E’ il 1° aprile 2012, una qualsiasi domenica pomeriggio, quando all’improvviso arriva la notizia che tutti ritengono il classico pesce d’aprile. Alberto Sordi, tanto per dirne uno, è stato dato per morto decine di volte, prima di morire davvero nel 2003. Irrompe una breaking news che coglie tutti di sorpresa: a Naples, in Florida, Giorgio Chinaglia è morto d’infarto all’età di 65 anni. Quel cuore che ha sempre sostenuto tutte le imprese del campione, anche le più folli e impulsive, stavolta ha deciso di fermarsi per sempre. I programmi vengono interrotti per dare la notizia in diretta, in Italia come negli Stati Uniti. Nell’occasione, anche tantissimi tifosi della Roma testimoniano affetto al loro “caro nemico di sempre”. Per Long John è la fine di un calvario che lo ha portato lontano dall’Italia per tanto tempo e che era iniziato l’anno successivo allo scudetto della Lazio.

ANNUS HORRIBILIS. Il 1975 è un anno molto difficile per Giorgio Chinaglia e anche allora il mese di aprile non gli è favorevole. La malattia di Tommaso Maestrelli, la squadra che non riesce a confermarsi campione d’Italia, le liti con il nuovo allenatore Corsini. L’ostilità di chi non gli perdona nulla. Ci sono anche, a un certo punto, le tentazioni del calcio oltreoceano, ogni giorno più forti. Ma soprattutto il problema è la vita a Roma, sempre meno accettabile per lui e per chi gli è accanto. Da un momento all’altro la moglie Connie si trasferisce nel New Jersey, stufa delle continue vessazioni di sedicenti tifosi di calcio. Per lei, abituata a vivere lo sport come lo vivono gli americani, è inammissibile sentirsi provocata e offesa ogni volta che esce di casa solo perché suo marito è Giorgio Chinaglia. Anche lui a un certo punto medita di raggiungere la moglie in pianta stabile dopo avere terminato la carriera in Italia. In quegli anni il calcio negli Stati Uniti è a un livello quasi dilettantistico ma si registra una crescente partecipazione generale. Il Cosmos New York ha da poco ingaggiato Pelé e sta creando una squadra di grandi nomi per sviluppare quell’interesse ritenuto ancora troppo embrionale. Una mattina il bomber della Lazio viene raggiunto dalla telefonata di un consulente della squadra dell'Hartford Bicentennials, che gli propone di giocare un'amichevole contro la Nazionale polacca. Chinaglia accetta e la Lazio dà l'autorizzazione. È un successo mediatico strepitoso. Stampa e Tv si occupano del numero 9 italiano con servizi e trasmissioni inusuali per qualsiasi calciatore negli Stati Uniti. All’improvviso matura nel diretto interessato un pensiero che potrebbe turbare il sonno di molti, anche il suo: si può anche non aspettare la fine della carriera e affrettare i tempi per il trasferimento definitivo. Buona parte dell’opinione pubblica italiana vivrà la concretizzazione di quell’idea come un tradimento verso la Lazio e verso il calcio italiano, senza mai cercare di approfondire i perché di una scelta così radicale e, al di là di facili congetture, molto sofferta.

YES, GIORGIO. Il soccer americano non è particolarmente complicato per uno come Chinaglia. L'intesa con Pelé stenta a decollare ma poi i due danno spettacolo insieme. Giorgio non sfigura al cospetto di o’rey, anzi più di una volta è lui a rubare la scena all’altro. L’esordio contro il Los Angeles Aztecs di George Best è l’apoteosi: finisce 6-0 con due gol dell’ex biancoceleste. Sta andando tutto per il meglio, ma il 2 dicembre 1976 una tragedia lo sconvolge. Raggiunto dalla notizia della morte di Tommaso Maestrelli, ritorna in fretta a Roma per i funerali e accompagna la bara piangendo. Gioca e vince campionati, classifiche dei marcatori più di Pelé, va in tournée in tutto il mondo e gioca perfino contro la Lazio, accolto con affetto dai tifosi, che hanno capito i motivi di un addio così lacerante. Diviene il più popolare giocatore di soccer, surclassando figure del calibro di Neeskens, Beckenbauer e Carlos Alberto. È a tutt'oggi il giocatore con più segnature nella storia del calcio professionistico nordamericano. Cifre alla mano, è anche il bomber italiano più prolifico di sempre per i vari campionati di massima serie su scala mondiale, con 319 segnature complessive. È al 47° posto, superato proprio in questo periodo da Zlatan Ibrahimovic.

NO, GIORGIO. Nel 1983 torna a Roma, diventa presidente della Lazio e l’inizio della nuova impresa lascia ben sperare. Ma poi l’inesperienza legata a una certa ingenuità di fondo, la defezione improvvisa di alcuni supporti finanziari e – va pur detto – un fondo d’incompetenza gestionale, fanno fallire il progetto in pochi anni. Passata la mano a Franco Chimenti e poi a Gian Marco Calleri, Chinaglia torna negli Stati Uniti, in Florida, dove si stabilisce con la sua nuova compagna. Sebbene abbia lasciato le macerie, il popolo laziale continua a tributargli affetto. Il motivo è semplice: malgrado tutto, i tifosi gli riconoscono buona fede, anzi eccesso d’amore per la squadra, in un settore in cui vincono soprattutto cinismo e assenza di sentimenti. Dopo una serie di incursioni in Italia tra business e attività di commentatore sportivo in tv, torna alla ribalta delle cronache nel 2006. Come se Calciopoli non fosse abbastanza, in quel periodo si parla di Giorgio Chinaglia come del capofila di un sedicente gruppo chimico ungherese pronto a rilevare la società dalle mani del presidente Claudio Lotito. In realtà, dietro all’operazione ci sarebbe il clan dei Casalesi pronto a entrare nel mondo del calcio, riciclando denaro sporco e sfruttando la presenza di personaggi carismatici, probabilmente all’oscuro della vera identità dei finanziatori. Consapevole o no, nei confronti di Chinaglia scatta più di un mandato di cattura. Il bomber rimane latitante negli Stati Uniti e per sfuggire all’arresto non farà mai più ritorno in Italia.

BACK HOME, GIORGIO. Pochi giorni dopo la sua scomparsa, agli ex compagni Pino Wilson e Giancarlo Oddi viene l'idea di riportare le spoglie dell’amico Giorgio a Roma. I parenti di Tommaso Maestrelli mettono a disposizione la tomba di famiglia al Cimitero Flaminio di Prima Porta. L'idea viene accolta con favore dai figli di Giorgio, ma bisogna attendere la sentenza di un tribunale statunitense prima di avere il via libera. Il 15 settembre 2013 un aereo con a bordo la bara dell’ex campione atterra a Fiumicino. Il giorno successivo viene allestita una camera ardente presso la Chiesa del Cristo Re a viale Mazzini e nel pomeriggio viene celebrata una messa di suffragio. Migliaia sono i tifosi che vengono a rendergli omaggio, non tutti laziali. Più tardi Giorgio Chinaglia viene tumulato accanto a Tommaso Maestrelli. Da allora lui e il Maestro hanno tutto il tempo per parlare di Lazio. E forse anche adesso lui vorrà avere l’ultima parola. Sempre con molto rispetto verso il tecnico, però. Perché assieme a loro c’è anche la signora Lina, moglie di Tommaso, e quell’ipotetico 2 contro 1 potrebbe essere fatale anche a un indomabile come Long John.

Diego Mariottini