Silvio Berlusconi è davvero completamente fuori dal Milan?
La domanda sorge legittima e la risposta potrebbe non essere così scontata.
Ufficialmente non ha più niente a che fare con la società rossonera dal 13 aprile 2017 quando Fininvest  ha finalmente, dopo un interminabile tira e molla, firmato la cessione delle quote societarie al cinese Li Yonghong. Quella della cessione del Milan è stata una lunghissima, e per i tifosi estenuante, telenovela costellata di colpi di scena e continui rinvii. Tuttavia neanche il tanto sospirato closing ha chiarito i dubbi dell'acquirente, un semi-sconosciuto uomo d'affari di Canton.
Chi c'era dietro Li Yonghong? Questo per molti mesi è stato un dei tormentoni più in voga al pari della canzoncina latina "Despacito". 
In merito si sono fatte molte ipotesi. La più scontata  è che si trattasse semplicemente di uno spericolato che abbia tentato un folle all in finendo in un gioco più grande di lui. Un'altra che si trattasse di una sorta di emissario del governo cinese. Una terza che fosse semplicemente il volto palese di una cordata di imprenditori cinesi decisamente più ricchi e potenti di lui che per non meglio precisate ragioni non volessero apparire. Qualcuno sussurrava di non del tutto chiari legami con il super procuratore Jorge Mendes.
Un'altra ipotesi piuttosto gettonata era che si trattasse di un prestanome di Berlusconi stesso con il compito di riportare in Italia soldi esteri del Cavaliere e tramite una vendita fittizia scorporare il Milan dal bilancio Fininvest, visto che i figli maggiori del Berlusca consideravano la società rossonera ormai come un peso, un pozzo senza fondo di spese.

In una prima fase tutti si sono concentrati sulla figura di Li Yonghong sottovalutando il ruolo dell' hedge fund statunitense Elliott, che aveva prestato i fondi necessari per il completamento dell'acquisto ricevendo in pegno praticamente tutte le azioni del Milan e costringendo il cinese Li alla sottoscrizione di patti particolarmente gravosi.
Così come è stata sottovalutata la presenza nel CDA rossonero del Professor Paolo Scaroni, ex presidente dell'Eni, grande amico di Berlusconi ed uomo legato al fondo Elliott.
I patti convenuti stabilivano che Li dovesse provvedere al versamento puntuale degli aumenti di capitale stabiliti dal CDA ed entro ottobre 2018 restituire per intero al fondo Usa la quota prestata per permettere il closing pena l'immediata escussione del pegno ed il passaggio ad Elliott del Milan.

Li Yonghong, nonostante le sempre più insistenti voci circa la reale consistenza del suo patrimonio, la versione ufficiale lo voleva seppur non un magnate di prima grandezza, un imprenditore piuttosto attivo, soprattutto nel settore minerario e sposato con una donna ricca e con legami importanti a livello politico, o comunque su sue gravi difficoltà economiche, ha sempre onorato gli impegni presi fino a giugno 2018.
A seguito del mancato versamento dell'ultimo aumento di capitale sottoscritto e della concomitante esclusione dalle Coppe Europee per un anno decretata dalla Uefa, la situazione è precipitata ed il Milan è passato ad Elliott.

Berlusconi, alle accuse di chi gli rimproverava di non aver scelto con oculatezza sufficiente l'acquirente nonostante avesse dichiarato pubblicamente di aver lasciato il Milan in buone mani, rispondeva che la consistenza patrimoniale del cinese era stata ampiamente verificata dall'advisorovvero la banca d'affari franco-statunitense Lazard e che Li aveva rispettato gli impegni presi con Fininvest e che comunque con Elliott il Milan era caduto più che in piedi.

Fatto sta che al Milan al di là della facciata è cambiato tutto per non cambiare niente. Ed oltre alla scelta come presidente della Società di Paolo Scaroni, notoriamente uomo di Berlusconi, ed alla presenza in ruoli chiave di numerosi ex calciatori del Milan berlusconiano, Maldini e Gattuso su tutti, due notizie apparentemente insignificanti fanno propendere chi scrive circa la possibilità di una residua influenza, quantomeno a livello informale, del Cavaliere sul Milan.
La prima riguarda la voce di un incontro a Londra fra Silvio Berlusconi e Gordon Singer, figlio e braccio operativo del fondatore di Elliott. Sarà un caso ma dopo il supposto incontro le strategie di mercato del Milan sono decisamente cambiate. Le operazioni Ibra e Fabregas già impostate sono state accantonate e si è deciso di puntare su giocatori giovani ed italiani tipo Stefano Sensi.
La scusa del fair play finanziario non regge visto che Ibra e Fabregas erano di fatto a parametro zero e che invece il Sassuolo, visto che il patron Squinzi ha ampie disponibilità economiche, è bottega assai cara. Come non regge la teoria secondo cui il nuovo amministratore delegato Gazidis voglia riprodurre al Milan un modello basato su una squadra giovane, simile all'Arsenal dei primi anni 2000, visto che il sudafricano è di nomina recentissima e fra i suoi compiti il mercato rientra in modo assai marginale.

Infine un'altra notizia proprio di oggi fa ulteriormente riflettere. A margine della presentazione del neo acquisto Paqueta', si dice che il fratello maggiore si trasferirà in Italia per stargli vicino e giocherà nel Monza, squadra di Lega Pro appena acquistata proprio da Silvio Berlusconi.
Quasi come che il Monza sia una sorta di società satellite del Milan.

Insomma, secondo voi Berlusconi è davvero fuori definitivamente del Milan o ha fatto un'ottima operazione gattopardesca? Talmente ottima che persino il buon Tomasi di Lampedusa sarebbe fiero di lui.