Sembra che la maledizione continui, e dopo le tre finali perse, la Nation League persa in semifinale e il mondiale under 20 perso contro  l'Uruguay in finale, anche la nostra Under 21 ci lascia l'amaro in bocca. E con questa eliminazione nei gironi, ci perdiamo ogni possibilità di partecipare alle prossime Olimpiadi a Parigi 2024. 

Il calcio italiano è vittima di se stesso, della sua autoreferenzialità, di mezzi giocatori ritenuti fenomeni, ma soprattutto di una mentalità vecchia e lacunosa. La squadra vista in campo in queste partite non è nemmeno lontana parente di quelle nazionali che vincevano in passato, che però schieravano i Vialli, Totti, Del Piero, Immobile, Pirlo ecc. Ed erano giocatori che esibivano innanzitutto una forza fisica ed una tecnica individuale di grande pregio. E persino tatticamente sapevano fare la differenza, sapendo sempre fare la scelta giusta nei passaggi, e difendere come pochi sapevano difendere. Di testa la prendevamo sempre noi e palla a terra eravamo dei maestri. 

Questa nazionale non sembrava nemmeno in grado di tirare in porta decentemente, con conclusioni da fuori area imprecise e finalizzazioni sempre fermate dai difensori avversari. Sappiamo che il mese di Giugno è il meno indicato per fare giocare le nostre nazionali, ma ci sarà la capacità di rimettere in forma dei ragazzi di vent'anni? Perchè la differenza l'ha fatta la forma fisica approssimativa, che non permetteva di correre e recuperare palloni, come di giocarli agevolmente, sbagliando spesso controlli normalmente facili per chi gioca in serie A. 

I difetti maggiori sono nella lentezza di gioco, l'organizzazione poco sviluppata, distanze eccessive tra reparti, con i difensori spesso lontani dai centrocampisti. Così ogni pallone vagante era preda degli avversari, e la squadra era sempre allungata, permettendo il gioco tra le linee di avversari bravi, ma non trascendentali.
In difesa i norvegesi hanno un difensore con il numero tre, Heggehim, che ha dominato nell'area, grazie anche alla lentezza dei cross e delle scelte di gioco di attaccanti che volevano la vita facile. Contro una squadra con centimetri e buon piazzamento in difesa, si deve cercare non il colpo di testa in mezzo all'area, ma l'attacco negli anticipi, per creare difficoltà in marcatura, non consentendo di rinviare comodamente su palloni facilmente leggibili. Oppure la palla a terra, ma anche qui Gnonto ha preteso di arrivare vicinissimo al portiere avversario, e così lo hanno spesso rimontato e triplicato.
La traversa poi, ci ha negato il pareggio che ci avrebbe salvato, ma anche qui non si può essere sempre scoordinati e troppo avanti sul pallone. L'incapacità di leggere le palle vaganti è un difetto, non una sfortuna!
A centrocampo Kitolano, giocatore di mestiere e quantità, ha fatto il bello ed il cattivo tempo, mentre Ricci, Rovella e "Mister 80 milioni" Tonali, hanno lasciato spesso il pallino del gioco agli avversari, soccombendo di corsa e di fisico. Ma anche le idee latitavano, come pure la personalità per cambiare l'inerzia del gioco. Bellanova e Parisi,  hanno lottato molto, rendendosi anche pericolosi, grazie alla loro velocità, ma alla fine hanno dovuto alzare bandiera bianca e rincorrere avversari che arrivavano da tutte le parti. L'allenatore norvegese ci ha dato una lezione di calcio, quando nel secondo tempo ha messo un giocatore in più tra le linee, bloccando le corsie esterne della nostra nazionale. Nicolato ha invece dato l'impressione di essere in confusione come i suoi ragazzi. Il gol di Botheim scaturisce da una buona azione del nuovo entrato Finne, che ha ubriacato Parisi e ha messo un pallone che si poteva controllare meglio, ma che alla fine tra pasticci vari è finito sullo stinco di Botheim e ne è nato un pallonetto beffardo. Ed invece della reazione nervosa della squadra, si è visto ancora la Norvegia tessere calcio, e controllare la partita. Solo verso la fine l'Italia ha cercato di fare qualcosa in più, quando la traversa ci ha negato il gol del pareggio e della qualificazione. 

Bisogna comunque rilevare che andiamo a casa anche per colpa del guaio combinato dall'arbitro olandese Lundhout, che non ha visto il fallo di mano e peggio ancora il gol vistoso salvato oltremodo da una sbracciata dal giocatore transalpino nella prima gara  contro la Francia. E se il gol di Muntari era difficile vederlo, questo era impossibile non vederlo.
La scelta inopinabile di non utilizzare in questa fase il Var, è stata un bel regalo che Ceferin ha dirottato proprio sui nostri denti, come anche la mancata gol line technology. Forse che sono nelle spese? Ceferin ha perso un'occasione per non farsi criticare, oppure ha colto un'altra occasione per danneggiarci, che tanto Gravina non dice niente, attaccato com'è alla sua poltrona. Magari abbozza, come si fa a Roma, e sommessamente avrà detto qualcosa, ma sempre con garbo e senza fare arrabbiare il suo mentore. La "cadrega" si salva sempre, vero Presidente?

Auspico una nuova stagione piena di frutti da maturare, e non di legna bagnata che non brucia e non scalda. Si dovrà riportare la nostra nazionale ed il movimento calcistico italiano in una fase dove finalmente si giocherà al calcio, e se si discuterà, sarà su chi ha giocato meglio, e non a tirare indovinelli sulla nuova classifica del campionato, spesso cambiata con manovre di "segreteria". Il prodotto calcio sta lasciando il posto ad un ibrido senza testa né coda, con squadre sempre più indebitate e ricattate da un sistema che ha presto dimenticato che usciamo da tre anni di mancati introiti, per via della pandemìa. E siamo sempre nell'occhio vigile di chi dovrebbe garantirci la regolarità, mentre invece garantisce chi ha i soldi, come gli oligarchi russi ed ora gli sceicchi arabi.
La bilancia è sconnessa e pende sempre a favore dei più ricchi, e ci vorrà una gestione più oculata, in grado di produrre un assetto godibile da chi potrebbe portarci soldi e merchandising, ma questo sembra che a qualcuno non interessi.
Si salvi chi può!