“La Juve è per me l'amore di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d'amore". 
Questa è una delle frasi più sentite e gettonate di Gianni Agnelli, l'avvocato, e ieri era l'anniversario della sua nascita (12 marzo 1921), quindi mi è sembrato doveroso aprire con una sua citazione, chissà a cosa starà pensando da lassù e a quale espressione avrebbe usato per descrivere la partita di ieri. Sicuramente sarebbe stato felice ed entusiasta a vedere la sua vecchia signora fare una partita del genere e osservare così tanti giocatori di talento in campo. Una partita che riecheggerà per molto tempo e che la si potrà raccontare ai nostri e ai figli dei nostri figli e così via...

Un match che ha avuto un mix di emozioni: dalla delusione immediata all'annullamento del gol a Chiellini, giustamente tolto, felicità e gioia quando Ronaldo si è staccato da terra e ha direzionato in rete uno splendido cross di Bernardeschi; per continuare con delusione e frustrazione quando abbiamo sprecato varie occasioni da rete con Berna e CR7, ma con la consapevolezza di poter segnare un altro gol. Ansia e illusione quando sul colpo di testa di Ronaldo non è stato convalidato subito il gol per poi passare in pochi minuti dall'incredulità di un calcio di rigore dato negli ultimi minuti, rivivendo spettri dell'anno scorso, ma sapendo che questa volta il coltello dalla parte del manico lo avevamo noi, all'apoteosi quando “mister 5 champions” ha scaraventato in rete quel pallone che pesava quando un macigno.

In mezzo a tutte questo vortice di emozioni, sicuramente qualcuno avrà pregato, visto anche che ieri era San Massimiliano, coincidenza più unica che rara.
Dopo le 2 mancate rimonte, tra l'altro per questione di dettagli, ma sono proprio questi che fanno la differenza ad alti livelli, nel 2016 con il Bayern Monaco e l'anno scorso con il Real Madrid, l'angoscia tra i tifosi juventini del “ non c'è 2 senza 3” rimbombava e tormentava i pensieri di giorno e notte.
Ma come diveva Trapattoni “ La Juve è un po' nel mio DNA, quindi la conosco bene, è come un drago a 7 teste, gliele togli una ma ne spunta sempre un'altra. Non molla mai, e la sua forza è nell'ambiente: il Piemonte è ancora un'isola felice, senza le tensioni di Milano e Roma, e i giocatori possono allenarsi al meglio".
Tutti i giocatori, martedì sera, hanno interpretato al meglio codeste parole, perchè hanno messo anima, cuore passione, sostenuti da una cornice di pubblico appassionante, senza cori e lotte tra le 2 curve.
Ora abbiamo superato una tappa importante per raggiungere il traguardo finale, e come minimo ne avremmo altre 2, ma come fa un ciclista bisogna pensare ad una gara per volta, per non fare il passo più lungo della gamba, e quindi cadere, vanificando tutto il lavoro e la fatica fatta fino a qui.
Perchè la Juve deve pensare a Madrid ricordando però: rispetto per tutti, paura di nessuno.