Ho provato a darmi un pizzicotto per vedere se era solo un sogno, invece... Invece era tutto vero!

Ieri notte abbiamo assistito a qualcosa di impensabile alla vigilia. La Juventus, conscia anche della sconfitta della Lazio, aveva la possibilità di chiudere definitivamente i conti e portarsi a +10 sulla seconda. Ci stava anche riuscendo per via del doppio vantaggio ad inizio secondo tempo, ma la squadra di Sarri si è sciolta di fronte all'ardore dei rossoneri che pian piano hanno alimentato speranze di vittoria. Dopo una prima parte di gara dove le due squadre hanno cercato di difendersi al meglio, nella ripresa, la Juventus, ha concretizzato le due occasioni propiziate. Nella prima uno slalom di Rabiot (il francese alla prima rete in serie A) che ha superato come birilli la retroguardia rossonera terminando con un gran tiro nel quale Donnarumma non ha potuto far altro che raccogliere il pallone dalla porta. Nel secondo, da un errore dei centrali di difesa, Romagnoli e Kjaer si scontrano e la volpe Ronaldo (subito pronto ad approfittarne) segna il raddoppio. Sono e siamo tutti pronti a pensare che la partita sia conclusa in quel momento. Anzi c'è il timore che la Juve possa dilagare nelle macerie rossonere.

Ma il calcio è strano e basta poco per spostare gli equilibri. Un calcio di rigore, decretato dal Var, porta Ibra dal dischetto. E' l'occasione per riaprire la partita e lo svedese non se la fa scappare. Nonostante il disturbo verbale di Ronaldo, che cerca di incoraggiare il suo portiere, Ibra spiazza Szczęsny e col suo ghigno risponde a Cristiano per le rime. I due campioni, emblema delle due squadre hanno piazzato un siparietto niente male. Ma la concentrazione è sempre stato il piatto forte di Ibra, chiedere a Julio Cesar come è finito un calcio di rigore in un derby di qualche anno fa. Dopo la rete Ibra sa che la sua autonomia nella partita sta per concludersi, non ha i novanta minuti nelle gambe ma, prima di essere sostituito, contribuisce all'azione del pareggio, dove la difesa della Juve non è esente da colpe. Se nel gol di Rabiot i giocatori sono stati saltati come birilli, nel pareggio del Milan sembra di vedere delle sagome che nulla possono fare per contrastare l'attacco milanista. Nell'area di rigore la palla finisce a Kessiè e partita riaperta. Nel silenzio di San Siro, è immaginabile l'urlo dei tifosi rossoneri che da casa incoraggiano i rossoneri nell'impresa. Perchè di impresa si tratta e, in quel momento, la Juve non c'è più, tramortita dal veleno rossonero.

Il Milan, a questo punto, sente l'odore della vittoria e, non lo spaventa neanche la staffetta Ibra-Leao, che vede il Totem sedersi definitivamente in panchina. Anzi, nell'ennesima ripartenza, il portoghese, dopo che l'arbitro saggiamente dà vantaggio e fa continuare l'azione, trova un angolo impensabile, anche grazie alla deviazione del difensore juventino e clamoroso a San Siro, Milan 3 Juventus 2. Sogno o son desto, il Milan è avanti. Chi mai avrebbe pensato una cosa del genere dopo esser stato sotto di due reti. Nessuno, neanche il migliore degli ottimisti perchè le cose non si erano messe per niente bene. Ma il Milan gioca con la testa sgombra (qualcuno, prima della gara, ha rimarcato come le notizie, non ufficiali, su Rangnick, potessero destabilizzare l'ambiente rossonero) ma Pioli ha creato una bolla che filtra e non permette di contaminare il gruppo. Niente entra e niente esce. Ci sono solo lui e la squadra alla ricerca di quel posto in Europa che salverebbe la stagione, per tutto il resto appuntamento alla prima settimana di agosto, quando tutto sarà finito.

Tornando alla partita, che ancora non aveva decretato la fine, la Juve ha l'occasione per riportarsi in parità e tutti sappiamo che è pur sempre la Juve e non bisogna mai abbassare la guardia. Ma quando hai in squadra il miglior portiere italiano, tutto il resto sono chiacchiere. Sul tiro di Rugani Gigio va a terra in 0.54 secondi (tempo di reazione) e salva il risultato. Non è la prima volta che accade, ai critici Gigio è giusto ricordarlo. Perchè nella vittoria di ieri c'è anche la sua manona che miracolosamente tieni avanti il Milan. Il resto è cosa nota. Pioli dalla panchina non sbaglia nulla, Ibra che nel frattempo ha assunto il ruolo di vice allenatore è prodigo di consigli. C'è da sottolineare solo l'ennesima frittata difensiva bianconera (ah come sono mancati Chiellini e De Ligt in difesa, da solo Bonucci è lo stesso giocatore ammirato nella parentesi milanese). Alex Sandro, ahilui, si macchia di un errato passaggio orizzontale verso la propria area di rigore, la squadra è fuori posizione. Il più lesto è Bonaventura che recupera palla e la serve subito a centro area a Rebic, che fulmina Szczęsny per il definitivo 4-2.

Il resto della partita è pura accademia. Il Milan tiene bene e la Juve è inesistente. Al triplice fischio finale è festa, nonostante il divario in classifica tra le due squadre, perchè era da tanto che i rossoneri non battevano i bianconeri juventini. Precisamente dalla stagione 2016/17 quella con Montella in panchina. Era il Milan di Bacca, Pasalic, Niang e Delofeu. E due giovani consegnarono i tre punti a quel Milan. Locatelli che fece un bel gol e Donnarumma che nel recupero del secondo tempo salvò il risultato. Statisticamente parlando, l'ultima volta che il Milan fece 4 gol alla Juve fu nel 1989, quando il diavolo si impose per 4-0 con autogol di Tricella, rete di Evani e doppietta realizzata da Mannari. E la stessa Juve non subiva 4 reti dalla finale Champions del 2017, in Serie A non accadeva da sette anni.

Ieri, finalmente, il risultato ha premiato il Milan e le scelte del suo allenatore. Aver schierato ancora dal primo minuto Ibra che, nonostante non abbia tutta i minuti nelle gambe, è sempre utile alla causa. Oggi leggevo i social e c'è ancora qualcuno che discute lo svedese. Soprattutto storce il naso per le dichiarazioni che lascia a fine partita. Ma anche ieri abbiamo assistito alla nuova versione di Ibra, che per i suoi detrattori segna solo su rigore. Peccato che lorsignori non si accorgono di quello che fa per i compagni. Solo con la sua presenza e i suoi assist, è un pericolo in più per le difese avversarie che non devono mai abbassare la guardia. Dopo se vogliamo comparare Ibra ad una Ferrari, che deve correre più degli avversari, allora probabilmente stiamo sbagliando valutazioni e, più che giudizi, stiamo fornendo pregiudizi. Un solo dato è giusto fornirlo e lo fornisce Opta: Zlatan Ibrahimovic ha preso parte a otto gol in nove gare da titolare con il Milan in questa Serie A (cinque reti, tre assist).

Sul piano comunicativo, invece, anche qui non è stata colta la realtà delle sue dichiarazioni post-gara. Come ho sempre detto Ibra lancia messaggi chiari e forti, che vanno capiti in fretta prima che diventino polemiche. Non è come quelli che lanciano il sasso e ritraggono la mano. Anzi fa di tutto per farsi notare e dire la sua. E anche quando ha parlato della possibilità di vincere lo scudetto se fosse arrivato ad inizio campionato, (anche lui sa benissimo che non sarebbe stato possibile), era soltanto un messaggio alla società. A quella parte della dirigenza che ci ha messo tanto a decidere di acquisirlo in rosa e che lo mette ora nelle condizioni di andare via dopo solo pochi mesi. Di quella dirigenza che non è certamente l'emblema della buona comunicazione (ma come è possibile che ogni volta che c'è una sfida importante escono fuori notizie extra campo?) Ai tempi d'oro di Galliani questo non sarebbe mai accaduto. Ora è una costante e anche ieri Ibra ha voluto rimarcare, lodandosi come solo lui sa fare. Tanto è vero che Ibra provoca dicendo che lui in squadra fa il Presidente, l'allenatore e il calciatore e viene pagato solo per quest'ultimo ruolo. Quindi Ibra show, anche sopra le righe, anche fuori dal campo di gioco. E messaggi a chi ancora oggi non vuole capire.

Ma anche Pioli merita un encomio, è riuscito a riportare la squadra nella parte sinistra della classifica e, finalmente, dopo anche qualche battuta di arresto di troppo, è riuscito a darle una dimensione da squadra vera. Ieri, a fine gara, ha elogiato il lavoro della squadra, sentendosi ben felice di allenarla. Anzi è andato oltre mettendo il gruppo davanti a tutto e tutti, evidenziando la felicità nello stare insieme. E alla fine, da gran signore, non ha voluto dare peso alle solite notizie che lo vedono sollevato dall'incarico per la prossima stagione, spostando l'orizzonte temporale al match di sabato contro il Napoli e provare a vincerle tutte. Perchè, a detta di molti, il Milan si sarebbe dovuto perdere nel famoso triangolo delle Bermude (Lazio, Juventus e Napoli) e non conquistare neanche un punto. Si parlava anche di Rangnick subito nel caso la situazione fosse precipitata. Ora invece siamo alla soglia della terza gara da affrontare, domenica c'è il Napoli, e dopo lo scalpo dell'aquila e della zebra, sarebbe cosa buona e giusta fregiarsi di anche quello del ciuccio.

Perchè, sogno o son desto, il Milan c'è... e ci sarà fino alla fine!