Siamo senza certezze
Non avrebbe potuto essere altrimenti. La trama era già scritta e la si percepiva da tempo. I modi, però, non ce li si sarebbe mai attesi. Quello che si è tradotto nella Superlega è un golpe a tutti gli effetti. L’élite del calcio continentale ha deciso di abbandonare “il vecchio” per “il nuovo” in nome di un dio pagano che è sempre esistito e mai perirà: il denaro. Signori, noi li contestiamo perché ci stanno sradicando il giochino. Eh sì… Non siamo abituati al cambiamento. E’ come se al bambino venisse tolta la certezza del pupazzo con cui addormentarsi. L’orso Coccolo è sostituto da Dolcino il Cagnolino. Non ci capiamo più niente. Siamo spaesati. Siamo nudi davanti alla realtà. Non abbiamo le armi giuste per comprenderla.
Il progetto era nell’aria da anni. E’ inutile negare l’evidenza. E’ lo sbocco naturale di un tempo immemore. Il mondo viaggia verso l’innovazione e il pallone è parte della realtà. E’ componente di essa e non poteva che starle dietro. Phanta Rei diceva Eraclito. Tutto scorre. Il covid ha accelerato il movimento. Ciò che avrebbe potuto realizzarsi in lustri diventa fattibile in periodi di gran lunga minori. “Cerco un centro di gravità permanente” canta Battiato. Dal 21 febbraio 2020 non è più possibile e l’uomo si è reso conto che l’unica sicurezza è Dio per chi ha fede. Dallo smartworking, alle frontiere del web e il 5G… Molto sta cambiando. Era la mia più grande paura. Temevo di uscire dalla pandemia in un globo che non riconosco più e rischia davvero di essere così. Ciò che i nostri nonni hanno costruito e i genitori hanno conservato per consegnarci è stato demolito da un virus. Pazzesco e incredibile, ma più logico se si pensa che l’essere immondo ha solo velocizzato un processo in embrione. Mi auguro che il passato non sia completamente riscritto perché altrimenti sarebbe una tragedia. Possono variare le forme, ma non la sostanza. I valori devono restare gli stessi.

Chiedete scusa al calcio!
Sono esterrefatto! Il calcio non era inutile? Non risultava l’ultima ruota del carro da sacrificare in nome delle altre esigenze? Non era diventato di scarso interesse? Non era sacrificabile alla luce delle nuove frontiere tecnologiche e dei divertimenti online forniti dalle serie tv o da eventi di show? Non erano meglio i contenuti che si possono fruire in continuazione quando più si preferisce? Questi non risultavano i nuovi passatempo dei giovani? Il pallone non era un mondo gonfiato, rozzo e poco colto di trascorrere i weekend? Non si trattava di un mondo logoro nella sua vecchia e opulenta grandeur? Ah no?! Ora tutti se lo ricordano. Ma guarda un po’… Questa è una grande rivincita verso chi, nel recente passato, lo ha trattato a pesci in faccia. Il calcio è lo sport più amato dagli italiani e probabilmente anche dagli europei. E’ parte della tradizione. E’ cultura come una pellicola cinematografica, una mostra o uno spettacolo teatrale. E’ la vera passione che unisce un popolo e che scalda l’animo. Va oltre. E’ qualcosa di trascendentale in grado, per certi eventi e in alcune occasioni, di muovere le masse. In questi giorni sta scrivendo la storia. Le Istituzioni si sono ricordate di Lui. La rivoluzione copernicana provocata dalla scissione di 12 top club continentali ha mosso le anime dei tifosi, della gente, richiamando così l’attenzione dei grandi. Da Macron, a Johnson e Mario Draghi, tutti si sono interessati schierandosi per difendere il gioco. Vogliono tutelare l’amore per il prodotto. Le parole di Enrico Letta sono abbastanza chiare: “Questa vicenda può impoverire il nostro Paese” (La Repubblica). Il leader del PD ricorda pure il valore di tale sport all’interno della popolazione durante il periodo pandemico vedendolo come un salvavita per molte persone chiuse in casa. Ah, se ne sono accorti… Meglio tardi che mai!

Cos'è la Superlega? Come funziona?
Questo è un risultato parecchio positivo ottenuto dal mondo del football, ma rischia di essere talmente isolato da divenire inutile! Tornando a noi e ai fatti dell’ultimo periodo. Dodici club di immane importanza hanno deciso di effettuare un vero e proprio colpo di stato del football. Hanno dato vita a una loro Lega. Sono Juventus, Milan, Inter, Real Madrid, Atletico, Barcellona, Totthenam, Livepool. Manchester United, City, Chelsea e Arsenal. La competizione dovrebbe essere parallela alla Champions League. Non la sostituirebbe, ma chi disputa una kermesse non gioca l’altra. Il torneo dell’Uefa, quindi, perderebbe i top team. L’intenzione di tali ultimi è di giungere a 15 soci fondatori e comporre una manifestazione da 20 compagini ogni anno. I promotori sarebbero “immortali” e parteciperebbero in tutte le occasioni. Cinque squadre, invece, si modificherebbero stagione dopo stagione. Il torneo sarebbe composto da 2 gironi con 10 società in ognuno. Si sfiderebbero con partite di andata e ritorno. Poi playoff tra le quarte e le quinte classificate prima di quarti, semifinali e finale. A parte l’ultimo atto, ogni scontro sarebbe sul doppio match.

Una f….. pazzesca! Non si ferma il progresso
Beh… Non voglio utilizzare termini volgari, ma sarebbe una “f… pazzesca”. E’ inutile negarlo. Al di là di ogni altra tematica, vorrei che i tifosi potessero immaginarsi lo scenario che descriverò.
La serie A sarebbe chiaramente ridotta nel numero. Ipotizzo che si passi a 16 squadre. Ogni 3 giorni il supporter potrebbe quindi assistere a una grande partita e tutti i mercoledì vedrebbe la sua squadra del cuore impegnata in un big match continentale. Alla lunga stancherebbe? Forse! Anzi, quasi sicuramente. Ma credo che le prime annate risulterebbero magiche. Poi nulla vieta di apportare modifiche. Si spera che lentamente il pubblico possa rientrare all’interno degli stadi. Lo show sarebbe epico perché unirebbe la spettacolarità tipica delle note kermesse americane con il calore degli impianti del Vecchio Continente. Si tratterebbe di un mix potenzialmente devastante. Un Super Bowl continuo in quanto i più noti artisti potrebbero essere chiamati a esibirsi sui palchi prima degli incontri o nell’intervallo. Un qualcosa di realmente astronomico. Emozioni uniche che, per un discreto lasso temporale, rischierebbero davvero di rubare la scena a qualsiasi altra manifestazione extra pallonara. Sarebbero letteralmente dirompenti e troppo accattivanti anche per chi non ama il calcio. Uno show a tutto tondo. Si può dire di no?! In tale ottica, si immagina di raggiungere più di un target. Il primo risultato sarebbe quello di richiamare i giovani al football. Come precedentemente affermato, il pallone non è decrepito alla stregua del pensiero di alcuni. Sarebbe illusorio negare, però, che non viva i fasti del passato. Si deve provare a riportare i ragazzi dalla sua parte e credo che la Superlega sarebbe un incentivo in quel senso. Occorrerebbe lavorare, quindi, su abbonamenti accessibili, facilmente fruibili e che arrivino ai tanti. Non si può pensare a strutture complesse o molto costose. Chi guarda il calcio, pratica questo sport. L’attività fisica è un toccasana così come la vita da spogliatoio. Non ci si deve fermare all’Europa. La globalizzazione è ormai palese. Il covid lo ha dimostrato raggiungendo, purtroppo, tutti. E’ logico che bisogna rivolgere lo sguardo anche alle realtà orientali o agli USA. Urge ragionare su contesti simili e avere appeal pure in tali location. Ciò rientrerebbe in un’ottica puramente economica, ma come si può rimproverare un simile atteggiamento?! Florentino Perez ha ragione. Il virus ha demolito le casse dei club. Il processo è stato accelerato e questo è il modo che il pallone ha per resistere. Attenzione! Potrebbe giovarne a tutto il sistema. C’è chi sostiene che si aumenterebbe il divario tra le big e le altre. In realtà, con il tempo, i benefici cadrebbero a pioggia. Si immaginino banalmente gli acquisti dei giocatori… Immettendo nuova moneta in un sistema complesso. Prima o poi ne risentirebbero tutte le componenti.

Ma non è etica?
Dall’altra parte, però, esiste un discorso etico che, come tale, è parecchio soggettivo. Si sperava che questa recente crisi avesse l’effetto di abbassare i costi del football ridimensionandolo. Pare scontato che la Superlega rappresenterebbe proprio l’ipotesi contraria. Tutto sarebbe più ricco e opulento. La manifestazione dello sfarzo risulterebbe ancora maggiore. Si entra, poi, in un tema di meritocrazia difficile da elaborare. La nuova kermesse sarebbe bloccata nei suoi 3quarti. La Champions, invece, vuole che ogni compagine si qualifichi al torneo. Non esistono “white card”. Non vorrei che il mio discorso apparisse discriminatorio. Non è mia intenzione. E’ palese, però, che il campionato ucraino risulti meno competitivo della Premier. Così, la Dinamo Kiev si trova ai gironi di Coppa mentre l’Arsenal è in Europa League. Mhhhh… Questo è meritocratico? Non si può certo negare che i Gunners siano più forti dei citati colleghi. Si parla di un equilibrio geografico, ma la tesi regge fino a un certo punto. La compagine inglese è superiore all’altra. Pare non pioverci. Un altro argomento interessante è quello legato al romanticismo del football. Una Superlega avidamente statica nelle sue posizioni fermerebbe il sogno delle squadre non partecipanti di poter competere per traguardi prestigiosi. Non è così. Detto che 5 posti sono liberi, chi fa parte di questo format non impedisce agli altri atleti di giocarsi la Champions. Anzi… Dona loro la chance di avere molte più opportunità di trionfo. Se si leva il Bayern Monaco, che comunque ha ricevuto l’invito per entrare, l’ultima squadra a vincere la massima competizione per club, non del gruppo scissionista, è il Porto. Occorre tornare al 2004. L’errore da non compiersi sarebbe quello di trasformare la Coppa nella Superlega. Quest’ultimo torneo deve restare una novità che non incide in alcun modo sul passato, presente e futuro dell’altra competizione. La kermesse dell’Uefa subirà forzatamente una riduzione economica e d’appeal, ma l’immagine non è modificabile. Se l’Atalanta vincesse il torneo, solleverebbe una Champions come in passato fece il Real. Non c’è differenza. Il palmares ha l’obbligo di rimanere immutato e immutabile. Le grandi ne inizieranno uno nuovo nella loro competizione.

La via d’uscita
L’errore, quindi, non è la creazione della Superlega. E’ la modalità con cui si è giunti a tale risultato. Non si può andare muro contro muro con le istituzioni. Non si deve abbandonare totalmente il “vecchio” per il “nuovo”. Il passaggio avrebbe dovuto essere celebrato con accordi e tramite una mediazione che sono convinto ci sarà. La guerra fredda non conduce che a risultati negativi per entrambi. Poniamo che i 12 club siano esclusi dalle competizioni Uefa e Fifa e i loro giocatori non possano rappresentare le rispettive nazionali. A chi gioverebbe una sanzione simile? Né all’una, né all’altra parte. Vi immaginate una serie A senza Juve, Inter e Milan? Il bacino di utenza dei tifosi sarebbe drasticamente ridotto. Dazn, per esempio, sarebbe ancora disposta a spendere l’ingente capitale proposto per i diritti televisivi? In Premier si perderebbero persino 6 top club. Un’ecatombe. La Liga non vedrebbe la presenza del triduo che si sta giocando il titolo. Praticamente inimmaginabile e impensabile. A queste società sarebbe utile presentarsi a una manifestazione con il rischio di disputare soltanto 18 partite a stagione? Poi… Serve porsi contro tutte le istituzioni del pallone e parecchie della politica? Non credo proprio. Come si gestirebbe il calciomercato? I giocatori sarebbero contenti di non vestire la maglia della nazionale?
Le vie d’uscita sono 3: la prima è rappresentata dalla rottura completa con gli scissionisti pronti a disputare solo la Superlega. La seconda è trovare un accordo che preveda una via mediana con un nuovo format, magari meno rigidamente chiuso dell’attuale idea di Super League, come sbocco quasi naturale e la terza è lo status quo.
In medio stat virtus...