Su 20 squadre nella massima serie, solo tre sono del Sud. Napoli, Lecce, Salernitana. Di cui due, su tre, dovranno difendere la categoria fino all'ultima giornata, se ci riusciranno. E trovi una situazione paradossale dove una regione come la Lombardia esprime da sola cinque squadre. Più dello stesso Sud messo insieme. Nella Serie B, si passa da tre, a sei squadre espressione del Sud. Reggina, Palermo, Bari, Cosenza, Cagliari e Benevento. Con la Lombardia che esprime anche qui la bellezza di due squadre, Brescia e Como, in condizione di parità con la Calabria, è l'Emilia invece ad esprimere il maggior numero di squadre, tre, con Spal, Parma e Modena. E neanche a dirlo, le favorite per salire in Serie A, sono tutte del Nord. Salvo qualche sorpresa, a partire dalla Reggina. Ma le sorprese trovano il tempo che trovano.

Insomma, su quaranta squadre che militano tra la massima serie ed il campionato degli italiani, la quasi totalità sono spalmate al Nord. Si è detto che il campionato a 20 squadre serviva per cercare di equilibrare la situazione, ma abbiamo visto che le disparità in campo, tolta solo l'eccezione Napoli che riesce a tenere botta, è enorme. Il calcio rispecchia la fotografia del nostro Paese, diseguale, e sbilanciato verso il Nord. Il mondo dei dilettanti ne è la prima evidenza, che è la base del nostro calcio. La crisi dovuta al covid è stata una mazzata pazzesca. Le regioni in cui si è verificato il maggior impatto sono in gran parte quelle dell’area meridionale del Paese, e in particolare Basilicata (-49%), Molise e Sicilia (-43%), Calabria (-42%) e Campania (-41%), mentre le regioni del Nord Italia registrano impatti meno significativi, con riferimento in particolare al Trentino Alto Adige (-11%), al Veneto e al Piemonte (-13%). Stesso trend se si vanno a guardare le 10 province per decremento di giocatori tesserati. Su dieci ben sei sono del sud. Insomma, si dirà, nulla di nuovo sotto il sole di questa estate. Eppure non si riesce a capire cosa si stia facendo per cercare di rendere il Paese meno diseguale su questo fronte, per cercare di rendere il calcio più solidale e non sono una questione per ricchi. Perchè se si continuerà di questo passo, presto si andrà nella direzione di una mini super Lega tutta nostrana, con una Serie A solo espressione delle regioni ricche, ed una Serie B come il massimo traguardo raggiungibile dal bistrattato Sud. Non è tanto una questione numerica, anche un campionato a 18 squadre potrebbe garantire una giusta partecipazione, ma guardando quello che accade nel resto d'Europa, in Italia, la situazione sembra essere più decisamente sbilanciata, in un contesto mondiale, dove la concentrazione delle ricchezze in pochi circoli elitari sicuramente non aiuterà a rendere il calcio quello sport del popolo che è stato fino ad oggi. Perchè quando una società, una città, una regione, è costretta a dover rinunciare ai propri sogni, per colpa di un sistema economico e di una società fondata sulle diseguaglianze, si sta sradicando la passione a favore di altro che non fa rima sicuramente con calcio. Almeno quello in cui il popolo crede.
E senza popolo, non c'è goal che terrà.