Il Liverpool ha perso la semifinale di andata di questa Champions League. La squadra guidata da Klopp ha perso l'ennesima partita. Apriti cielo, Giancarlo Padovan non aspettava altro. Entro la mezzanotte del giorno stesso, scatta ad orologeria l'ennesima invettiva antikloppiana di Padovan. Solo che, a differenza dell'articolo del 9 febbraio 2019 (in cui esternava la sua personale e discutibilissima scarsa considerazione di Klopp) questa volta fa un'analisi pensata e scritta superficialmente, pregna di considerazioni più vicine ad una dannosa disinformazione degli appasionati che ad altro.

Per il sottoscritto il Liverpool meritava una sconfitta con ben altro passivo di quello riportato. I Reds, dopo essere stati sotto, erano andati più volte vicini al pareggio, salvo poi crollare soprattutto dinanzi all'indiscutibile classe delle stelle blaugrana. Sul movimento da 9 puro di Suarez e sulle qualità di Messi ha potuto ben poco anche Virgil Van Dijk, il centrale difensivo più in forma d'Europa e fra i migliori interpreti al mondo. Il difensore olandese - che non subiva un dribbling da 35 partite - ha dovuto arrendersi al cospetto di Messi e soci. Le ottime qualità di gioco e palleggio degli uomini di Klopp non sono bastate per penetrare nell'area difensiva del Barça. Negli ultimi metri è mancato il gol e al Camp Nou finisci per pagare a caro prezzo qualsiasi errore offensivo o difensivo che sia.

Detto questo, il sottoscritto fa fatica a comprendere le (s)considerazioni del sig. Padovan, che riduce il calcio a vincenti e perdenti, anteponendo le bacheche al gioco, allo spettacolo ed alle emozioni che alcuni professionisti - a dispetto dei trofei - riescono comunque a garantire ad appassionati e tifosi. Il calcio è prima di tutto un gioco e queste componenti sono essenziali quanto (se non di più) delle vittorie. Occorre prendere atto del fatto che il sig. Padovan pare avere una memoria cortissima, avendo totalmente cancellato il passato di Klopp al Borussia, che in cinque anni (cinque!) prese il club sull'orlo del fallimento finanziario e lo portò alla vittoria di due Bundesliga contro la corazzata Bayern, di una Coppa di Germanie e ad una finale di Champions. Il tutto con giocatori fatti in casa o comprati a prezzi bassissimi, con un gioco che divertì il mondo intero, spettacolare, rapidissimo e ultraoffensivo. La squadra di Klopp inaugurò la stagione tattica del gegenpressing, un meccanismo di pressing e riaggressione altissimo, capace di far rabbrividire quello dei grandi del passato. Come il tiki taka catalano, questo atteggiamento divenne paradigmatico per molte squadre, da Klopp in avanti.

Ma va bene, lasciamo stare il passato remoto, guardiamo a quello più recente e al presente. Klopp ha vinto cinque trofei in Germania e da "perdente" (sigh) nell'ottobre del 2015 si è trasferito al Liverpool, per risollevare le sorti di un club disastrato dai risultati sportivi. Il "mediocre" (!) al primo anno non centrò neppure la qualificazione alla Champions League, scrive il sig. Padovan, dimenticando che Klopp si trovò ad avere a che fare con una squadra con cui non c'entrava nulla e che veniva da un misero sesto posto. Nonostante tutto Klopp fu capace di fare un gran cammino in Europa League coi Reds, appassionando tutti con match spettacolari (come l'andata e il ritorno contro la sua ex-squadra, il Borussia Dortmund) e portando il Liverpool in finale. Ma i finalisti sono perdenti, l'unico metro di giudizio calcistico per il sig. Padovan è la bacheca, in barba a tutto. Da allora poco o nulla è cambiato, "da quando c’è Klopp, al massimo ci sono state solo delle finali perse, a dispetto delle centinaia di milioni spesi per dotare l’allenatore dei calciatori migliori". Dopo questa frase del sig. Padovan, mi sono seriamente domandato se fosse seriamente un professionista dotato di una minima memoria calcistica. Dopo averlo paragonato in base all'equazione 'soldi spesi/trofei' con Mourihno e Guardiola, mi son fatto un giro su Transfermarkt.it e ho confrontato stagione per stagione gli investimenti fatti dal Liverpool di Klopp col City di Guardiola, il suo principale avversario nella corsa al titolo britannico. Dall'ottobre 2015 ad oggi il club di Klopp ha speso sul mercato 135,08 milioni di € per una spesa media di 38,59 milioni a stagione. Guardiola il super-vincente ha invece speso dal 2016/17 ben 427,290 milioni di €, con una spesa annuale media di 142,430 milioni a stagione. Ah. Senza contare che il tecnico catalano partiva, fin dalla prima stagione, su basi costruite con ben altre spese rispetto al Liverpool. Non approfondisco ulteriormente questo aspetto, dato che si approderebbe a risultati di un'ovvietà chiara a tutti (forse non a Padovan).

Nonostante tutto questo, il Liverpool si sta giocando il titolo col City. A due giornate dalla fine è a -1 punto dagli uomini di Pep. Il Liverpool non vince una Premier League dal 1990, e negli ultimi due secondi posti raggiunti con Benitez e Rodgers, i Reds hanno totalizzato rispettivamente 86 e 84 punti. Ora ne hanno 91 e mancano ancora due partite. In campionato hanno perso una sola partita, in Champions invece ne hanno perse quattro ma sono comunque in semifinale. Per alcuni come il sig. Padovan contano però solo i titoli, i dati oggettivi no. Si è perdenti anche se finalisti. In barba in primis al gioco, in secundis al fatto che Guardiola non disputa una finale di Champions League dai tempi del Barcellona e Mourinho dai tempi dell'Inter. Klopp ne ha disputate due, arrivandoci sulle ali di un ben altro tenore di investimenti rispetto non solo a questi due colleghi. Ma è feccia. Anche se esprime un gioco fra i migliori al mondo. Intanto Klopp, uno della "nouvelle vague (allena da prima di Guardiola, ndr) [...] prova a vincere e forse prima o poi ci riuscirà". Signor Padovan, lei è un caso. Sia obiettivo, realistico e non faccia disinformazione col suo rispettabilissimo punto di vista.