Udinese Milan 1 – 0

Le attese si erano fatte ormai snervanti. Il popolo rossonero attendeva che Giampaolo, indossando il camice bianco, assumesse le funzioni del medico curante per guarire un Milan malato già da tempo, ma ancora guaribile allorché le cure adatte potessero fungere da panacea per tutta la ciurma dell'esercito rossonero.

Giampaolo ha avuto a disposizione tutto il mese di luglio e gran parte del mese di Agosto per lavorare, inculcando ai giocatori gli schemi del modulo di gioco a lui tanto gradito.
Le sconfitte accumulate durante le amichevoli di lusso però facevano presagire nuvole scure pronte a riversare disastrosi temporali sulle schiere milaniste.
Pochi erano convinti che la cura Giampaolo potesse dare i suoi primi effetti benefici. Parecchi invece, vuoi per i sogni di gloria che hanno sempre accompagnato il pensiero dei tifosi o vuoi per la speranza che, come d'incanto nelle più belle favole, si traducesse in lieto fine, coltivavano nei loro animi desideri di riscossa e nuovo ardore rinverdendo antichi splendori.

La storia insegna però che l'attesa non può essere sufficiente per trasformarsi in certezza se non è suffragata dai fatti. Le intenzioni di far bene contano molto, le teorie valide altrettanto, ma poi il riscontro con la realtà produce gli esiti che non sempre combaciano con le aspettative più rosee... Forse in tanti, forse anche troppi si erano illusi che il male oscuro dei rossoneri potesse essere debellato in così poco tempo. Ma che diamine, diamo il tempo allo staff tecnico di correggere gli errori e le imperfezioni metabolizzate per troppo tempo dagli uomini di Giampaolo!

Ma è giusto pure affermare che, sia pure dopo poco tempo, i primi segni di guarigione avrebbero dovuto prendere forma mano a mano che il tempo trascorso avesse potuto dare ragione al tecnico.

E invece no! Nulla di tutto questo! Non sì è visto a Udine il benchè minimo barlume di gioco, la benchè minima azione in profondità per far ben sperare nel processo di metamorfosi troppo difficile da raggiungere in così breve tempo.

E' presto per parlare di fallimento, non sarebbe giusto! E' presto per lanciare accuse immeritate, (per ora almeno). Ma non è presto per individuare dove stanno annidati gli inaccettabili scompensi del 4-3-1-2 di Giampaolo, perchè tutti gli schemi sono validi qualora sarà valida la scelta degli interpreti, sia dal lato tecnico-agonistico e sia dal lato volontà-impegno e convinzione.

Ma andiamo per ordine analizzando la situazione con la lucidità necessaria.
Il modulo di Giampaolo, come tutti i moduli è valido non lo si discute, ma richiede lo sviluppo di prerogative tecniche inequivocabili e cioè:

Punto primo. Difesa con i due centrali schierati in maniera armoniosa e compatta.

Punto secondo. Terzini capaci di difendere in linea con i centrali, ma soprattutto capaci di creare propulsioni offensive continue e decisive.

Punto terzo. Centrocampo dove il più basso dei centrocampisti possa fungere da terzo difensore centrale in fase di ripiego, spezzando la manovra avversaria e nel contempo sia capace di rilanciare la manovra con aperture appropriate o triangolazioni in profondità in fase di distensione offensiva.Il classico giocatore alla Desailly. Inoltre i due interni di centrocampo dovranno avere molta dinamicità nel ricucire e nel costruire quelle azioni per consegnare i palloni al trequartista, giocatore dotato di inventiva, di guizzi intelligenti per gli inserimenti in area avversaria e di passaggi filtranti per le due punte. Questo giocatore, mi perdonerete, ma non potrà mai essere Suso!

Punto quarto. Le due punte dovranno agire di concerto e non in solitario egoismo, sfruttando i palloni che dovranno essere distribuiti dalle corsie esterne.

Senza la presunzione di aver sviluppato un trattato di tattica e tecnica calcistica, che peraltro é a conoscenza di tutti, mi preme far notare che nulla di tutto ciò sopradescritto si è visto in questa sciagurata partita di Udine. Ma la cosa che più preoccupa è la totale assenza di tiri verso la porta friulana. L'incapacità di tessere un'azione in profondità degna di nota. La totale rinuncia da parte dei due esterni per proporre azioni ficcanti in profondità con conseguenti cross verso il centroarea.

La questione trequartista è molto criticabile poiché si ritiene Suso inadatto per questo compito. La sua naturale propensione verso la corsia esterna è la prova più lampante di questo disadattamento.

Vero è che a fine preparazione è molto difficoltoso trovare i movimenti rapidi e immediati per la giusta manovra, ma è altrettanto vero che un minimo di profitto avrebbe potuto fare capolino fra le maglie smarrite e i volti preoccupati di giocatori non troppo convinti del lavoro svolto!

Credo che il processo di rinascita del Milan sia molto di là da venire poiché non ci sono i presupposti necessari affinché ciò avvenga. Gianpaolo si dovrà convincere presto che la pochezza tecnica dei giocatori rossoneri sarà l'ostacolo maggiore per mettere a frutto il suo credo calcistico.

In Più (e questo preoccupa molto) mi sembra di aver riscontrato espressioni di malcontento tra i giocatori durante le sostituzioni e durante le interlocutorie in campo. Che sia in atto una crisi di rigetto in tutto l'ambiente? Auguriamoci che non sia vero, poiché se così fosse, si innescherebbe un processo di natura distruttiva molto pernicioso e di difficile riparazione!
Non per nulla Giampaolo a fine partita ha avanzato ipotesi che gli farebbero supporre l'idea di cambiare modulo, passando al tanto vituperato modulo Gattusiano del 4 – 3 – 3.

Se così dovesse succedere si tornerebbe all'antico, ma si potrebbe trovare (chissà) il modo migliore per aiutare Piantek ad essere più prolifico. A patto che poi si voglia essere convinti di trovare la soluzione giusta per riemergere. La convinzione e la decisione aiuteranno tutti a credere che non bisognerà mai porsi dei limiti. Invece qualora qualcuno dovesse porseli questi limiti, allora dimostrerà di essere soltanto un perdente!

Per superare il momento di impasse uscendone indenni, ci potrà aiutare la celebre frase di Vittorio Alfieri, grande drammaturgo del '700 il quale affermò: “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”.
E pensare che forse chissà.... Si stava meglio quando si stava peggio?... Ce lo dirà il tempo, certamente il miglior giudice e soprattutto il più infallibile!

 

il censore