Red Devils non è mai stata così idilliaca, nonostante quel clamoroso ritorno nel 2016 che poteva significare un degno riscatto in Premier dopo la fortunata esperienza a Torino. Per quanto il buon Paul dimostri ottime qualità, non è quel calciatore che in un campionato rude come quello inglese può fare la differenza; lo si è visto più e più volte, e anche Mourinho lo aveva capito. Raiola freme per portarlo via da Manchester, e forse è la scelta giusta per tutti, ma lo United non regala i propri gioielli gratis, ed ecco il motivo per il quale, al netto di clamorosi sviluppi, quella tra Pogba e i Red Devils rappresenta un capitolo all'interno di una cornice al momento assai traballante.

INTANTO YOUNG... -  La stagione 2019/20 verrà ricordata da tutti come quella della sinergia tra Manchester United e Inter. Dopo gli arrivi di Lukaku e Alexis Sanchez, già nella partita di domani è pronto a debuttare con la maglia nerazzurra Ashley Young. Inutile stare a sottolineare la grandezza di un calciatore che con i Red Devils ha vinto Premier, Fa Cup e persino Europa League, ma la questione centrale che stona un po' in questa sessione di mercato è come sia possibile che il capitano dello United possa essere ceduto in questo modo. Forse Solskjaer non lo vedeva più nel progetto, ma non è un caso se dal momento in cui l'inglese non venne più schierato in campo sono arrivate numerose sconfitte. Nonostante le ottime qualità del giovane Williams, Young avrebbe potuto dire ancora molto in questo Manchester, non come capitano, ma come uomo abituato a vincere giocando un ottimo calcio.

L'Inter intanto se la ride, nella speranza che l'ennesima pedina dei Red Devils possa aiutare Antonio Conte a effettuare lo scacco matto nei confronti della Juventus. Il Manchester accusa il colpo, nel desiderio che il tempo possa guarirlo, ma anche nella certezza che la vera macchia interna è una fragilità emotiva che si sta sempre più espandendo nelle ultime prestazioni.