Se fate partire qualsiasi video su Youtube con le classifiche dei gol più belli del 2020 o della decade o del secolo o della storia del calcio, vi troverete a guardare una serie di reti molto diverse tra di loro. Alcuni belli per l'importanza, altri per il gesto tecnico, altri ancora per la traiettoria casuale di un pallone calciato da trenta metri dalla porta. Tutta questa marea oceanica di goals ha in comune una sola cosa.
Valgono tutti uno.
E sì, sia che Manzukic segni in rovesciata in finale di Champions, sia che Andrè Silva segni contro la Pergolettese in una afosa amichevole di precampionato, il valore che verrà apposto al tabellino sarà sempre lo stesso: 1.

Ha veramente senso la ricerca di qualcos'altro oltre al gol? Oltre a vincere? Considerando la fattualità che non esistono premi oltre la vittoria. Cioè, non si può vincere lo scudetto con lode. Eppure la dirigenza della Juventus avrà pensato qualcosa del tipo: "Ok, vincere abbiamo vinto, adesso proviamo a vincere meglio" dando inizio alla litania tragica del BEL GIOCO che ci accompagna da quasi un anno quando si parla di bianconeri. 
Solo che la bellezza è qualcosa di inafferrabile per natura, nel "bel gioco" del Napoli di Sarri c'era qualcosa che andava oltre il calcio, non era solo l'inserimento di Callejon a tempo sull'apertura a giro di Insigne o le sponde di Jorginho per l'uscita bassa ad eludere il pressing. Era la narrazione di un calcio Davide contro Golia, il fascino dell'underdog. La Juve, come tutte le squadre vincenti, sta antipatica. 
E' qualcosa a cui rassegnarsi, se vinci stai antipatico. Se vinci sei il cattivo. Se sei il cattivo sei brutto e cattivo.
Da contraltare nella narrazione del Napoli di Sarri è entrata la retorica del "giusto che non vince perchè il mondo è malvagio"(concetto che poi sta alla base de "La dura legge del gol" degli 883). 

Quindi mettere Sarri sulla panchina della Juve e raggiungere la bellezza è, a mio avviso, un'impresa impossibile. Al di là del numero di passaggi di prima che la squadra farà prima di segnare, la ricerca del Sacro Graal del bel gioco come qualcosa di tangibile, di matematico, di afferrabile è in verità dettata dalla frustrazione della mancata vittoria della Champions, la necessità delle dirigenza Juventina di fare "Qualcosa in più".
Hanno deciso di rincorrere la bellezza perché l'altra Dea, quella che servirebbe davvero, sanno che non è sul mercato, neanche al costo di cento Ronaldi: la fortuna.